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Cina, in azienda i riservisti dell’esercito

In pieno revival dell'era del Grande Timoniere, aziende pubbliche e private creano dipartimenti di riservisti. Una crescente mobilitazione che potrebbe servire anche per controllare e reprimere le tensioni indotte dalla situazione economica.

La Cina pare essere ormai in piena era di revival. Il Financial Times ha studiato le comunicazioni delle aziende di stato e dei media nel corso dello scorso anno, scoprendo che molte aziende, soprattutto pubbliche ma anche private, hanno creato al proprio interno dei dipartimenti della riserva militare, in quella che pare essere la riproposizione adattata ai tempi delle milizie arruolate dall’esercito di liberazione popolare nei villaggi e nelle contee ai tempi del Grande Timoniere.

Oggi, i dipartimenti hanno la funzione dichiarata di attività di difesa civile e di promozione delle attività di reclutamento e addestramento delle forze armate. Resta da capire a cosa possano realmente servire, oltre tali scopi. Gli osservatori sembrano propendere per un rinnovato focus di Xi Jinping sulla sicurezza, anche in relazione a rischi di instabilità sociale legati alla difficile situazione economica che il paese sta vivendo, con lo scoppio della bolla immobiliare.

PATRIOTTISMO E CONTROLLO SOCIALE

Secondo un analista del think tank Rand Corporation, sentito dal FT, la moltiplicazione di queste cellule aziendali di riservisti non appare casuale ma frutto di azione deliberata dall’alto. I dipartimenti potrebbero svolgere una funzione di cinghia di trasmissione delle direttive di partito controllandone il rispetto e promuovendo il patriottismo, oltre a svolgere funzioni di “intelligence” degli ambienti di lavoro, in una apparente sovrapposizione (ma col “rinforzo” della presenza di armi) alle cellule del partito nelle aziende.

Ma questi dipartimenti non sono esclusivi delle aziende di stato. Alla fine dello scorso anno, il gigante lattiero-caseario privato Yili Group ha istituito il proprio dipartimento di riservisti presso la sede, nella regione cinese della Mongolia Interna. L’azienda, che ne controlla numerose altre nel settore in Nuova Zelanda, il mese scorso ha esplicitato che la funzione di questi riservisti sarà quella di costruire una forza di difesa che “serve in tempo di pace rispondendo alle emergenze, e combatte in tempo di guerra”.

Un approccio che, secondo un altro analista, pare tradurre in atti il precetto di Xi Jinping di attribuire maggior peso alla sicurezza rispetto allo sviluppo, come si è sviluppato a partire dal suo secondo mandato, iniziato nel 2017.

Lo sviluppo di questi dipartimenti di riservisti, secondo il ministero della Difesa, serve ad adempiere alla missione di rafforzare la costruzione della difesa nazionale. Ma serve anche a promuovere il rilancio dell’indottrinamento al pensiero di Xi Jinping, affiancandosi alle attività delle università.

Come che sia, il ritorno a queste forme di controllo e condizionamento sociale pervasivo, che le riforme dell’ormai reietto Deng Xiaoping avevano smantellato per spingere verso maggiore autonomia della società civile, in chiave di orientamento al mercato, rappresentano l’ennesimo segnale di una involuzione ultra dirigista dell’economia e della società cinesi, che non potrà non avere ricadute sui risultati di crescita.

POLITICA INDUSTRIALE E BORSA, LA VIA CINESE

La cosiddetta politica industriale cinese si è ormai indirizzata sullo sviluppo pesantemente sussidiato di alcuni settori manifatturieri più o meno avanzati, generando un eccesso di capacità produttiva destinato a creare crescenti tensioni con i paesi verso cui le esportazioni cinesi si riversano. Le autorità cercano inoltre di attutire l’impatto dello scoppio della bolla immobiliare e contrastare l’inevitabile resa dei conti tra economia reale e corsi azionari.

Riguardo alla crisi immobiliare, la banca centrale cinese segnala il taglio di 25 centesimi, al 3,95 per cento, del tasso sui prestiti a cinque anni praticato dalle migliori banche (Loan Prime Ratio, LPR), che quest’ultime utilizzano per la concessione di mutui a privati, mentre ha lasciato invariato quello a un anno, che è il benchmark per i crediti al settore industriale. Si tratta di un taglio maggiore delle attese, oltre che il primo dopo quello di giugno dello scorso anno. Formalmente, il LPR viene comunicato alla banca centrale dalle maggiori venti banche del paese.

Mentre ci sono ampi dubbi sull’utilità di ridurre i tassi sui mutui per stimolare il mercato immobiliare, bisogna anche considerare la posizione delle banche. Che potrebbero essere costrette a ridurre i tassi sui depositi per mantenere l’equilibrio economico. In tal modo, si avrebbe un trasferimento di ricchezza dai depositanti ai mutuatari, e di solito i secondi sono più agiati dei primi. Vedremo se il cavallo berrà ma l’operazione si presenta problematica, anche se occorre considerare che le pressioni deflazionistiche vanno in direzione di un calo dei tassi. Di certo, costringere le banche a prestare a chiunque, significa dover intervenire a ricapitalizzarle quando le perdite su crediti si materializzeranno.

Riguardo al sostegno ai corsi azionari, dopo gli acquisti forzosi dei broker e di altre istituzioni finanziarie pubbliche, oltre che la sostituzione del capo dell’autorità di borsa e titoli, si rileva un lieve ma forse significativo aumento del cosiddetto margin debt, cioè dei prestiti che gli investitori si fanno dare per comprare azioni e amplificarne di conseguenza i movimenti.

Dopo mesi di flessione di questo indicatore, conseguenza del fatto che i protratti e forti ribassi spazzavano via i margini di garanzia, ora la situazione potrebbe essersi almeno stabilizzata, o forse preludere a una fase in cui i rialzi riprendono ad alimentarsi. Di certo, quando le autorità contrastano con ogni mezzo le attività di vendita di azioni, se dovesse prendere forma e forza una corrente di acquisti a leva, il rischio di creare nuove bolle e cristallizzarle è elevato.

EVENTI DI DISSENSO

Nel frattempo, il monitoraggio dei cosiddetti eventi di dissenso, secondo le rilevazioni di Freedom House, è in costante crescita. Nel quarto trimestre 2023 se ne sono contati 952, di cui il 61 per cento legati al lavoro e il 17 per cento all’abitazione. Il 18 per cento del totale avrebbe interessato la fondamentale regione manifatturiera del Guangdong. Pur con tutte le cautele del caso, in questi monitoraggi da remoto, la situazione economica del paese consente di inquadrare e comprendere meglio l’esigenza di creare dei riservisti dentro le aziende.

Foto Wikimedia

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