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Ciclismo | E venne "Poel"

CICLISMO – CAMPIONATI DEL MONDO (Prova in linea professionisti)– WOLLONGONG (AUS) 2022 A soli 22 anni il fenomeno belga Remco Evenepoel conquista in modo imperioso la maglia iridata. E VENNE "POEL" Un trionfo, da molti preventivato, che consegna al Ciclismo una nuova probabile leggenda. 

Remco Evenepoel si è aggiudicato la prova in linea élite dei Campionati del Mondo su strada. A soli 22 anni il corridore belga ottiene quella che a detta degli esperti del settore è probabilmente la vittoria più ambita dopo il Tour de France, quella che ciascun ciclista include nei propri sogni più guarniti, senza la quale un campione non può sentirsi pienamente realizzato. Un trionfo che ha il potere di far luccicare ogni palmares, anche il più scarno, o che può rendere meno disadorno il curriculum da “plebeo”. Una maestosa conquista che può consacrare la carriera di qualsiasi corridore, tanto più se si tratta di un fuoriclasse, o che può fungere da rampa di lancio per una lieta promessa. Un tripudio che può farsi attendere più del lecito, giungendo magari sulla linea del traguardo della propria traiettoria professionale, quando stanno per scorrere i titoli di coda, (come accadde con J. Zoetemelk nel 1985 e con A. Valverde nel 2018) o che può arrivare allo sbocciare del proprio cursus honorum (il record di precocità appartiene a Karel Kaers che nel 1934 vinse a soli 20 anni). Come nel caso di Evenepoel. Che “Poel” avesse le stimmate del fuoriclasse lo si era intuito già nel 2019, quando poco più che maggiorenne s'impadronì, atteggiandosi da veterano, della Clasica di San Sebastian, rifilando distacchi consistenti al resto del plotone, confermando appieno le notevoli qualità esibite da dilettante, mostrando una precocità con pochi eguali nella storia del Ciclismo, in cui in genere - come del resto avviene in molte altre discipline - si giunge a certi risultati ad un'età decisamente più matura. Ma poco dopo a frenarne quasi sul nascere le tendenze da campione in erba sarebbe arrivata dapprima la famigerata pandemia, quindi, qualche tempo dopo, quando il corridore fiammingo si apprestava a proseguire la sua “presentazione”, durante il Giro di Lombardia, ecco avvenire l'angoscioso imprevisto, con Remco che incappa in una terribile caduta, che lì per lì fa temere persino per la sua vita. In seguito si scoprirà che il trauma causato dall'impatto aveva rischiato addirittura di compromettere gravemente ed a vita le funzioni motorie. Ad ogni modo la genesi di un fenomeno sembra destinata ad arrestarsi bruscamente. Fortunatamente non sarà così. Dopo lo scampato pericolo, la giovane promessa del pedale è sì costretta ad un lungo stop e ad una estenuante ed infinita riabilitazione, ma quando torna in sella il corridore belga non impiega più di tanto a riprendere confidenza con la bici e...con le vittorie, che ricominciano a pervenire alla giusta destinazione, assumendo pian pianino un peso specifico sempre più consistente. Così nella primavera di quest'anno si registra l'illustre affermazione alla decana delle classiche monumento, la Liegi Bastogne Liegi, certificandone ufficialmente il ritorno in auge, consolidando non poco la prospettiva di bella promessa. A conferma di ciò in estate arriva il secondo acuto personale alla Clasica di San Sebastian, la corsa che tre anni fa a soli 19 anni lo aveva imposto all'attenzione del grande pubblico, lanciandolo nell'orbita dei big della bicicletta. Poi a settembre, ovvero pochissime settimane fa, ecco arrivare l'apoteosi alla Vuelta, la prima vera corsa a tappe da lui conquistata, dimostrando una versatilità che nel moderno ciclismo ultra specializzato è quasi improponibile, per un successo in terra iberica che ribadisce le pregevoli doti di un corridore più unico che raro. Domenica scorsa, in Oceania, è arrivato addirittura l'agognato exploit iridato (che in Belgio mancava da 10 anni), un successo autorevole ottenuto con autorità ed intelligenza tattica, con classe e potenza, rifilando ad avversari di tutto rispetto dei distacchi considerevoli, per un divario superiore ai 2 minuti sul primo degli inseguitori (per la cronaca il 29enne francese C. Laporte, arrivato a 2'21'') che non si registrava, pensate, da ben 54 anni, cioè dal lontano 1968 (con V. Adorni, che all'epoca volò con più di 9 minuti sul diretto inseguitore!), e che nel Dopoguerra si era verificato solamente in altre due occasioni, nel 1958 (con E. Baldini, +2'09'') e, andando a ritroso, nel 1953 (con F. Coppi, +6'22''), per dei dati che non sono mera statistica ma che aiutano a farsi un'idea sulla portata dell'impresa compiuta dal nuovo divo del pedale, consentendoci di proiettarlo sul pinnacolo dei pretendenti alla leggenda. I paragoni con gli eroi del passato, che si son sprecati sin da quando la sua carriera era allo stato embrionale, non sono più azzardati, e diventano via via più credibili ed opportuni. Intendiamoci, magari non diverrà il nuovo Eddy Merckx (non è mica facile emulare le gesta del Cannibale), ma se le premesse non sono un abbaglio di gioventù, allora siamo veramente alle prese con un fenomeno delle due ruote che, oltre a rinverdire i fasti di una scuola, quella belga appunto, che non ha eguali nella storia, scriverà pagine di epica che faticheranno ad ingiallire. Come si dice in questi casi: “Chi vivrà vedrà”. Albo d'Oro

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