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Ci sono anche le multinazionali italiane

Dopo la crisi del 2009, le multinazionali industriali italiane sono state contraddistinte, nel biennio 2010-2011, da una ripresa della loro attività e dell'occupazione. E’ quanto emerge dal rapporto diffuso dall'Istat, denominato “Struttura, performance e comportamenti delle multinazionali italiane”.

Circa un terzo dei principali gruppi multinazionali - sottolinea l'Istat - ha dichiarato di volersi espandere all'estero nel biennio 2009-2010, contro circa un quinto di quelli medio-grandi e un decimo di quelli di piccola dimensione. La presenza all'estero di imprese multinazionali italiane risulta rilevante e geograficamente diffusa: infatti, nel 2008 erano quasi 21.000 unità, le quali impiegavano 1,5 milioni di addetti, producevano un fatturato di 386 miliardi e operavano in oltre 150 paesi. Queste imprese hanno realizzato un fatturato pari al 10% del fatturato complessivo delle imprese residenti in Italia. Le controllate all'estero nella manifattura (quasi 6.500 imprese) erano poco più della metà di quelle dei servizi non finanziari. I settori industriali più internazionalizzati sono l'estrazione di minerali, la fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche e di mezzi di trasporto.

La presenza all'estero di attività manifatturiere a controllo italiano risulta particolarmente rilevante nella fabbricazione di macchine ed apparecchi meccanici (1.133 imprese che impiegavano oltre 118.000 addetti, con un fatturato di 27,9 miliardi di euro), nelle industrie tessili e dell'abbigliamento (713 imprese, oltre 94.000 addetti, 4,6 miliardi di fatturato), e nella fabbricazione dei mezzi di trasporto (202 imprese, oltre 80.000 addetti con un fatturato di 29,3 miliardi). Nel 2008, i principali paesi di localizzazione delle attività industriali a controllo italiano (per numero di addetti) erano: Romania (oltre 116.000), Brasile (oltre 75.000), Cina (oltre 66.000) e Francia (quasi 57.000). Diversamente, le affiliate italiane all'estero attive nei servizi erano presenti principalmente negli Stati Uniti (quasi 106.000 addetti), in Germania (quasi 66.000), in Spagna (oltre 42.000) e in Francia (circa 39.000). Le vendite sono destinate sia al paese estero di residenza della controllata che agli altri paesi, tra cui l'Italia: nel 2008 le esportazioni rappresentavano quasi il 40% del fatturato delle affiliate estere industriali.

La spesa in ricerca e sviluppo realizzata all'estero si concentrava nei paesi dell’Unione europea, nel Centro e Sud America e nel Nord America. L'accesso ai nuovi mercati rappresentava il principale vantaggio connesso alla presenza diretta all'estero, seguito, nella manifattura, dalla logistica e distribuzione e dal costo del lavoro. Questi dati relativi alle multinazionali italiane all’estero sono particolarmente interessanti, soprattutto in un momento nel quale si discute molto, nel nostro paese, della tendenza ad una maggiore presenza di aziende straniere in Italia, tramite processi di acquisizione di imprese italiane (ci si riferisce soprattutto ai gruppi francesi). Quindi ci sono anche multinazionali italiane attive all’estero e non avviene solo il contrario, come forse molti potrebbero pensare leggendo le cronache dei giornali italiani, negli ultimi giorni.

Per essere più significativi però i dati forniti dall’Istat dovevano essere accompagnati da ulteriori informazioni circa la presenza dei gruppi multinazionali esteri in Italia, in modo tale che potessero essere effettuati dei confronti suffragati da dati precisi, non solo quantitativi ma anche qualitativi. Sarebbe stato particolarmente interessante sapere in quali settori si indirizzano i gruppi multinazionali esteri, nel nostro paese, per verificare ad esempio se essi sono soprattutto attivi in settori ad elevato livello tecnologico, in settori ritenuti strategici per la nostra economia. Infatti, per quanto riguarda i gruppi multinazionali italiani all’estero, essi, in base ai dati forniti dall’Istat, sembrano essere presenti, prevalentemente, in settori generalmente definiti tradizionali. E ciò non è positivo e lo sarebbe ancora di meno se, contemporaneamente, si accertasse invece che i gruppi multinazionali esteri sono soprattutto presenti in Italia in settori caratterizzati da un notevole livello tecnologico, in settori strategici.

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