• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

Home page > Attualità > Chiesa e pedofilia: nuovi scandali, tradizionale inerzia

Chiesa e pedofilia: nuovi scandali, tradizionale inerzia

Da anni, con la decantata “rivoluzione” di papa Bergoglio, la narrazione mediatica vedrebbe la Chiesa prendere di petto gli scandali endemici che coinvolgono i sacerdoti. 

Ogni tanto trapela qualche nome eccellente epurato da Francesco, roboanti riforme che sconvolgerebbero il Vaticano. Ma la realtà è più prosaica: la presunta “rivoluzione” bergogliana sembra un fuoco di paglia, come ha ben spiegato sulle pagine di Nessun Dogma il sociologo Marco Marzano, e le posizioni “progressiste” del papa ben più sfumate e ancorate alla continuità della tradizione curiale. Tant’è che l’elefante nella stanza clericale – lo scandalo pedofilia – è più visibile che mai, tutt’altro che sconfitto da Bergoglio.

L’ultima doccia fredda arriva dalla Germania: il cardinale arcivescovo di Monaco e Frisinga Reinhard Marx, vicino alla linea Bergoglio, ha presentato le dimissioni. Il motivo principale? Come spiega in una lettera indirizzata al papa: “abbiamo fallito” sulla gestione degli abusi sessuali su minori, ammette richiamando le proprie responsabilità. Non solo, fa riferimento anche ad altri “rappresentanti della Chiesa” che “non vogliono accettare questa corresponsabilità e pertanto anche la condivisione di colpa dell’istituzione”. Il papa ha risposto respingendo le dimissioni di Marx e ammette anch’egli: “tutta la Chiesa è in crisi per il problema degli abusi”: “la politica dello struzzo non porta a nulla”, scrive in una lettera al porporato.

La recente ricerca commissionata dalla Conferenza episcopale tedesca sull’entità del fenomeno ha infatti portato numeri allarmanti e fatto emergere una gestione omertosa dei casi: solo per l’arcivescovado di Colonia, dal 1946 al 2018, sono stati individuati 243 molestatori e 386 vittime, mentre dal dopoguerra al 2014 si parla, per tutta la Germania, di 3671 vittime e 1670 “predatori” tra preti, religiosi e diaconi. L’uscita di scena di Marx è indice del distacco tra una parte della Chiesa cattolica in Germania, caratterizzata da posizioni più avanguardiste su celibato dei preti e persone lgbt, e Bergoglio stesso: frizioni sono emerse proprio sul tema delle benedizioni alle coppie gay, contro cui lo stesso papa si è espresso chiaramente generando la contrarietà dei preti tedeschi.

L’imbarazzo arriva anche in Vaticano. Poche settimane fa Bergoglio ha fatto traslocare il preseminario San Pio X, adiacente alla residenza papale di Santa Marta, fuori dalle mura vaticane. Alcuni esponenti della struttura, che ospita soprattutto minori, sono infatti sotto processo ecclesiastico per presunti abusi. Intanto l’ex arcivescovo polacco di Bielsko, Tadeusz Rakoczy, dopo aver insabbiato per anni le violenze sessuali da parte di preti, è stato condannato” dalla giustizia vaticana a pene “pesantissime” quali il divieto di partecipare a riti religiosi dell’episcopato, versare un risarcimento alla fondazione dei vescovi che assiste le vittime e soprattutto gli è stato imposto di dedicarsi “alla preghiera e alla penitenza”. Con lui cadono altri big polacchi, a scoperchiare gli scandali soffocati fin dall’era del tanto esaltato Wojtyla: il cardinale Henryk Gulbinowicz e i monsignori Edward Janiak, Slawoj Leszek Glodz, Jan Tyrawa. Trema per le accuse anche il cardinale Stanislaw Dziwisz, già arcivescovo di Cracovia e segretario personale di Giovanni Paolo II.

I media intanto celebrano già l’ennesima presunta “rivoluzione” bergogliana. Stavolta starebbe in qualche ritocco del Codice di diritto canonico, in particolare del Libro VI relativo alle sanzioni penali, che entrerà ufficialmente in vigore l’8 dicembre. Ovvero, pedofilia e abusi sessuali saranno considerati non più reati contro gli obblighi dei consacrati ma contro la persona e la sua dignità. Con qualche secolo di ritardo anche la Chiesa cattolica sembra scoprire la dignità umana? Con la riforma saranno perseguibili anche coloro che non vestono la tonaca (i “laici”) ma che ricoprono ruoli nella Chiesa. Anche qui, a causa del crollo delle vocazioni e del maggior coinvolgimento di figure non ecclesiastiche, sembra un adattamento al quadro contemporaneo. Viene introdotto – finalmente – anche il reato di omissione di denuncia: ovviamente si intende alle autorità ecclesiastiche, non a quelle civili, quindi la Chiesa continuerà a gestire internamente certi affari spinosi. Chi “abusa della potestà ecclesiastica, dell’ufficio o dell’incarico” può essere punito addirittura con la rimozione e riparando il danno. Si aggiunge nel canone 1398 che chi si macchia di pedofilia, abusi sessuali e pedopornografia è sanzionato con privazione dell’ufficio “e con altre giuste pene, non esclusa, se il caso lo comporti, la dimissione dallo stato clericale”.

Mentre in Canada riemerge l’orrore dei resti di 215 bambini sepolti nei dintorni di un istituto di Kamloops, provincia della British Columbia. Sono tra le tantissime e ignote vittime del sistema delle scuole residenziali, in vigore tra ottocento e novecento e in gran parte gestito dalla Chiesa cattolica ma anche da altre confessioni. In queste strutture venivano segregati, dopo essere stati sottratti alle famiglie, decine di migliaia di minori indigeni, con l’intento di “rieducarli”. Una vera e propria opera di colonizzazione e cristianizzazione forzata, frutto marcio di quella sussidiarietà confessionalista in cui stato e chiese erano complici nel gestire “servizi”. In tali scuole i bambini vivevano in condizioni di sofferenza e privazione e subivano spesso abusi, tanto che si stima ne siano morti a migliaia per stenti, malattie e violenze.

Da anni le istituzioni canadesi stanno facendo i conti con questo passato. Era stata istituita una commissione governativa con le comunità indigene, che ha raccolto migliaia di testimonianze, divenuta poi il National Centre for Truth and Reconciliation. Ma a quanto pare la Chiesa cattolica è restia a collaborare. Tanto che il primo ministro canadese Justin Trudeau, dopo il recente scandalo, ha richiamato il clero alle proprie responsabilità invitando a tirare fuori i documenti: altrimenti potrebbe prendere “misure dure”.

Solo ora il papa ha deciso di presentare pubblicamente quelle che dovrebbero essere delle “scuse”. Durante un recente Angelus ha espresso vicinanza e dolore, e chiesto “collaborazione” tra autorità politiche e religiose (proprio quella che il clero non garantisce e che lui dovrebbe ordinare). Ha persino proclamato che bisogna allontanarsi “dal modello colonizzatore, e anche dalle colonizzazioni ideologiche di oggi”, cioè mischiando l’orrore del colonialismo storico con l’allusione al presunto complotto contemporaneo contro la Chiesa, che egli stesso ha contribuito ad alimentare scagliandosi contro lo spauracchio del “gender” e dei diritti civili.

Il tratto comune che unisce scandalo pedofilia, riforma del diritto canonico e tragedia delle scuole residenziali è la cronica inadeguatezza della Chiesa cattolica a stare al passo con i tempi e a collaborare in senso proficuo con i “profani” per contribuire alla giustizia in questo mondo. Tutte le vittime, oggi come ieri, hanno il diritto alla dignità concreta e terrena, non a vaghe e inquietanti carezze di untuosi tonacati che promettono riparazioni divine.

Valentino Salvatore

 

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità