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Chiede informazioni ai vigili. Algerino malmenato.

Update (leggi l’antefatto qui sotto) - Il 25 agosto si è tenuto il processo a Abdallah Lakhdara, che si è concluso con la sua condanna a 4 mesi per resistenza. In tribunale è prevalsa la versione fornita dai giudici, anche perché Lakhdara, consigliato dall’avvocato, ha chiesto il patteggiamento: sull’uomo pesava infatti una precedente condanna per aver venduto merce contraffatta. Le testimonianze, però, concordano con la versione dell’algerino che, lungi dall’essere l’aggressore, sarebbe in realtà l’aggredito. Nella migliore tradizione italiana, insomma, a pagare sarebbe la vittima.

 «Incredibile: ieri mattina ho visto l’agente che picchiava più forte», dice Veronique Laester, socia di Lakhdara in una ditta di ristrutturazioni edilizie e testimone dell’aggressione, «si è presentato in tribunale zoppicando con il bastone!». E ancora: «Ho sentito dire che questo personaggio altre volte ha tenuto un comportamento simile, so che ci sono vigili che sanno ciò che accade a Brescia eppure hanno paura ad esporsi» (dichiarazioni pubblicate sul manifesto del 26 agosto).

 L’antefatto

Venerdì 21 agosto, Brescia, ore 12.30. Il signor Abdallah Lakhdara, 38 anni, di origine algerina, in possesso di permesso di soggiorno in regola, socio in una ditta di ristrutturazioni edilizie, chiede informazioni ai vigili urbani su dove parcheggiare, volendo raggiungere la moschea di via Corsica per il primo giorno di Ramadan. Con un insulto, un agente gli intima di andarsene.

«Gli ho detto che non poteva trattarmi così», spiega Lakhdara al manifesto del 25 agosto, «e allora ha cominciato a prendermi a pugni e a schiaffi attraverso il finestrino».
 
Lakhdara telefona dunque alla propria socia (che giunge sul luogo in tempo per assistere a parte del pestaggio) e minaccia l’agente che lo stava picchiando di chiamare i carabinieri. A quel punto, 4 vigili lo fanno uscire a forza dall’auto e lo prendono a calci e a pugni di fronte a diversi testimoni. Lakhdara è poi ammanettato. «Si sono comportati come dei razzisti, glielo leggevo negli occhi mentre mi picchiavano».



Con le manette ai polsi, Lakhdara viene portato al comando, dove rimane rinchiuso per ore «in una stanza puzzolente di un metro per un metro» senza poter andare in bagno, mentre i colleghi dei 4 vigili si avvicinano per insultarlo. Solo verso le 18 viene chiamata un’ambulanza per il ricovero al pronto soccorso. Morale della favola: 10 giorni di prognosi per policontusioni da percosse e un trauma cranico, più un collare da portare due settimane.

 Martedì 25 agosto, Abdallah Lakhdara si presenta come imputato al palazzo di giustizia di Brescia, per difendersi dalle accuse contenute nel verbale dei vigili Gabriele Uberti, Domenico Treccani, Francesco Pea e Giancarlo Trenta.
 
Succede in Italia.
 
Vedi anche Indymedia Lombardia
 
PS: Se il racconto che ho letto sul manifesto non sarà credibilmente smentito dalle parti in causa, valuterò la possibilità di denunciare i 4 vigili urbani in questione. Chiedo a tutti quei cittadini che hanno a cuore il rispetto dei diritti di tutti di impedire che un così grave atto di razzismo violento passi sotto silenzio.

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