• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Chi vuole riformare la nostra Costituzione?

Chi vuole riformare la nostra Costituzione?

Chi vuole riformare la nostra Costituzione? I cittadini, il Parlamento? No! Solo il 4% del popolo italiano vuole la riforma.

Sono le grandi banche d'affari, i fondi speculativi, le istituzioni politiche sovranazionali e la Troika che vogliono questa riforma.

Renzi e Verdini sono solo piccoli esecutori. Una volta ci fidavamo ad occhi chiusi delle banche e della loro correttezza, credevamo alla neutralità della finanza rispetto alla politica, ma credevamo anche alla Befana e a Babbo Natale.

Oggi che il gioco si fa duro, oggi che il mondo è investito da una crisi finanziaria ed economica che ha pochi precedenti, occorre prendere coscienza che i grandi intermediari finanziari non sono neutrali verso la politica, ma la manipolano la comandano, per favorire i loro interessi e quindi il pagamento dei loro crediti, ed aumentare il loro potere di supremazia sulla politica.

Ieri la minaccia speculativa delle grandi banche, la loro azione di condizionamento ed influenza operava solo sul versante economico.

Poi questa azione è stata ritenuta insufficiente ed avvertita la necessita di operare anche sul versante politico/istituzionale.

E cosi il 28 maggio 2013 il report di J.P. MORGAN (The Euro area adjustment: about halfway there) ha avvertito: “Quando la crisi è iniziata era diffusa l’idea che questi limiti intrinsechi avessero natura prettamente economica: debito pubblico troppo alto, problemi legati ai mutui e alle banche, tassi di cambio reali non convergenti, e varie rigidità strutturali. Ma con il tempo è divenuto chiaro che esistono anche limiti di natura politica. I sistemi politici dei paesi del sud, e in particolare le loro costituzioni, adottate in seguito alla caduta del fascismo, presentano una serie di caratteristiche che appaiono inadatte a favorire la maggiore integrazione dell’area europea.”


In sostanza il documento lamenta un eccesso di democrazia che limita l’integrazione finanziaria europea e per questo invita i governi di Italia, Grecia, Spagna e Portogallo, le democrazie deboli ,ad organizzarsi per avere almeno un governo centralizzato e forte, lavoratori senza tutele costituzionali e con limitazioni del diritto al dissenso.

Sulla stessa linea l’intervento della B.C.E, che ha chiesto al governo italiano di fare i conti con l’accountability, con le misure antispeculazione. A supporto di questa linea il F.M.I e Confindustria, che paventano esiti catastrofici in caso di rigetto della riforma Renzi. 

Sono dunque B.C.E e J. P. Morgan che hanno chiesto al governo italiano, di riformare la nostra costituzione, per garantire la sovranità del credito, messa a rischio dall’eccessivo peso del walfare sul bilancio, dalle difficoltà del nostro sistema decisionale a governare il processo di bilancio.

Possono farlo, possono imporre una riforma costituzionale agli stati? Quali gli obiettivi che vogliono raggiungere?

Possono farlo, per hé questi organismi hanno poteri di condizionamento verso i paesi indebitati, ed in particolare verso l’Italia, cheha un debito pubblico che ha superato la soglia di 2000 miliardi di euro, con un rapporto debito/PIL, sfiora il 133%.

In questa situazione il nostro paese, per pagare stipendi e pensioni, per la manutenzione ordinaria, per imprevisti e calamità, insomma per andare avanti, per sopravvivere, ha bisogno dell’autorizzazione UE per sforare i parametri debito/PIL, ha bisogno della copertura della B.C.E, ha bisogno di una speculazione non aggressiva.

Il prezzo di questa non aggressività, di questa copertura, di questa flessibilità, ieri si chiamava politica dell’austerità che rendeva gli stati indebitati sempre più indebitati e come tali esposti ai condizionamenti della speculazione, oggi si chiama "riforma costituzionale", che garantisce in termini formali, quello che ieri era assicurato dal condizionamento della speculazione, vale a dire, la sovranità del credito, e il dominio della finanza sulla politica.

Considerato il rapporto di sudditanza della politica verso le banche, questi documenti di B.C.E e J.P.Morgan, chiedono in sostanza un maggior potere politico (quello economico già lo hanno), delle banche verso gli stati e i cittadini.

Un governo forte rafforza il sistema decisionale intergovernativo, e quindi i nazionalismi, e con essi le divisioni tra gli stati, a vantaggio del potere finanziario.

Per questi obiettivi, e su queste basi privatistiche e finanziarie nasce la riforma Renzi,che trasforma la nostra costituzione a misura d’uomo, in una costituzione a misura del capitale finanziario.

Sono due i fronti critici, sui quali il potere finanziario, chiede un intervento riformatore: la riduzione dei diritti sociali e politici, e il sistema decisionale.

Sul primo versante la UE è già intervenuta,favorendo l'ingresso in costituzione, dell’obbligo del pareggio di bilancio che, per assicurare il pagamento del debito, impedisce il finanziamento in deficit dello stato sociale e subordina i diritti assoluti (sanità e scuola) alle politiche di bilancio imposte dal potere finanziario, attraverso l’euro gruppo ed organi sovranazionali, spesso di tipo burocratico non eletti da nessuno.

Abbiamo assistito e assistiamo, alla limitazione dei diritti dei lavoratori, alla loro precarizzazione, all’eliminazione dell’art 18 dello statuto dei lavoratori, al taglio dei diritti sociali e all’avvio del processo di privatizzazione di sanità e scuola. 

Sull'altro versante il fronte critico, oggetto di intervento è costituito dal sistema decisionale e quindi dal bicameralismo , dal decentramento del potere di spesa alle Regioni, dalla frammentazione del sistema partitico, che sono causa della perdita, da parte del governo, del controllo della politica di bilancio.

A tal fine il potere finanziario chiede di trasferire nell'esecutivo nazionale, dipendente da quello sovranazionale della commissione e dell'euro gruppo, il potere delle decisioni strategiche, e quindi di declassare il parlamento in organo di ratifica delle decisioni governative.

Il poter finanziario vuole un sistema decisionale governativo, sganciato dalle istituzioni rappresentative, ma anche dai cittadini.

Per questo diventa fondamentale la legge elettorale maggioritaria che consente ad una forza politica di governare con il 25% dei voti, e con la elezione indiretta dei senatori.

Una legge calata in un sistema, dove l'opposizione viene condannata all’impotenza, dai premi di maggioranza, che si aggiungono alle ghigliottine e ai canguri già operativi ,e limitanti ogni forma di ostruzionismo.

Oggi il potere finanziario non vuole più ricorrere al ricatto, con cui ha interferito nella democrazia elettorale e parlamentare dei paesi indebitati, e limitato la loro sovranità popolare. 

Risultati ottenuti con il ricatto, verso i governi nazionali o con accordi sottobanco, soldi in cambio di riforma, flessibilità in cambio delle limitazioni dei diritti sociali e politici.

Ma oggi il potere finanziario non vuole più ricorrere a questi mezzi, vuole avere il piatto già servito ,per questo chiede che le costituzioni nazionali si adeguino al modello delineato dalla B.C.E e dal documento di J.P.Morgan.

E’ quello che fa la riforma costituzionale di Renzi, il prototipo di un modello autoritario iper liberista destinato ad estendersi in tutti i paesi europei.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità