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 Home page > Attualità > Ambiente > Chi ferma le rinnovabili in Italia?

Chi ferma le rinnovabili in Italia?

Le rinnovabili si sviluppano poco in Italia perchè la tecnologia non è pronta, o per altri motivi? Una analisi innovativa sullo sviluppo del settore.

Quale regione autorizza più velocemente l’energia rinnovabile? La domanda non è peregrina anche se può sembrare un passatempo estivo. L’Italia ha un forte deficit nei confronti di altre nazioni europee nello sviluppo delle rinnovabili. Ciò dipende in larga misura dalle difficoltà autorizzative, che nonostante l’uscita di leggi ad hoc (Dlgs. 387/03 e molte norme regionali) ancora persistono. È questo deficit costa. Come noto si prevedono 500 milioni di oneri Kyoto per l’Italia per il 2009 e 840 milioni per il 2012. 

È utile perciò verificare quale regione può essere considerata la best practice, la migliore della classe in fatto di autorizzazioni.

Chiaramente giudicare l’efficienza di un percorso autorizzativo è assai complesso perché vi sono molti attori in gioco, regioni, provincie, comuni, l’Enel e Terna per le connessioni, altri enti locali che pur non esprimendo pareri vincolanti richiedono allungamenti dei tempi medi dell’iter autorizzativo. Esiste poi da parte dei proponenti di progetti riguardanti l’energia rinnovabile una maggiore o minore propensione al rischio che dipende da vari fattori, tra cui spicca certamente l’aspettativa di guadagno.

Il tema come si capisce è molto complesso e noi per ora ne presentiamo l’analisi per la sola industria del fotovoltaico. Su questa si possono fare alcune considerazioni. I cittadini di ogni regione pagano e pagheranno per i prossimi 20 anni un contributo incluso nella bolletta che serve a finanziare il fotovoltaico. Per ogni regione sappiamo anche quanti impianti fv sono arrivati alla connessione e hanno perciò diritto al contributo. Dal rapporto tra i due possiamo facilmente sapere in ogni regione quanto fotovoltaico ricevono i cittadini rispetto a quanto pagheranno. La tabella 1 che descrive questo conto necessita già di qualche commento.

Ci sono 5 regioni (Trentino, Calabria, Marche, Umbria e Puglia) i cui cittadini pagano 1 e ricevono da 2 a quasi 4 volte quello che pagano. Dalla nona posizione in giù i cittadini pagando la bolletta stanno finanziando gli impianti fv delle regioni più virtuose o con maggiore potenziale.

Si verifica un paradosso abbastanza eclatante. Si può sostenere ad esempio che gli utenti siciliani che vivono nella Regione che offre la migliore risorsa in Italia e perciò i migliori guadagni, finanziano impianti ben meno redditizi in Trentino Alto Adige e nelle altre regioni virtuose. Se la situazione si cristallizzasse a giugno 2009 gli utenti siciliani pagherebbero ai non siciliani ogni anno per i prossimi 20 anni una cifra vicina a 2,5 milioni, ossia 50 milioni di euro. Vengono accusati di usare male i contributi che l’Italia da alla Sicilia, ma almeno in questo caso sono loro che finanziano il resto d’Italia! Stesso discorso quasi con gli stessi valori vale per la Campania.

Questa analisi ha però un limite. Non considera il potenziale di ogni regione. Ad esempio la Valle d’Aosta che si ritrova ultima non ha probabilmente solo problemi autorizzativi, ma anche limiti di potenziale sia per il poco territorio adatto che per la risorsa scarsa. Finanziare un impianto nella valle è diventano redditizio solo ora che si sono abbassati i prezzi dei moduli mentre un anno fa lo era molto di meno.

Per questo motivo abbiamo corretto l’analisi considerando il potenziale. Facendo una analogia con un circuito elettrico [1] abbiamo calcolato quanta resistenza offra il sistema regionale alla connessione degli impianti fotovoltaici.


Più alta è la resistenza più è lungo e difficile per chi voglia costruire un impianto ottenere permessi, concludere i lavori e connetterlo.

Il valore finale, il rapporto tra il profitto lordo perduto e il flusso di impianto connessi è probabilmente meno intuitivo della misura proposta nella prima parte dell’articolo. Se ne trae comunque la tabella a fianco ove la classifica è aggiornata secondo la facilità di arrivare in fondo (opposto della resistenza).

La Puglia che è la regione del meridione tra quelle che più hanno sposato la politica delle rinnovabili risulta giustamente più alta in classifica anche se non risulta poi così capace di sfruttare il potenziale del territorio.

Le regioni di coda, a parte la Valle d’Aosta, sono tutte quelle che, spaventate dall’alluvione di progetti, hanno approvato moratorie e altre leggi per rallentare le autorizzazioni. Anche se gli operatori del settore si chiedono a cosa sia dovuto questo timore se lo Stato italiano ha in mente di sovvenzionare solo fino a circa 2000 MW, che stanno in circa 100 Km2, una entità di spazio davvero modesta.




1: Come nel circuito elettrico V=R∙I, ossia il potenziale è uguale alla resistenza per il flusso di corrente, così per l’autorizzazione degli impianti fotovoltaici il potenziale è uguale alla resistenza per il flusso di impianti connessi. Il potenziale è un valore proporzionale alla superficie utile moltiplicando per il profitto che se ne può trarre. Nel nostro esempio si esclude quasi completamente la montagna e metà della collina e si considera che usando lo 0,4% del territorio restante si può produrre tutta l’energia elettrica italiana. Inoltre considerando che gli impianti si ripagano dalle 900 ore equivalenti in su se ne può dedurre per ogni regione un profitto lordo perduto. Questo profitto lordo perduto è una misura del potenziale della regione.

Commenti all'articolo

  • Di Renzo Riva (---.---.---.46) 26 agosto 2009 22:32

    L’ingegnere(?) Bertolazzi sa dire dopo aver installato una potenza di 1 GW in pannelli fotovoltaici quanta potenza di termoelettrico tradizionale a carbone o idrocarburi potremo chiudere?


    Scrivono gli accademici di Galileo2001 ed io riprendo per rispondere ad un lettore d’un quotidiano locale.

    I parametri
    di Kyoto
    costeranno molto

    2008÷2010.....15,9 MLD Euri
    2011÷2020......150,0 MLD Euri
    2021÷2025.....106,5 MLD Euri

    totale...............272,4 MLD Euri

    Vorrei proporre una lettura diversa del tema trattato dal Signor Carlo Pellegrini ne “L’intervento” sulle pagine del Nordest e dal signor Daniele Papa nella rubrica “Lettere” da Udine. I parametri di Kyoto costeranno alle casse dello Stato 5,3 mld euro all’anno da qui al 2010, 15 mld euro l’anno per il decennio 2011÷2020 e 21,3 euro mld l’anno per il periodo dal 2020÷2025. Insistere poi con le cosiddette Fonti Energetiche Rinnovabili (Fer) è il massimo dell’incompetenza scientifica prima che d’incompetenza politica.
    Quale responsabile territoriale in Friùli del Cirn (Comitato italiano rilancio nucleare) segnalo un passo della lettera inviata da personale accademico e scientifico e da me sottoscritto on-line nel sito di Galileo 2001.
    “All’impossibilità pratica di rispettare gli impegni assunti fanno riscontro le pesanti sanzioni previste dal Protocollo per i Paesi inadempienti, che rischiano di costare all’Italia oltre 40 miliardi di euro per ciò che avverrà nel solo periodo 2008-2012.
    Al fine di indirizzare correttamente le azioni volte al conseguimento degli obiettivi di riduzione, occorre tenere presente che i settori dei trasporti e della produzione elettrica contribuiscono, ciascuno, per circa 1/3 alle emissioni di gas serra (il restante terzo è dovuto all’uso d’energia non elettrica del settore civile/industriale). Giova allora valutare cosa significherebbe tentare di conseguire gli obiettivi del Protocollo in uno dei seguenti modi: sostituire il 50% del carburante per autotrazione con biocarburante; sostituire il 50% della produzione elettrica da fonti fossili con tecnologie prive di emissioni.
    1. Biocarburanti. Per sostituire il 50% del carburante per autotrazione con bioetanolo, tenendo conto dell’energia netta del suo processo di produzione, sarebbe necessario coltivare a mais 500.000 kmq di territorio, di cui ovviamente non disponiamo. Anche coltivando a mais tutta la superficie agricola attualmente non utilizzata (meno di 10.000 kmq), l’uso dei biocarburanti ci consentirebbe di raggiungere meno del 2% degli obiettivi del Protocollo di Kyoto.
    2. Eolico. Sostituire con l’eolico il 50% della produzione elettrica nazionale da fonti fossili significherebbe installare 80 GW di turbine eoliche, ovvero 80.000 turbine (una ogni 4 kmq del territorio nazionale). Appare evidente il carattere utopico di questa soluzione (che, ad ogni modo, richiederebbe un investimento non inferiore a 80 miliardi di euro). In Germania, il paese che più di tutti al mondo ha scommesso nell’eolico, i 18 GW eolici - oltre il 15% della potenza elettrica installata - producono meno del 5% del fabbisogno elettrico tedesco.
    3. Fotovoltaico. Per sostituire con il fotovoltaico il 50% della produzione elettrica nazionale da fonti fossili sarebbe necessario installare 120 GW fotovoltaici (con un impegno economico non inferiore a 700 miliardi di euro), a fronte di una potenza fotovoltaica attualmente installata nel mondo inferiore a 5 GW. Installando in Italia una potenza fotovoltaica pari a quella installata in tutto il mondo, non conseguiremmo neanche il 4% degli obiettivi del Protocollo di Kyoto.
    4. Nucleare. Per sostituire il 50% della produzione elettrica nazionale da fonti fossili basterebbe installare 10 reattori del tipo di quelli attualmente in costruzione in Francia o in Finlandia, con un investimento complessivo inferiore a 35 miliardi di euro. Avere 10 reattori nucleari ci metterebbe in linea con gli altri Paesi in Europa (la Svizzera ne ha 5, la Spagna 9, la Svezia 11, la Germania 17, la Gran Bretagna 27, la Francia 58) e consentirebbe all’Italia di produrre da fonte nucleare una quota del proprio fabbisogno elettrico pari alla media europea (circa 30%).
    Come si vede, nessuna realistica combinazione tra le prime tre opzioni (attualmente eccessivamente incentivate dallo Stato) può raggiungere neanche il 5% degli obiettivi del Protocollo di Kyoto. Agli impegni economici corrispondenti si dovrebbe poi sommare l’onere conseguente all’acquisto delle quote di emissioni o alle sanzioni per il restante 95% non soddisfatto.
    Esprimiamo quindi viva preoccupazione per gli indirizzi che il Governo e il Parlamento stanno adottando in tema di politica energetica e ambientale, e chiediamo pertanto:
    1. che si promuova la definizione di un piano energetico nazionale (Pen), anche con la partecipazione di esperti europei, che includa la fonte nucleare - che è sicura e rispettosa dell’ambiente e l’unica, come visto, in grado di affrontare responsabilmente gli obiettivi del Protocollo di Kyoto - e che dia alle fonti rinnovabili la dignità che esse meritano ma entro i limiti di ciò che possono realisticamente offrire;
    2. che la comunità scientifica sia interpellata e coinvolta nella definizione del Pen e che si proceda alla costituzione di una task force qualificata per definire le azioni necessarie a rendere praticabile l’opzione nucleare;
    3. che si interrompa la proliferazione di scoordinati piani energetici comunali, provinciali o regionali e che non siano disposte incentivazioni a favore dell’una o dell’altra tecnologia di produzione energetica al di fuori del quadro programmatico di un Pen trasparente e motivato sul piano scientifico e tecnico-economico.”
    Renzo Riva
    Buja - UD

    http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=374562&page=3#1

    #32 renzoriva (7) - lettore
    il 17.08.09 alle ore 18:21 scrive:
    Pagheremo caro quest’anno - 800 milioni di Euri - la fregola del Pecoraro di farsi bello in Europa che invece di presentare il dato consigliatogli dal ministero dello sviluppo di 230 milioni di Ton. di CO2 quale limite massimo su cui calcolare poi le riduzioni negli anni successivi in Europa sparò invece 201 milioni e per questo meriterebbe di essere appeso a testa in giù. Leggete il libro di S. Fred Singer “La natura, non l’attivita’ dell’uomo, governa il clima” - Riassunto ad uso dei responsabili politici del Rapporto del Comitato Internazionale Non-governativo sui Cambiamenti Climatici. La conclusione potrebbe essere riassunta così: scambio della causa con l’effetto; ovvero l’aumento della CO2 non è causata dal falso problema GHS che provoca il GW bensì l’aumento della temperatura provoca l’aumento della CO2. Viene poi posta in risalto la “stretta correlazione” fra O18, C14 e altro che assolverebbe la CO2. Invece quelli della “spesa dirigistica” pur di spandere … Renzo Riva

     

    Volete sapere perché?

    Perché il Pecoraro, per fare la "ruota" (come il tacchino) in Europa invece di comunicare il dato delle emissioni totali di CO2 del ministero dello sviluppo di 230 milioni di tonnellate di CO2, che negli anni successivi avrebbe costituito la base di partenza per le future riduzioni, fece la "penzata" di dare invece il dato di 201 milioni di tonnellate di CO2.

    Questo, secondo il "tapino" Pecoraro, doveva spronare le aziende al risparmio ed all’efficienza energetica: il "tapino" non aveva e non capiva un "klinz" della materia perché le aziende italiane, già da anni penalizzate rispetto ai competitori internazionali, avevano già fatto risparmi ed efficienza.

    Tant’è vero che cito un caso per tutti: l’acciaieria ARVEDI, oggi leader mondiale nella produzione dei coils in lamiera, nell’anno 2006 riusciva a produrre la stessa quantità con un risparmio di energia elettrica del 75%.

    Oggi per effetto dell’insensatezza pecoraria le famiglie pagheranno mediamento Euri 40 in più solla bolletta dell’Enel per effetto dell’obbligo all’acquisto di sertificati per le emissioni di CO2 che quest’anno ammonteranno a Euri 800 milioni.

    PECORARIZZATI SCANIOTI! PAGATE!
    ZITTI E MOSCA!
    E non lamentatevi perché chi si lamenta oggi è stato ieri la causa del degrado del sistema elettrico nazionale votando i vari Pecorari & C.
    Avanti, BEaTI d’Italia!

    PAGATE!!!!

    Ricordate il ritornello: Pagherete caro! pagherete tutto!

    OGGI È IL MOMENTO DI PAGARE LE CAZZATE FATTE IN PASSATO.

    Mandi,

    Renzo Riva

    [email protected]

    349.3464656

    • Di Andrea Bartolazzi (---.---.---.41) 27 agosto 2009 09:34

      Rispondo al messaggio anche se il tono è inutilmente insultante.

      Con il primo GW di fv si possono eliminare circa 200 MW di termoelettrico a patto di inserire nella previsione della produzione del giorno dopo un accurato studio meteo che preveda la produzione da fv. Una cosa che in altri paesi già si fa per legge (Spagna).

      Riguardo al nucleare, avrà gli stessi problemi autorizzativi delle rinnovabili se non maggiori, ma l’articolo non parlava di questo.

  • Di Renzo Riva (---.---.---.74) 29 agosto 2009 10:41

    Consiglio all’ing. Bartolazzi la lettura del - Manuale di conversazione politica

    "Verdi fuori Rossi dentro"
    L’inganno ambientalista


    Liberamente scaricabile dal seguente collegamento

    http://www.freefoundation.it/libri/Verdi_fuori_Rossi_dentro.pdf

    Oppure la lettura de

    "Lillusione dell’energia dal Sole"
    del prof. Franco Battaglia

    Scoprirà che 13 GW di FV per poter rientrare nei parametri di Kyoto costeranno la modica cifra di 700 miliardi di Euri e solo per trent’anni (20 anni di vita dei pannelli FV perché successivamente hanno una minor resa del 15% - circa 0,7% anno) mentre la pari potenza col nucleare costa di 40 miliardi di Euri ma per una vita degli impianti di anni 60.

    Pertanto il costo del FV deve essere x2 perciò pari a 1.400 miliardi di Euri.

    Ora, caro ingegnere, si provi a dire chi insulta l’intelligenza dell’altro dando i numeri del lotto.

    Mandi,
    Renzo Riva
    Via Avilla, 12
    33030 Buja - UD

    [email protected]
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    PS Qualora desiderasse ascoltare la relazione del prof. Frnco Battaglia la invito al convegno che organizzo Buja per il giorno 25 Settembre 2009.

    • Di Andrea Bartolazzi (---.---.---.61) 29 agosto 2009 11:21

      Ho già letto il libro di Battaglia e trovo che il suo discorso abbia due grosse falle.

      Sul fotovoltaico come le scrivevo dimentica la possibilità di prevedere la produzione.
      Inoltre i dati di costo dei pannelli degli ultimi due anni gli danno torto. Lui prevedeva che il costo sarebbe sceso lentamente ed invece da quando ha scritto il libro (2005) ad oggi i pannelli costano un terzo. E anche il soto degli accessori sta scendendo.

      Sull’eolico Battaglia si riferisce a dati di vento del Wind Atlas che è una pubblicazione vecchia di 20 anni, mentre non considera i dati del cosidetto Atlante eolico uscito ben due anni prima del suo libro e che rivoluziona i dati, dimostrando che l’Italia ha vento in abbondanza anche se in zone completamente diverse da quanto ritenuto prima.

      Non ho ancora letto l’altro libro, quello di Feltri e Brunetta e lo farò non appena avrò tempo.

      Per quanto riguarda il convegno che organizza, se vuole mi mandi pure gli atti, non sono un antinuclearista per pregiudizio. Anche se l’ingegneria dei depositi di scorie mi sembra lasci ancora molto a desiderare.

      Quanto agli insulti, non credo di insultare nessuno con le mie opinioni.



  • Di Renzo Riva (---.---.---.68) 29 agosto 2009 23:38

    Ing. Bartolazzi.
    se invia la sua mail le farò avere del materiale che ritrngo interessante.

    Mandi,
    Renzo Riva
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  • Di Renzo Riva (---.---.---.145) 30 agosto 2009 09:26

    Il professore Franco Battaglia le invia la seguente risposta:

    Da: Franco Battaglia <[email protected]>
    Oggetto: Re: Sito Agoravox
    A: "Renzo Riva" <[email protected]>
    Data: Domenica 30 agosto 2009, 08:16

    Da trasmettere all’ing. Bartolazzi.

    Dunque:

    1 -Quanto costa, oggi, caro ingegnere, il FV per kWp installato?

    2 - Non mi risulta che il vento degli ultimi 20 anni sia cambiato. In ogni cosa, parlare di “vento in abbondanza” è lo stesso che parlare di “sole in abbondanza”: effettivamente abbiamo energia solare ed eolica migliaia di volte superiore al nostro fabbisogno. Ma l’affermazione, come spiego nel mio libro, non ha neanche il pregio d’essere falsa; è inutile.

    Mandi,
    Renzo Riva
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  • Di Andrea Bartolazzi (---.---.---.142) 1 settembre 2009 20:06

    Caro professore,

    1 kWp di FV costa dai 900 Euro (pannello amorfo) in su. Per gli accessori dipende molto dal volume. Chiavi in mano penso che un impianto amorfo costi oggi circa 2000-2300 Euro. Ma cosa vuole dimostrare con ciò? Se vuole calcolarmi che costa molto di più produrre con fv rispetto al nucleare lo so già. L’obiettivo delle sovvenzioni è appunto abbassare il prezzo di produzione. L’articolo non vuole dimostrare che il FV costa meno, ma che i ritardi dell’Italia nel settore sono da imputare alle autorizzazioni e non alla tecnologia. 

    Riguardo al vento, non è cambiato negli ultimi 20 anni, ma le analisi di ventosità fatte 20 anni fa (Wind Atlas, quelle lei cita nel suo libro) erano errate. Sono state rifatte nello studio del CESI/UniGenova nel 2004-2005 e indicano che l’Italia ha molte zone in cui c’è vento sufficiente a produrre 1 kWh a prezzo molto inferiore ad un turbogas.

    Lei poi chiude dicendo che comunque l’energia del vento è inutile. Immagino si riferisca alla questione della discontinuità che a suo dire non consentirebbe la sostituzione degli attuali sistemi. Invece io sostengo che con opportuni sistemi di previsione meteo, il solare in particolare, ma anche l’eolico possono contribuire ad abbassare il parco termoelettrico.

    saluti
    Andrea Bartolazzi

  • Di Renzo Riva (---.---.---.158) 6 settembre 2009 19:00

    Ing. Bartolazzi,
    vuole fare una capatina a Buja il 25 settembre?

    Mandi,
    Renzo Riva
    Via Avilla, 12
    33030 Buja - UD

    [email protected]
    349.3464656






    VENERDÌ 25 SETTEMBRE 2009_______ORE 20:00

    BUJA

    CASA DELLA GIOVENTÙ



    Franco Battaglia

    Docente di Chimica Ambientale
    Università di Modena



    ENERGIA NUCLEARE?
    SÌ, PER FAVORE …


    editore “21mo SECOLO”

    Renzo Riva
    C.I.R.N.
    (Comitato Italiano Rilancio Nucleare)

  • Di Renzo Riva (---.---.---.158) 7 settembre 2009 17:54

    Per l’ing.Bartolazzi

    Da:
     
    A:
    "Renzo Riva" <[email protected]>
     
    no, guardi, io non voglio dimostrarle niente, e non certo che il Fv costa
    più del nucleare:

    era lei che scrisse che i miei 6-7 euri/Wp erano errati, quindi io miro a
    dimostrare che è lei nel torto, non io.
    se poi risulterà che sono io, chiederò scusa.

    ma prima risponda a quest’ultima domanda: qual è l’efficienza reale di un
    impianto FV amorfo.


    cs

    fb
    • Di Renzo Riva (---.---.---.190) 30 settembre 2009 14:09

      Toc! Toc! C’è nessuno?
      Ing. Bertolazzi L’attendevo a Buja per un confronto con il prof. Battaglia.
      Se c’era non si è manifestato.

      Mandi,

      Renzo Riva
      [email protected]
      349.3464656

      Riporto da
      http://www.agoravox.it/Riscaldamento-globale-The-age-of.html#forum15204

      Veda caro/a Resistenza l’articolo del prof. Franco Battaglia invece di aprioristicamente accettare a bocca tutta aperta il boccone che offre Obama Barack e sodali che si trasformeranno in una velenosa polpetta dal costo inenarrabile.

      La CO2 non è la causa bensì la conseguenza del riscaldamento globale.





      Chi provocò il riscaldamento globale GW nelle ere geologiche passate? A cosa fu dovuto il raddoppio della concentrazione di CO2 sulla Terra quando l’Uomo non era presente? Oppure in epoche vicine, 1300 bC, e si ebbe un picco di GW dovuto a che o a chi?

      Mandi

      Renzo Riva
      Via Avilla, 12
      33030 Buja - UD

      349.3464656
      [email protected]

      http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=...

      Ecco gli Usa apocalittici. Ma quanto inquinano le conferenze sul clima?

      Riprendiamo la chiacchierata da dove la lasciammo l’ultima volta, quando concludemmo che i potenti del mondo potrebbero prendere a modello il presidente del Consiglio italiano, il quale, senza pretendere di salvare l’intero pianeta (e men che meno i pinguini), ha salvato Napoli dai rifiuti e sta salvando L’Aquila dalle ferite del terremoto. Sentimmo il dovere di manifestare l’auspicio e sentiamo il dovere di ribadirlo perché che quei potenti stiano invece sprecando tutte le loro energie per deluderci è più che un sospetto. 
      Ho scritto deluderci ma dovete leggere fregarci; una fregatura che ha grotteschi risvolti che sarebbero comici se non fossero tragici. È da una generazione che migliaia di sfaccendati delegati dai governi di ogni angolo del pianeta si danno convegno, con cadenza annuale, una volta a Rio, un’altra a Bali, un’altra ancora a Vattelappesca, per recitare la stessa litania, una specie di mantra, probabilmente: dobbiamo agire, e subito, e ridurre le emissioni mondiali di CO2. Il primo elemento grottesco è che se questi sfaccendati, parassiti dipinti di verde, se ne stessero tutti a casa, eviterebbero di emettere essi stessi una quota consistente di CO2. Perché, diciamo la verità, anche se noi non siamo di quelli che temono il gas-serra, troviamo insopportabile quando viene emesso inutilmente.
      E che siano inutili queste riunioni planetarie non è un’opinione ma un fatto: il protocollo di Kyoto è un mostro che fu ideato nel 1992, concepito nel 1997 e sbroccolato con forza di legge nel 2003, ma le emissioni di CO2 sono aumentate senza sosta, anche in quei Paesi che quel mostro partorirono. Il che mi conduce al secondo elemento grottesco: la faccia di bronzo degli sfaccendati-parassiti, i quali farneticano rilanciando sul dopo-Kyoto a fronte di un Kyoto che è stato un colossale fallimento - e non poteva essere diversamente, come pronosticammo su queste pagine nel 2001.
      Nel gioco del poker, rilanciare con nulla in mano si chiama bluffare, e colossale bluff è tutta la faccenda del clima. Ma fuori dal poker il bluff è parente stretto della fregatura, che nel caso specifico consiste di quanto segue. Abbindolare tutti noi e, con la forza della legge e in nome della salvezza dei nostri figli (o dei pinguini, se non abbiamo figli), obbligarci a impegnare il denaro delle nostre tasse per l’installazione di impianti eolici e fotovoltaici (Fv), che sono quanto di più dannoso, prima che inutile, ci sia per produrre energia elettrica. Non è un caso, infatti, che essi contribuiscono per lo 0.5% (l’eolico) e per lo 0.001% (il Fv) alla produzione elettrica mondiale; ed è importante rendersi conto che così sarebbe anche se quegli impianti fossero gratis. 
      Ma gratis non sono, ed è qui la fregatura: per esempio, se per un impianto turbogas che produce energia elettrica utile dovremmo impegnare mezzo miliardo, per uno equipollente Fv dovremmo impegnare 60 miliardi e l’energia elettrica che esso produce è inutile.
      Capite bene, allora, com’è che è da una generazione che quegli sfaccendati-parassiti, come api sul miele, ronzano da Rio a Bali a Vattelappesca, senza darsi pace e senza rassegnarsi all’evidenza che il loro problema non ha soluzione.
  • Di Renzo Riva (---.---.---.190) 12 ottobre 2009 19:41

    http://renzoslabar.blogspot.com/search?updated-min=2007-01-01T00%3A00%3A00-08%3A00&updated-max=2008-01-01T00%3A00%3A00-08%3A00&max-results=1

    ECCO PERCHè LE COSIDDETTE ENERGIE ALTERNATIVE

    NON HANNO NEMMENO IL PREGIO DI ESSERE INTEGRATIVE

    Mandi,

    Renzo Riva

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  • Di Renzo Riva (---.---.---.190) 12 ottobre 2009 20:16



     




     




     

































    DA FESTAMBIENTE A GROSSETO

    14.08.2009
     

    ECCO COME FUNZIONAVA REALMENTE LA POMPA SOMMERSA
     

    MACCHÈ PANNELLO FOTOVOLTAICO!
     

    FUNZIONAVA COL SOLE dell’Enel!

    Mandi,

    Renzo Riva

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