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Chi è Massimo Ciancimino?

Massimo Ciancimino, questo personaggio che sta venendo alla ribalta delle cronache di questi ultimi mesi, risulterà ai più un nome anonimo e sconosciuto.

 

L’unica assonanza riscontrabile con personaggi noti è il cognome Ciancimino riconducibile a Vito Ciancimino, noto ex sindaco di Palermo negli anni ’70, poi venuto alla ribalta per i suoi contatti e frequentazioni con personaggi di Cosa nostra, il quale era il padre di Massimo.

Da alcuni mesi questo personaggio sta scuotendo ed animando le procure di Palermo, Catania e Caltanisetta portando la sua testimonianza su alcuni accadimenti legati alle stragi del ’92.

Entrando nel dettaglio possiamo riportare che Massimo Ciancimino nel suo trascorso passato nella casa paterna a Palermo, assistette ad alcuni incontri che si svolgevano in casa sua al suo cospetto.

Da quanto Ciancimino ha dichiarato agli investigatori della DDA, suo padre Vito manteneva rapporti con Cosa nostra ed aveva incontri ripetuti con un misterioso personaggio, l’ing. Lo Verde.

Lo Verde arrivava 1 o 2 volte al mese in casa Ciancimino con un borsello di pelle che sempre lo accompagnava ed era sua consuetudine farsi servire camomilla.

Quando questi si presentava in casa dei Ciancimino, a qualsiasi ora del giorno e della notte, arrivava senza nessun preavviso ed appuntamento, rompendo una prassi comune in quella casa, e questo aveva molto incuriosito Massimo.

Facendo riscontro con foto di TV e giornali, presto Massimo si accorse che suo padre incontrava Bernardo Provenzano ossia l’ing. Lo Verde.

Queste frequentazioni permisero a Vito Ciancimino di assumere un ruolo, ritenuto da alcuni importante, un ruolo di congiunzione tra Cosa Nostra ed alcuni ‘Organi dello Stato’ e della politica.

Pertanto Ciancimino fu attore e protagonista di trattative tra Cosa Nostra e rappresentanti della politica ed istituzioni per molto tempo, come probabilmente accaduto con il caso Lima.

E’ stato dimostrato che l’obiettivo di Cosa nostra, nei rapporti con Vito Ciancimino, nel periodo antecedente al ’92, era l’aggiustamento del giudizio del 1° maxi processo alla mafia che avrebbe avuto l’ultimo grado di giudizio proprio nel 1992.

Per questo motivo nel ’92 nel carcere di Rebibbia, Vito Ciancimino fu scelto come canale preferenziale per raggiungere esponenti di Cosa Nostra e trattare la cattura dei ‘Superlatitanti’.

Fu scelto proprio Massimo Ciancimino dal capitano De Donno dei carabinieri (ROS) per avviare questa trattativa con suo padre Vito.

Ci furono intense trattative successive alla strage di Capaci, dove certamente Cosa Nostra espresse una serie di richieste molto o troppo ambiziose per gli ‘organi dello Stato’ (il papello di Riina), ma anche lo Stato fece le proprie richieste, quali fossero gli argomenti dello scambio non v’è da sapere, ma questa discussione è tuttora al centro di indagini nelle varie procure siciliane.

Dopo alcuni giorni da queste trattative si verificò un tragico evento, ci fu la strage di Via D’Amelio che segnò la morte di Paolo Borsellino.

Oggi Massimo Ciancimino, parallelamente alle recenti esternazioni di Giovanni Brusca sui mandanti della stragi del ’92, è tornato ad essere un testimone importante nel processo che ha coinvolto il Generale dei carabinieri Mori ed il cap. De Donno.

Proprio qualche settimana fa Massimo Ciancimino ha denunciato la scomparsa di documenti importanti e verbali d’interrogatorio in suo possesso, sottratti dall’interno della sua abitazione.

Questo ha messo in allarme, oltre al testimone, anche la DDA di Bologna che in un primo tempo aveva disposto la protezione sotto scorta per il Ciancimino, poi dopo una settimana la rimosse per ordine del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica di Bologna.

Un segnale preoccupante che rende un obiettivo sensibile questo testimone importante, per i processi in atto sulla mancata cattura di Provenzano del 31/10/95 e sulle stragi del ’92.

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