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Chi dentro e chi fuori, nella campagna turistica contro l’Italia

Il mestiere del copywriter non è un mestiere facile, soprattutto quando si crede di aver indovinato una campagna pubblicitaria che, al contrario, finisce sulle scrivanie di ministri del Turismo e ambasciatori, creando un incidente diplomatico.

È quel che sta accadendo con la campagna pubblicitaria lanciata da qualche tempo in Svezia dal Liseberg, un parco di divertimenti di Göteborg, in concomitanza con la sua annuale apertura estiva. Come scrive lo svedese Retorik – periodico di Retorica e comunicazione – “Ciò che viene fatto con ironia a volte può andare oltre il ricevente”. E l’ironia doveva vertere sul fatto che i piccoli preferiscano il parco di divertimenti Liseberg a vacanze mediterranee a Creta, Mallorca e in Italia, e che venga loro addirittura da piangere al solo pensiero.

È questo che appare sui manifesti, bambini che piangono con la scritta "Alcuni bambini sono costretti ad andare a Creta, Italia, Mallorca questa estate". Ma è anche ciò che sta facendo il giro del web a partire dal primo manifesto riguardante Creta, che ha subito messo in allarme i commercianti di La Canea che han passato la patata bollente al ministro del Turismo. L’ambasciata svedese si è scusata, così come pure Julia Vasilis, responsabile comunicazione del Liseberg, che ha dichiarato “Ci scusiamo se abbiamo procurato disagio a qualcuno. La campagna è stata concepita come un omaggio a grandi mete, con umorismo. Non voleva irritare nessuno”. E pare che almeno la Grecia sia riuscita per prima a far ritirare dalla cartellonistica svedese l’immagine che riguarda Creta.

Tuttavia, trattandosi di una campagna modulare, con uscite successive, ha provocato in breve una reazione a catena, poiché all’uscita del manifesto relativo a Creta, si sono susseguiti a breve scadenza quelli riguardanti Majorca (Spagna) e Italia. E Julia Vasilis si è trovata questa volta a dover placare gli animi nostrani (ilGiornale.it). E come riporta il Sole24Ore, subito Fabio Galli, assessore al turismo della Provincia di Rimini si è rivolto a Massimo Bray, attuale ministro per i Beni e le Attività culturali con delega al dipartimento per il Turismo. Questa volta la captatio benevolentiae di Julia Vasilis si è trasformata in vero e proprio atto di contrizione: "Ci dispiace che qualcuno abbia pensato a intenzioni denigratorie da parte nostra, al contrario siamo stati megalomani a pensare di paragonare il nostro piccolo parco a quelle che sono delle vere e proprie patrie del divertimento".

Ma le beghe per Julia Vasilis e il Liseberg sembrano soltanto agli inizi, complice il web, ma anche il compatriota Viktor Ragnemar. Il venticinquenne regista freelance di Göteborg ha fatto del proprio sdegno per la campagna pubblicitaria del Liseberg un oggetto di controinformazione.

A scatenare la indignazione di Viktor Ragnemar è stato il messaggio compreso nei manifesti che decanta il parco divertimenti Liseberg come “Una garanzia di felicità per i bambini”. “Chi diavolo se ne frega di una garanzia di merda” ha dichiarato il regista al quotidiano Nyheter24. E dal web, e contemporaneamente al web, la protesta per la campagna stampa sotto accusa si è diffusa per le strade di Göteborg, in cui campeggia in alcuni quartieri il manifesto di Ragnemar che urla “242.000 bambini in Svezia non si possono permettere il parco giochi Liseberg - Quindi chi diavolo se ne frega di una schifosa garanzia?”

Anche Magdalena Eklund, eletta nella lista comunale di Sinistra a Falkenberg, e impegnata in progetti sociali tra cui la povertà nell’infanzia, si è unita alla protesta. Duecentoquarantaduemila bambini a rischio povertà, non sono soltanto una bella cifra per la Svezia felix, sono la dimostrazione che la crisi avanza verso il freddo, e un parco giochi potrà fare la differenza tra chi potrà entrare e chi resterà fuori.

 








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