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Che cosa si prova a essere Francesco Lollobrigida?

Il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida sembra percepire la realtà in modo ben poco scientifico, come si nota dalle sue numerose gaffe. Il chimico e divulgatore Silvano Fuso esamina questo particolare esemplare di politico sul numero 4/2024 di Nessun Dogma. Per leggere la rivista associati all’Uaarabbonati oppure acquistala in formato digitale.

 

 

Nel 1974 il filosofo statunitense (di origine serba) Thomas Nagel (nato nel 1937) pubblicò un celeberrimo articolo dal titolo Che cosa si prova ad essere un pipistrello?1 L’articolo ha rappresentato una tappa fondamentale negli studi di filosofia della mente. Nagel sostiene l’esistenza di un limite esplicativo dei processi mentali: infatti noi possiamo conoscere i processi fisici attraverso i quali avvengono gli eventi mentali altrui, ma non possiamo sapere cosa si prova quando questi accadono, a meno che non accadano nella nostra mente. Ciò crea qualche difficoltà alle visioni prettamente riduzioniste e ha, di conseguenza, suscitato amplissime discussioni tra gli addetti ai lavori.

Al di là di questo, è interessante capire per quale motivo l’autore abbia scelto proprio un pipistrello, tra i tanti esempi possibili, e lui stesso lo spiega molto bene nel suo testo: «Do per scontato che tutti siamo convinti che i pipistrelli abbiano esperienze soggettive: in fin dei conti sono mammiferi, e il fatto che abbiano esperienze soggettive non è più dubbio del fatto che le abbiano i topi, i piccioni o le balene.

Ho scelto i pipistrelli anziché le vespe o le sogliole perché via via che si scende lungo l’albero filogenetico si è sempre meno disposti a credere che siano possibili esperienze soggettive. Benché siano più affini a noi che le altre specie sopra ricordate, i pipistrelli presentano tuttavia una gamma di attività e organi di senso così diversi dai nostri che il problema che voglio impostare ne risulta illuminato vividamente (per quanto naturalmente lo si possa porre anche per altre specie). Anche senza il beneficio della riflessione filosofica, chiunque sia stato per qualche tempo in uno spazio chiuso in compagnia di un pipistrello innervosito sa che cosa voglia dire imbattersi in una forma di vita fondamentalmente aliena.

Ho detto che la convinzione che i pipistrelli abbiano un’esperienza soggettiva consiste essenzialmente nel credere che a essere un pipistrello si prova qualcosa. Ora, noi sappiamo che la maggior parte dei pipistrelli (i microchirotteri, per la precisione) percepisce il mondo esterno principalmente mediante il sonar, o eco-rilevamento: essi percepiscono le riflessioni delle proprie strida rapide, finemente modulate e ad alta frequenza (ultrasuoni) rimandate dagli oggetti situati entro un certo raggio.

Il loro cervello è strutturato in modo da correlare gli impulsi uscenti con gli echi che ne risultano, e l’informazione così acquisita permette loro di valutare le distanze, le dimensioni, le forme, i movimenti e le strutture con una precisione paragonabile a quella che noi raggiungiamo con la vista. Ma il sonar del pipistrello, benché sia evidentemente una forma di percezione, non assomiglia nel modo di funzionare a nessuno dei nostri sensi e non vi è alcun motivo per supporre che esso sia soggettivamente simile a qualcosa che possiamo sperimentare o immaginare.

Ciò, a quanto pare, rende difficile capire che cosa si provi a essere un pipistrello. Dobbiamo vedere se esiste qualche metodo che ci permetta di estrapolare la vita interiore del pipistrello a partire dalla nostra situazione e, in caso contrario, quali metodi alternativi vi siano per raggiungere il nostro scopo»2.

In definitiva Nagel scelse il pipistrello poiché, pur essendo un mammifero e quindi vicino a noi dal punto di vista evolutivo, esso percepisce il mondo esterno in modo completamente differente dal nostro.

Anche il ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (nonché cognato della premier Giorgia Meloni) è un mammifero. In più appartiene al genere Homo e alla specie sapiens, esattamente come ognuno di noi. Non c’è alcun dubbio quindi che anche Lollobrigida abbia “esperienze soggettive”, ovvero che a essere ministro e cognato “si prova qualcosa”.

Qualche dubbio, tuttavia, può nascere circa il modo in cui il ministro percepisca il mondo. Le numerose gaffe di cui si è reso protagonista (che non stiamo a elencare) fanno infatti pensare che Lollobrigida percepisca la realtà circostante in modo diverso dagli altri esseri umani o, per lo meno, che elabori in maniera differente le informazioni disponibili.

Visto che stiamo parlando di stati mentali e di esperienze soggettive ci concentreremo su una sola delle gaffe del ministro: una frase da lui pronunciata il 27 aprile 2024, in occasione di un incontro di Fratelli d’Italia, al quale il ministro stava partecipando. Parlando al plurale (evidentemente a nome del proprio schieramento) Lollobrigida ha affermato: «Abbiamo scelto di andare in Europa a dire che l’uomo per noi è un dio regolatore».

Ha poi continuato, ribadendo con enfasi che «L’uomo è l’unico essere senziente e non ce ne sono altri. Sono tutti importanti, gli animali, le piante, tutti. Ma l’uomo è una cosa diversa. L’uomo è l’unico che è in grado di avere dei dati scientifici che può trasformare in azioni che permettono all’ecosistema di riequilibrarsi»3.

È sicuramente vero che l’uomo sia l’unico essere vivente in grado di avere dei dati scientifici (almeno riferendoci alla scienza umana, come noi la intendiamo). Purtroppo però non tutti gli umani utilizzano i dati scientifici disponibili. E il primo a non farlo è proprio il nostro ineffabile ministro.

Esiste infatti una vasta letteratura scientifica che smentisce categoricamente che l’uomo sia l’unico essere senziente.

Innanzi tutto vale la pena precisare il significato delle parole. Anche se il termine non è comunissimo, viene chiamata senzienza la capacità di essere senziente. E senziente (secondo il vocabolario Treccani) significa «dotato di sensi, di sensibilità». L’espressione “essere senziente” è oramai divenuta comune in ambito filosofico, biologico, bioetico e giuridico.

In ambito filosofico l’espressione cominciò a essere usata nei primi decenni del seicento e tra il settecento e l’ottocento suscitò ampi dibattiti, soprattutto relativi al problema dell’autocoscienza. Secondo autori come Thomas Hobbes (1588-1679) e, in seguito, gli empiristi, i sensi (e quindi la senzienza) sono alla base di ogni forma di conoscenza. Nella moderna filosofia della mente le singole esperienze percettive soggettive vengono indicate col termine qualia.

In ambito biologico, da tempo è stato dimostrato che moltissimi esseri viventi, anche molto lontani da noi dal punto di vista evolutivo, sono dotati di sensi e sensibilità. Possono quindi percepire esperienze soggettive e quindi sono esseri senzienti, con buona pace del ministro Lollobrigida.

Nel 1859 Charles Darwin pubblicò la sua fondamentale e ben nota L’origine delle specie. Tredici anni dopo, nel 1872, pubblicò la meno nota L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali. In quest’opera Darwin, non solo dà per acquisita la capacità degli animali di provare emozioni (e quindi di essere senzienti), ma addirittura esamina nei dettagli come esse vengano comunicate all’esterno, mettendo tra l’altro in evidenza molte analogie tra comportamento umano e animale.

Persino animali quali cefalopodi (polpi, seppie e calamari) e crostacei decapodi (come granchi, gamberi, scampi) sembrano mostrare reazioni che sono state interpretate come segni di senzienza4. Anche se è sempre necessaria una certa cautela nel trarre conclusioni. Come ha affermato Anna Di Cosmo, zoologa e neuroetologa dell’Università di Napoli Federico II, infatti: «Questi criteri su cui si sono basati autori e autrici del documento raccolgono alcuni degli elementi su cui ci si basa in etologia e neuroscienze per studiare la senzienza e nessuno è considerato, da solo, una prova sufficiente a dimostrarne la presenza.

Tuttavia, la loro scelta mi lascia per certi aspetti perplessa, perché si basano ancora molto sul confronto con la nostra specie. Quello del confronto è un approccio molto usato ed è senz’altro importante per individuare similitudini e differenze, ma non tiene in considerazione il contesto in cui l’animale vive e si è evoluto, e tantomeno l’unicità delle sue caratteristiche neurofisiologiche ed etologiche»5.

Vale anche la pena ricordare la considerazione del filosofo e giurista inglese Jeremy Bentham (1748-1832) secondo la quale, con riferimento agli animali, «Il problema non è: possono ragionare? Né: possono parlare? Ma: possono soffrire?»6, affermazione alla quale si rifanno schiere di animalisti. Infine non si possono non ricordare i numerosi studi che mostrano addirittura sorprendenti capacità intellettive in animali tradizionalmente considerati “stupidi”7.

Come sempre accade, le conoscenze scientifiche che via via si accumulano pongono inevitabilmente nuovi problemi anche in ambito giuridico. In particolare il riconoscere la qualità di esseri senzienti ad altre specie viventi pone importanti quesiti di carattere bioetico8.

Per trovare in ambito giuridico posizioni in accordo con quella di Lollobrigida (ovvero che gli animali non siano esseri senzienti) occorre risalire al codice Zanardelli del 1889 e al codice Rocco del 1930. Entrambi infatti consideravano gli animali privi di senzienza e quindi privi di ogni tutela, al pari degli oggetti inanimati. La crudeltà verso gli animali, infatti, non veniva perseguita in quanto tale, ma veniva considerata semplicemente avversa alla pubblica moralità e al buon costume. Questo perché poteva essere in grado di suscitare sentimenti di orrore negli uomini, considerati gli unici titolari di diritti.

Per fortuna le cose sono cambiate, anche se Lollobrigida non sembra essersene accorto.

Proprio la constatazione della presenza di senzienza negli animali condusse a una progressiva modificazione della giurisprudenza, estendendo anche agli animali diritti che prima erano appannaggio dei soli umani. Al di là delle singole normative nazionali, una tappa fondamentale è rappresentata dall’approvazione del Trattato di Lisbona, firmato il 13 dicembre 2007 ed entrato ufficialmente in vigore il 1º dicembre 2009. In esso viene dichiarato espressamente che: «l’Unione e gli Stati membri tengono pienamente conto delle esigenze in materia di benessere degli animali in quanto esseri senzienti» (articolo 13).

Indicazione che è stata recepita anche dalla nostra Costituzione che, nella nuova riformulazione dell’articolo 9, recita: «La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali».

Ora è già abbastanza grave che il ministro Lollobrigida ignori nozioni scientifiche oramai assodate da tempo (è ovvio che un ministro non possa essere competente su tutto ma, almeno, prima di avventurarsi in pubbliche dichiarazioni, dovrebbe un minimo informarsi). Ma la cosa ancora più grave è che un politico a capo di un dicastero sia totalmente ignaro di fondamentali norme giuridiche.

Oltretutto, come risulta dalla sua pagina istituzionale del governo9, Lollobrigida risulta laureato in giurisprudenza (nel 2014), presso l’Università telematica Niccolò Cusano del noto imprenditore e politico Stefano Bandecchi10.

Ma, come dicevamo, può darsi che il ministro-cognato, al pari dei pipistrelli, elabori in maniera differente le informazioni disponibili e, in accordo con Nagel, non sapremo mai che cosa si prova a essere Francesco Lollobrigida.

Silvano Fuso

 

Approfondimenti

  1. T. Nagel, What Is It Like to Be a Bat?, Philosophical Review 63, pp. 435-450, 1974. L’articolo è poi stato inserito nel volume D.C. Den­nett, D.R. Hofstadter, L’io della mente. Fantasie e riflessioni sul sé e sull’anima, Adelphi, Milano 1985 (traduzione italiana di G. Longo).
  2. T. Nagel, Che cosa si prova ad essere un pipistrello? in D.C. Dennett, D.R. Hofstadter, L’io della mente. Fantasie e riflessioni sul sé e sull’anima, op. cit., pp. 381-382.
  3. Il video delle dichiarazioni del ministro è disponibile qui: go.uaar.it/5x55gn0
  4. go.uaar.it/grb6zdf
  5. go.uaar.it/lspgm9b
  6. J. Bentham, An Introduction to the Principles of Morals and Legi­slation, London, 1789.
  7. Si vedano, a tale proposito, diversi libri del neuroscienziato Gior­gio Vallortigara, tra cui ricordiamo: Cervello di gallina. Visite (gui­date) tra etologia e neuroscienze, Bollati Boringhieri, Torino 2005; La mente che scodinzola. Storie di animali e cervelli, Mondadori Università, Milano 2011; Pensieri della mosca con la testa storta, Adelphi, Milano 2021; Il pulcino di Kant, Adelphi, Milano 2023.
  8. M. Panzera, Dalle capacità alla dignità. Approccio etologico all’integrità animale, in M. Andreozzi, S. Castignone, A. Massaro (a cura di), Emotività animali: ricerche e discipline a confronto, Milano, Edizioni universitarie di Lettere Economia Diritto, 2013.
  9. go.uaar.it/wjb910r
  10. go.uaar.it/bxkmrde

 

 

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