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Cdr Rai contro Minzolini. L’onda lunga della manifestazione di sabato

L’editoriale del direttore del TG1 Minzolini contro la manifestazione per la libertà di stampa che si è tenuta sabato scorso a piazza del Popolo a Roma, è sotto accusa. Ad esprimere dissenso è stata innanzitutto la redazione del principale telegiornale del Servizio Pubblico che attraverso il Comitato di redazione, organismo sindacale di rappresentanza dei giornalisti, ha fatto sapere agli ascoltatori che hanno protestato e non, e ai vertici aziendali, che “Il Tg1 ha per sua tradizione un ruolo istituzionale, non è un Tg di parte. È il Tg di tutti i cittadini, anche di quelli che hanno manifestato per chiedere il rispetto dell’articolo 21 della Costituzione”. Alla protesta si è unito anche il presidente della Rai Paolo Garimberti e l’Usigrai, il sindacato dei giornalisti che definisce Minzolini “uomo simbolo dell’occupazione della Rai”. Il direttore del TG1 si difende: «È la dimostrazione che c’è chi manifesta per la libertà di stampa ma è intollerante verso chi ha un’opinione diversa».

 
Minzolini ha le idee confuse. Sabato sono andata anche io a piazza del Popolo. Le manifestazioni alle quali ho partecipato nel corso della mia vita non si contano, tuttavia alcune sono “particolari” non sai bene perché ma percepisci che devi esserci perché lì, in quel luogo, si sta per voltare pagina. Ebbi la stessa sensazione quando Nicolini lanciò l’Estate romana. Erano gli anni paurosi e bui del terrorismo e Roma era diventata una città vuota. L’iniziativa era importante, significava vincere la paura, ridare Roma ai romani. Volli andare e con me migliaia di altri, sentimmo che non c’era in gioco uno spettacolo, ma la nostra libertà.
 
Sarebbe stato una follia avvicinarsi a piazza del Popolo con la macchina, così l’ho posteggiata alla stazione degli autobus di Saxa Rubra e ho preso il trenino. Era pieno di gente, c’erano colleghi Rai che conoscevo di persona o di vista e tanti altri che si capiva dove fossero diretti.
 
Sono arrivata al Flaminio alle 15,30 esatte. Il piazzale antistante la stazione era piena di persone che si dirigevano a piazza del Popolo, già stracolma. Il traffico lungo il Muro torto era bloccato. Le transenne frenavano il flusso, così la gente le scavalcava. Le ho scavalcate anch’io, mi volevo sbrigare. Sì, ci sono momenti in cui non vedi l’ora di arrivare. Poi ho preso il mio cellulare e ho cominciato a fotografare 
 
Chi lavora nei media televisivi guarda, come si dice in gergo tecnico, in camera. Nei monitor di ritorno vede solo la propria immagine, perde allora la percezione del mondo reale e i telespettatori diventano una massa vaga e indistinta dispersa nell’etere… e si pensa di essere il centro dell’universo! Purtroppo o fortunatamente non è così!

A dire che non è così erano le migliaia e migliaia di persone che gremivano piazza del Popolo. Molti giovani e molti anziani, la forza del futuro e del vissuto.

 
 
Chi dirige un mezzo potente come può essere una televisione, deve, dovrebbe, avere consapevolezza dell’arma che ha in mano e usarla per un’utilità collettiva e non per servire una parte, soprattutto se sei chiamato ad usarla a nome di tutti gli italiani, compreso quelli con cui non concordi
 
Saper tacere anche quando non si è d’accordo! Saper rispettare il diritto degli altri ad esprimere il proprio punto di vista, senza ritorsioni e senza far scorrere il sangue come ha fatto Littorio Feltri contro il direttore di Avvenire, questa è libertà di stampa. Perché la libertà di stampa è innanzitutto libertà interiore, tolleranza. etica. Non si è baciapile se si ha a cuore la libertà di stampa! 
 
Al di là dei discorsi, a dire questo c’era davvero tanta, tantissima gente e tra lei i colleghi della carta stampata, dall’Unità a Repubblica, al Manifesto, della stampa cattolica. C’erano i colleghi di Report e di Annozero, della Federazione nazionale della stampa, del sindacato dei giornalisti rai.
C’erano anche i sindacati, le associazioni partigiane (loro ci sono sempre) numerosi politici ma questa volta hanno fatto un passo indietro. Hanno lasciato la parola a Saviano (http://www.youtube.com/watch?v=IEnccKovvG0&feature=related)uno che vive sotto scorta tutti i giorni, ogni momento.
 
Minzolini non ha capito e non capisce che tutta quella gente ha diritto al rispetto. La Rai non è la voce del padrone, qualunque esso sia. Il governo, la maggioranza deve prenderne atto. E se la gente critica, non critica il privato, ma la funzione pubblica.
 
A piazza del Popolo ho incontrato un amico, un bravo professionista, da sempre di destra. Mi sono meravigliata, ma lui mi ha spiegato di essere per la libertà di stampa, dicendo scherzando: “così si può chiudere Repubblica” Poi ha aggiunto: “Berlusconi può fare ciò che vuole a casa sua. Ma quando su casa sua c’è il tricolore, allora quel luogo è sacro” 

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