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Catania: gli immigrati siriani gridano "freedom"

Dopo il viaggio della morte, sei i deceduti all’atto dello sbarco sulla costa a ridosso di Catania, ora, dopo che in diversi sono fuggiti, il gruppo delle famiglie siriane rimaste unite si ritrovano dietro i cancelli di una scuola. Provengono da un’area di guerra e di orridi massacri civili. Sono passati quattro giorni. Loro sono sempre lì: undici adulti e dieci bambini. Vivono e dormono nella palestra. Una situazione di assoluta precarietà e promiscuità. Un consistente spiegamento di polizia presidia l’interno e l’esterno della scuola.

Non intendono restare in Italia. Vogliono il “Diritto di Scelta”, accedere, cioè, alle procedure di richiesta d’asilo nei paesi europei dove risiedono loro familiari. Conoscendo la triste sorte subita da migliaia di migranti tenuti rinchiusi, anche per lunghissimo tempo, nei Cie e nei Cara, non vogliono farsi identificare, farsi “punzonare” le impronte digitali. Infatti, le attuali leggi prevedono che si può chiedere asilo solo nel paese in cui si è stati identificati. E, in Italia, come ben noto, specie agli “sventurati” provenienti dall’altro mondo, le condizioni di inserimento sono proprio pessime.

Durante queste giornate, costantemente, all’esterno della scuola –“carcere”, sono stati presenti molte decine di volontari di associazioni antirazziste e gruppi della solidarietà civile, delle rappresentazioni sociali e cittadini democratici, per portare attivo sostegno e “calore” umano. Sono state proposte iniziative concrete, per migliorare le condizioni di vita dei profughi siriani, in rispetto dei loro diritti, compreso l’aspetto sanitario, piscologico e della mediazione linguistica e culturale.

Diversi cittadini hanno portato beni di vario genere per allievare le sofferenze. Dopo primi tiepidi inizi, i “controllori” hanno posto una rigida ed incomprensibile chiusura. Tutto viene respinto: vestiti, giochi, gelati e quant’altro che possa alleviare lo stato di forte ansia, specie dei bambini. Vengono rifiutati anche degli “innocenti” oggettini che procacciano l’emissione nell’aria di bolle-sapone.

Durante la mattinata del 14 - giornata ufficiale di lutto per Catania - di fronte a oltre cinquanta persone, a cura delle associazioni antirazziste: Rete antirazzista catanese, Catania bene comune, centro Experia, Arci, Osservatorio su Catania, si è svolta una partecipata conferenza stampa, per denunziare l’insostenibile stato di vivibilità dei rifugiati.

Dopo, una scena a dir poco straziante. Un gruppo di bambini siriani, con alcune piccole bandiere colorate su carta, si è messo a “sfilare” nel cortile della scuola. Al grido, lungamente ripetuto, di “Freedom” – Libertà!"

Tutti i cittadini presenti dietro i cancelli hanno ripetuto in maniera possente questo grido di dolore. Sì, gli occhi dei bimbi luccicavano di lacrime

Poi, nel pomeriggio, la situazione è precipitata. Caricati su dei furgoni sono stati portati in un sito della polizia, e forzatamente rilevate le impronte digitali, fatte le fotografie. Come successivamente raccontato da due donne e tre bambini ad una giovane interprete della Rete Antirazzista, le scene dell’identificazione sono state molto agitate. Già, come si fa a far fare a degli umani disperati cose che assolutamente non vogliono fare? Ciascuno tenti la propria risposta!

Infine, attorno alle 20, sono stati trasferiti presso il Cara di Mineo, dove sono già presenti g3500 persone.

Durante questa estate migliaia e migliaia di disperati, uomini, donne, tanti i bambini, provenienti da aree di guerra, dittatoriali, di gravissima sofferenza materiale, sono “sbarcati” dai barconi nelle coste siciliane, per richiedere aiuto e solidarietà, innalzando un lancinante grido di dolore. A Lampedusa e nelle coste sud-orientali dell’isola. In tanti, come già avvenuto nel corso degli ultimi anni, sono annegati nel mare Mediterraneo.

Solo nei paesi limitrofi alla Siria, sono stati accolti centinaia di migliaia di rifugiati sfuggiti alla guerra assassina che travaglia quel paese, uno, due milioni, chissà.

Poi, da un anno a questa parte ci sono gli egiziani, le drammatiche notizie dell’ultim’ora, danno conto degli ulteriore persone ammazzate dal piombo dello stato. 

Fuggono, sempre, da Eritrea, Somalia, Afghanistan, Palestina, paesi del Centrafrica, Tunisia, e tanti altre aree dove la morte assassina e le persecuzioni sono sempre in opera, bene alimentate dai mercanti d’arme occidentali.

L’Europa ex colonialista, e l’Italia imperiale che “cercava un posto al sole”, che hanno riempito i propri forzieri (di molte “famiglie” ed accozzaglie dedite alle rapine organizzate) con le storiche espoliazioni effettuate e con gli stupri, oggi rispondono con la chiusura delle frontiere, con il “reato di clandestinità”, con le carceri per gli umani bollati “clandestini”.

Già, ieri i “diversi: ebrei, rom, handicappati, oppositori, gay, come propugnato dai regimi nazi-fascisti, perseguitati, a decine di milioni; oggi, le proclamate “democrazie” blindano i loro confini. “Ributtando” a mare i disperati che cercano sostegno, accoglienza, solidarietà e possibilità di ricostruire una nuova vita.

Quanti cuori in gola, quante angosce, per nascondersi - mentre da noi impazza il “carnevale” estivo della grazia al cavaliere, come ieri tra chi cercava di sfuggire agli aguzzini nazi-fascisti - tra questi migranti disperati, che, dopo sbarcati, si “danno alla macchia” per non farsi rinchiudere dietro le sbarre.

Eppure l’art. 3 della nostra Costituzione, costruita sulle carni dei martiri antifascisti, declama che “ tutti i cittadini (della Gaia Terra, aggiungo) hanno pari dignità davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinione politiche, di condizioni personali e sociali"

Di fronte a queste immane situazioni di sventura e di dolore servono corridoi umanitari gestiti dall’Italia e dall’Europa tutta, tanto sbandierata, da tronfi speculatori, isola di pace. 

In loco, dopo i 55 milioni di morti dell’ultima guerra in casa, che dovevano bandire discriminazioni e “caccie al nemico”. Non tanto i biasimi contro “mercanti della morte” propagandati da torvi personaggi di tutte le “sponde” politiche... come se i ricercanti asilo ed accoglienza avessero altre possibilità di fuga o mezzi propri (yacht o similari). 

Serve accoglienza, gioia civile, civiltà democratica e sociale. Non galere e sbarre.

 

Foto: Davide Restivo/Flickr

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