• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Economia > Caso Verdini. Meno male che Bankitalia c’è

Caso Verdini. Meno male che Bankitalia c’è

Mentre i segugi di Vittorio Feltri sono sulle piste del “portaombrelli fumante” di Gianfranco Fini, la Banca d’Italia comunica ufficialmente le ragioni che hanno portato al commissariamento del Credito Cooperativo Fiorentino, l’istituto di credito mutualistico presieduto per un ventennio dal coordinatore del Pdl, Denis Verdini. Dalle motivazioni (ne avevamo già parlato, ma ora c’è l’ufficialità) sembrerebbe emergere la foto di gruppo di un’allegra combriccola, dove controllori (ad esempio il collegio dei sindaci) e controllati si ritrovavano uniti nell’interpretazione piuttosto rilassata delle norme di legge e della Vigilanza di Bankitalia. Il tutto nel nome di una governance molto semplice: tutto il potere a Verdini.

Espansione degli impieghi (con aumento della loro concentrazione e deterioramento della qualità) verso imprese di grandi dimensioni, con buona pace della missione di una banca di credito cooperativo; redditività dell’istituto modesta; operatività in violazione delle norme del codice civile e della stessa Banca d’Italia sul conflitto d’interessi; procedure di affidamento senza garanzia, in alcuni casi finanziamenti finalizzati a favorire il rientro di una società affidata dall’istituto fiorentino e in stato di difficoltà. Ovviamente, date queste premesse, va da sé che l’internal auditing della banca era piuttosto ectoplasmatico, per usare un delicato eufemismo. Ed anche sulle contestate violazioni alla normativa antiriciclaggio c’è da ridere, se non ci fosse da piangere. Come segnala la relazione di Bankitalia, grassetto nostro:

«Prive di approfondimento sono rimaste talune operazioni volte ad effettuare, con modalità anomale e in assenza di registrazioni nell’Archivio Unico Informatico, il trasferimento di un importo di 500 mila euro in favore di due clienti classificati a sofferenza». (…) Inoltre, «solo nel corso degli accertamenti ispettivi» e in seguito all’avvio di indagini giudiziarie, il Credito Cooperativo Fiorentino «ha provveduto a segnalare i versamenti per complessivi 800 mila euro in favore di una delle società editoriali riconducibili al dott. Verdini, effettuati nel periodo giugno-dicembre 2009 da soggetti non conosciuti, interessati in iniziative economiche di dimensioni modeste o da tempo cessate»

E’ un vero peccato che al Giornale, a Libero e al Tempo abbiano esaurito i giornalisti-detective, tutti sguinzagliati a cercare scontrini e fatture di Fini: ora sarebbero venuti utili per approfondire il caso-Verdini, senza dover copiaincollare lanci Ansa e dichiarazioni sdegnate di Verdini medesimo, che tuona contro i “polveroni mediatici”. Che dire? Scopriremo presto che anche la Banca d’Italia è infiltrata da comunisti. Anzi no, lo sapevamo già.

C’è solo una considerazione da fare, a margine di questa vicenda: Verdini deve dimettersi? Dopo tutto, non ricopre incarichi istituzionali, ma è solo l’alto dirigente di un partito, cioè di una libera associazione di cittadini. In fondo, forse è meglio se resta dov’è, sarà un ottimo testimonial per quegli italiani (al momento un gruppo sparuto e/o silente) che pensano che questo paese stia morendo soffocato da cricche, conflitti d’interesse e conclamato disprezzo per la legalità.

P.S. Ma solo a noi il titolo del Corriere appare lunare?

Commenti all'articolo

  • Di Strangelove (---.---.---.135) 15 agosto 2010 15:00
    Strangelove

    Quando era maturata la frattura fra i finiani e il PdL avevo pensato che Fini potesse fare un altro partito e magari riuscire ad ampliare il perimetro del centro destra. Pensavo potesse attirare dei voti fra gli indecisi o fra chi non vota. Ma a questo punto con l’inchiesta sul Giornale Fini politicamente è morto: emerge ben più che un "portaombrelli fumante". I lacchè di Fini possono fare gli spiritosi quanto vogliono, ma dalla vicenda emerge chiaramente che la seconda carica dello stato è un ladro. Piuttosto che chiedere di limitare la libertà di stampa, il capo dello stato farebbe meglio a chiedere chiarimenti o le dimissioni del presidente della camera. Stupisce invece l’intervento a gamba tesa e completamente di parte di Napolitano. Fini sta trascinando nella melma non solo se stesso, i finiani e l’istituzione che ricopre. Ma anche la presidenza della repubblica.
     

    • Di Il Gufo (---.---.---.146) 16 agosto 2010 02:14

      Ero indeciso sul commento da fare ma ora che conosco (grazie a Littorino Feltri) tutta questa squallida vicenda di cucine portate all’estero sono distrutto dall’indignazione.
      Come si permette la seconda carica dello stato di esportare cucine Scavolini senza il nulla osta di Lorella Cuccarini trascinando nel fango (sic!) addirittura la dormiente Presidenza della Repubblica?
      Ricordo una storiella, parlava di pagliuzze e travi negli occhi...

      P.S.
      Il titolo del Corriere è in linea con il potere che ci sta dietro: Marina Berlusconi in Mediobanca (azionista di riferimento di RCS) mica fa la calza...

  • Di pv21 (---.---.---.248) 15 agosto 2010 18:51

    Meno male che c’è Alfano (Ministro Giustizia e Guardasigilli) ad insegnarci come si viola l’art.1 della Costituzione. Peccato che non dice che ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita la sue funzioni senza vincolo di mandato (art.67). Peccato che non ricorda che il Governo deve avere la fiducia delle due Camere (art.97). Certe "spiegazioni" della Costituzione sono molto apprezzate da quella casta di Primi SUPER Cives attenta solo a priviliegi, interessi e immunità …

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares