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Caso TikTok: tempi duri per gli amanti del mercato globale

Da TikTok come tentativo di nazionalizzazione per sfere di controllo economico e geostrategico alla politica estera americana di una eventuale presidenza Biden. Molte domande per stimolare analisi e discussione

In questa puntata dell’Angolo, trasmessa in diretta, Michele ed io riflettiamo sul caso TikTok e sulla confrontation sempre più aspra tra Stati Uniti e Cina. Premesso che da tempo immemore gli stati sono in vario grado e modo dietro alle rispettive imprese multinazionali, il tentativo di Donald Trump di nazionalizzare (ché di quello si tratta) le attività americane del social network cinese di short video segna un cambio di passo piuttosto evidente.

Cosa potrebbe cambiare in queste dinamiche, nell’ipotesi di una presidenza Biden? Molto dipenderà dalla composizione del Congresso, in termini di omogeneità o meno con la Casa Bianca ma le nostre visioni divergono. Secondo Michele, i Dem torneranno al classico internazionalismo liberale multilaterale nella gestione delle relazioni internazionali; secondo me, l’approccio potrebbe comunque rimanere nazional-populista e centrato su forme di protezionismo neppure troppo larvato, quindi meno disposto a cedere spazi in economia ad altri paesi, per finalità di costruzione di consenso internazionale.

Che ruolo giocherà la Cina in Asia? Quello di federatore economico o anche quello di egemone nazionalista disposto a flettere i muscoli per richiamare all’ordine quelli che giungerà a considerare vassalli regionali? E come si comporteranno, in questo senso, il Giappone (che io definisco “pianeta morente”) e l’India, oltre ai grandi paesi a maggioranza islamica della regione, quale l’Indonesia? La Belt and Road Initiative servirà a mettere il cappio del debito attorno al collo dei paesi emergenti o anche sviluppati oppure si risolverà soprattutto in un caso di malinvestment?

Secondo Michele, il maggior rischio per la Cina è quello del declino demografico, che è nei numeri e nella fertilità della popolazione, e non da oggi. Ricordiamo che una delle battute ricorrenti, tra gli osservatori internazionali è “la Cina diverrà vecchia prima di diventare ricca”. Inoltre, sottolinea Michele, la potenza militare cinese in termini bruti, cioè di pura consistenza di mezzi e uomini, resta incomparabilmente inferiore a quella americana. Ma non certo a quella dei vicini asiatici, commento io.

Tanti interrogativi, nessuna velleità di dare risposte definitive. Buona visione.

Foto: Wikipedia

 

 

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