Caso IOR, per il tribunale del riesame c’è stata violazione delle norme antiriciclaggio
Dopo la conferma del sequestro preventivo di 23 milioni di euro depositati dallo IOR su un conto del Credito Artigiano (Ultimissima del 20 ottobre), vengono rese note le motivazioni dei magistrati del tribunale del Riesame di Roma.
Nell’ordinanza del pm Stefano Rocco Fava e del procuratore aggiunto Nello Rossi si legge che “è stata dimostrata la violazione degli obblighi penalmente sanzionati dalle norme” sull’antiriciclaggio. Inoltre la banca vaticana non ha fornito al Credito Artigiano chiarimenti sulle due transazioni su cui si indaga (i 20 milioni alla JP Morgan e altri 3 alla Banca del Fucino), limitandosi “con l’imperativo fax trasmesso dal Cipriani ai vertici del Credito Artigiano” ad ordinarle sostenendo che fossero “perfettamente lecite, ma senza fornire le informazioni d’obbligo”. “Non si comprendono” le “ragioni della persistente omissione”, fanno notare i giudici e “a nulla vale anche l’insistenza difensiva circa la buona fede e l’inoffensività delle operazioni”.
Infatti lo Ior “non ha comunicato per chi intendesse eseguire le due operazioni” contestate, “né la natura e lo scopo delle stesse”. Secondo i giudici, l’Istituto per le Opere di Religione è una “banca estera extracomunitaria, appartenente ad ordinamento non incluso nella lista dei paesi extracomunitari con regime antiriciclaggio equivalente agli standard vigenti degli stati dell’Unione Europea”. Per questo, deve “uniformarsi ai criteri di trasparenza e tracciabilità delle operazioni”, fornendo tutte le informazioni richieste per le transazioni.
Il portavoce del Vaticano, padre Federico Lombardi, rende noto che i responsabili Ior “prendono atto” delle motivazioni del Tribunale del Riesame che confermano il sequestro e che questi forniranno i chiarimenti richiesti.
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