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Carceri, tornano a crescere i detenuti: quasi 20mila potrebbero usufruire delle misure alternative

L’associazione Antigone ha presentato il pre-rapporto 2016 sulla situazione delle carceri italiane.

Dal rapporto emerge, tra l’altro, che i numeri della popolazione detenuta tendono a salire di nuovo, dopo un paio di anni di decrescita. E lo fanno essenzialmente nella quota che riguarda i detenuti in custodia cautelare.

Secondo gli estensori del rapporto, i numeri salgono a legislazione invariata e nonostante non crescano i numeri delle denunce pervenute all’autorità giudiziaria.

La crescita della popolazione detenuta – dovuta principalmente all’aumento degli stranieri, in particolare nella fase del primo giudizio – è dunque l’esito dell’operato delle forze di Polizia e della magistratura più orientato al ricorso al carcere rispetto agli anni precedenti.

Probabilmente c’è più leggerezza nell’uso della custodia cautelare ritenendo meno grave la condizione di affollamento delle carceri.

I principali contenuti del rapporto e le considerazioni formulate relativamente ad essi, sono inseriti in un comunicato emesso dalla stessa associazione Antigone.

E come si potrebbe ottenere, nel breve periodo, un riduzione del numero dei detenuti?

Attraverso una riduzione dell’impatto della custodia cautelare, attraverso la concessione di misure alternative per chi ha meno di tre anni di carcere da scontare, attraverso un uso ridotto dello strumento disciplinare che incide negativamente sugli sconti di pena, attraverso una nuova disciplina delle droghe.

Esaminando più nel dettaglio i dati del rapporto, si può rilevare che al 30 giugno 2016 i detenuti erano 54.072. In un anno i detenuti sono cresciuti di 1.318 unità. Erano infatti 52.754 alla stessa data del 2015. La capienza regolamentare secondo il Ministero della Giustizia è pari a 49.701 posti.

Al 30 giugno 2016 erano 9.120 i detenuti in attesa di primo giudizio. Erano 8.878 al 30 giugno 2015.

4.566 i detenuti appellanti, contro i 4.618 del 30 giugno 2015. 3.841 i ricorrenti in Cassazione al 30 giugno 2016, contro i 3.107 di un anno prima 1.381 erano i detenuti con più posizioni giuridiche contemporanee, contro i 1.227 dell’anno precedente.

Complessivamente erano 18.908 i detenuti in custodia cautelare, pari al 34,9% della popolazione detenuta. Al 30 giugno del 2015 erano 17.830, pari al 33,7% della popolazione reclusa. Dunque vi è stata una crescita dell’1,2%.

E’ qui la spiegazione della crescita globale della popolazione detenuta nell’anno trascorso: crescono i presunti innocenti.

Inoltre, al 30 giugno 2016 erano 23.850 le persone in misura alternativa. Erano 23.377 un anno prima. I numeri delle misure alternative crescono lievemente, come hanno fatto anche negli anni precedenti, ma rimangono tuttavia troppo bassi rispetto alle potenzialità.

E quasi 20.000 detenuti potrebbero andare in misura alternativa. Infatti 19.812 detenuti devono scontare una pena residua inferiore ai tre anni e dunque potrebbero accedere (almeno una parte di essi) alle misure alternative. In termini percentuali, il 56,2% dei detenuti condannati in via definitiva deve scontare una pena breve facilmente sostituibile con una misura diversa dal carcere.

Alla data del 30 giugno i detenuti stranieri erano 18.166, rappresentativi del 33,5% della popolazione reclusa. L’anno precedente gli stranieri ristretti erano 17.207, ovvero il 32,6% del totale dei detenuti. I detenuti in totale sono cresciuti in un anno di 1.318 unità.

Gli stranieri hanno contribuito notevolmente a tale crescita. I detenuti stranieri in più rispetto al 2015 sono infatti pari a 959 unità, così rappresentando il 72,7% della crescita totale.

Poi, secondo il dossier “Morire di carcere” di Ristretti Orizzonti, a oggi il 2016 ha visto 23 suicidi nelle carceri italiane. Nell’intero 2015 i suicidi in carcere erano stati 43.

Fra gli italiani, i detenuti di origine campana sono i più rappresentati, pari a 9.847, seguiti dai 7.011 siciliani e dai 3.885 pugliesi. Solo 14 i valdostani, 70 i molisani e 90 i trentini.

Crescono a 1.673 gli ergastolani, di cui solo 98 stranieri. Erano 1.603 l’anno precedente.

18.941 sono le persone detenute per violazione della legge sugli stupefacenti. Erano 629 in meno l’anno precedente. Se fosse approvata la proposta di legge dell’integruppo “Cannabis legale” molte di queste sarebbero scarcerate.

Le detenute madri con figli a seguito sono 39 di cui 24 straniere. 43 i bambini sotto i 3 anni in carcere con le loro mamme. Erano 33 le mamme e 35 i bambini il 30 giugno del 2015.

Nella parte di popolazione detenuta per la quale l’indagine è stata effettuata (per quasi la metà non ci sono dati al proposito), 514 erano i detenuti laureati al 30 giugno 2016, ma i tassi di alfabetizzazione sono ancora molto bassi. 16.203 avevano un diploma di scuola media inferiore mentre 5.720 solo un diploma di scuola elementare. 1.103 i detenuti senza alcun titolo di studio e addirittura 593 gli analfabeti.

Erano addirittura 689 gli ultrasettantenni che ipoteticamente potrebbero avere la detenzione domiciliare.

Rispetto a chi è nel sistema penitenziario si calcola che oltre il 50% dei detenuti assume terapie farmacologiche per problemi psichiatrici. La normativa prevede la creazione di appositi servizi di assistenza psichiatrica in carcere e l’apertura di reparti di “Osservazione psichiatrica”, sezioni specializzate nell’osservazione e nella cura dei detenuti affetti da patologie psichiatriche per stabilire la loro compatibilità con il regime penitenziario.

Antigone ha avviato una attività di osservazione specifica rilevando una situazione molto critica.

Lo strumento del trasferimento in un “reparto psichiatrico” è utilizzato in modo indebito e poco trasparente. In generale, si ha la percezione che questi reparti vengano usti come “valvole di sfogo” per ospitare (e contenere) detenuti problematici (ma senza patologie psichiatriche conclamate) che hanno problemi di convivenza nelle sezioni ordinarie.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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