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Carcere a 7 anni d’età? Sì, si può. Negli Stati Uniti

La notizia, rimbombando, travalica l’Oceano, trovando spazio anche in alcuni nostrani organi di informazione.

Un bimbo di sette anni, “abbronzato”, stile Obama, almeno così pare dalle foto pubblicate, accusato di furto di 5 dollari - si suppone banconota – viene prelevato dagli sceriffi e, a suon di dispiegate sirene, portato in cella.

Luogo del delitto: i giardinetti della scuola, ubicata nel quartiere denominato Bronx, a New York.

La dinamica del “trafugamento” sarebbe avvenuta durante una partita di calcio da parte di diversi baldi bimbetti della scuola. Scoppiata una lite, i fieri addetti della scuola, “terrorizzati” dalla forzuta mischia in corso, invece di intervenire sui pargoli che per ovvietà naturali di cose oscillano tra “l’un metro e un metro e dieci”, chiamano il pronto intervento della polizia.

Gli aitanti forzuti a “stelle a strisce”, evidentemente pensando di essere in zona di combattimento… ”benedetti” droni che annebbiano il cervello, acchiappano il pargolo “accusato”, lo infilano in macchina portandolo in caserma. Lì lo chiudono in una cella di sicurezza, e, a maggior difesa della loro incolumità, lo fissano al muro con le manette ai polsi (è da supporre che negli States utilizzino diavolesche manette “flessibili”, da adattare a tutti i diametri di polso).

Lo tengono così per quattro ore.

Per liberarlo è necessario l’arrivo della mamma che ha energicamente protestato. Ora ha chiesto 250 milioni di dollari di risarcimento.

Proprio cose “turche”.

No, americane! Dal tanto osannato “faro di democrazia e libertà”.

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