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Capodanno a Cialtronia

E’ iniziata la competizione tra Libero e il Giornale su chi riesce a ficcare più escrementi nel ventilatore, dirigendone il flusso pressoché ovunque tranne che verso il Caro Leader, s’intende. Segnaliamo il pregevole editoriale contro Gianfranco Fini a firma di Maurizio Belpietro, che dall’arrivo di Vittorio Feltri in viale Majno ha evidentemente tratto nuova linfa melmosa.

Tra sentito dire, auto-attentati del presidente della Camera e confessioni videoregistrate di mignotte emergenti siamo entrati in un nuovo livello escrementizio del dibattito pubblico italiano. Il Giornale di Sallusti & Santanché tenta di replicare, nel tentativo di non farsi soffiare copie e lettori, e ne esce quello che a prima vista parrebbe un tentativo di difesa di Fini che per estensione abbraccia anche il Cav, ma restiamo lontani della fantasmagoria del dinamico duo di Libero: “Dopo i casi D’Addario e Ruby, un’altra storia architettata per ricattare un uomo delle istituzioni”. Può essere, ma i casi D’Addario e Ruby sono sufficientemente provati e comprovati, mentre quello della zoccola Rachele è tutto da verificare. Singolare che Fini, che in condizioni normali per Sallusti è poco più che un pendaglio da forca, divenga ora “uomo delle istituzioni”. Orwell rules, evidentemente.

Il Giornale preferisce dunque la sobrietà, e prende a martellare Fini come esponente di una Casta indecente che moltiplica lo spazio vitale a disposizione dei deputati, con somma gioia dell’immobiliarista di turno. Insomma, un attacco “tradizionale”, che forse per questo motivo non produrrà onde nello stagno di questa Italia distratta dal fine anno, e verrà sovrastato dal frastuono dei botti di Feltri e Belpietro. Geniale opera di Alessandro Gilioli, che riproduce il testo dell’editoriale di Belpietro, adattandolo. Da questo giornalismo intestinale presto originerà il generatore automatico di merda, una variante del panem et circenses per far svagare i sudditi. Resta la domanda: riusciranno i sudditi medesimi a riconoscere la natura ludico-trash del belpietrismo infeltrito oppure, dopo le zoccole, avremo pure uno zoccolo duro di credulità uguale e contraria a quella che da tempo immemore imperversa a sinistra, nelle forme più eleganti e sobrie del cospirazionismo davanziano?

Nel frattempo, i giornali destri lanciano la successione al trono di Arcore, provincia di Pyongyang. Frattini? Alfano? Gelmini? Chi può dirlo. Ma soprattutto, le pecore accorreranno in massa a votare l’unto al quadrato (in quanto Unto/a dall’Unto), oppure finirà tutto con una pernacchia siderale? E ancora: la parentopoli romana avanza, il povero Alemanno sta passando rapidamente dal fascio allo sfascio, ma qualcuno sta già lavorando alacremente per riportare alla luce i fasti sinistri nell’Urbe rutelliana e veltroniana. Ricordate il motto del regime? “E loro, allora?“. Allora ricordate anche che questa tecnica serve per fare in modo che ognuno di voi si precipiti a sbraitare contro la tribù nemica, per non cambiare assolutamente nulla ai piani superiori del castello. Ma volete mettere il divertimento del Principe bipartisan mentre guarda i cortigiani che rotolano nel fango ed in altra sostanza organica, accapigliandosi? Meglio delle monete roventi del Marchese del Grillo.

Menzione d’onore per la querelle che sta sviluppandosi tra Paolo Flores D’Arcais e Antonio Di Pietro, che ci consente di aprire un inciso sui “sondaggi” realizzati dai media. Che ovviamente non servono metodologicamente a nulla, (prendete nota, amici di SkyTg24), se non ad alimentare il bar sport a cielo aperto che è ormai diventato questo paese. Il palleggio tra il trebbiatore di Montenero ed uno dei peggiori “intellettuali” della peggiore sinistra italiana è da incorniciare per il vuoto autoreferenziale che esprime. Fermo restando che l’Idv è un partito padronale con pessimi criteri di selezione del proprio personale politico. Cioè è un Pdl-Forza Italia di centrosinistra, per essere chiari.

E andiamo avanti, ricordate di uscire di casa con sacchetto e paletta.

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