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Cancro e sesso: quali effetti sulla sessualità e sulla coppia?

Quando una malattia come il cancro entra nella vita di una persona non può fare a meno di stravolgerla totalmente. Come un fulmine a ciel sereno irrompe mettendo in crisi non solo la realtà del malato ma anche quella di coloro che ad egli sono legati. Ma quali sono, nello specifico, gli effetti della neoplasia all’interno di una coppia? Come l’esperienza della malattia e le sue conseguenze si manifestano nell’individuo? E nel suo compagno/a?

Sembra che, per la maggior parte degli individui, le reazioni alla malattia, sia nel caso di chi ne è affetto sia nel caso di chi si trova al suo fianco, siano genere specifiche. Uomini e donne potrebbero avere reazioni diverse nella medesima circostanza. Gli uomini tenderebbero a minimizzare il proprio stato di malattia o eviterebbero tentativi di cercare aiuto e cure dal partner, probabilmente a causa di stereotipi culturali che vedono la figura maschile come caratterizzata autosufficiente e forte. Le donne, invece sembrerebbero più consapevoli e attente al proprio stato di salute. Questo si rifletterebbe anche nelle cure, dove nel caso degli uomini vi sarebbe un approccio alla malattia del coniuge più improntato alla minimizzazione mentre nel caso delle donne si tenderebbe ad una vera e propria “immersione” nel vissuto di malattia del partner (Umberson et al., 2016).

Secondo Burg e colleghi (2015) tra le principali insoddisfazioni presenti, anche a distanza di anni dalla completa remissione della malattia, negli individui affetti da neoplasia, svetterebbe l’area relativa ai problemi fisici derivanti da tale condizione. I pazienti riferirebbero, dunque, di avvertire maggiori difficoltà nel confrontarsi con il dolore, gli effetti collaterali delle cure, il riguardo e il mantenimento del proprio corpo e le disfunzioni sessuali che spesso ne derivano.

 Capita, inoltre, che successivamente alla malattia del coniuge, nella coppia avvengano veri e propri stravolgimenti, ad esempio è frequente che il partner sano si tramuti in vero e proprio caregiver del malato. Per non parlare degli effetti collaterali dei trattamenti che possono incidere enormemente sulla sessualità del singolo e della coppia. Le ripercussioni del tumore e delle tecniche di cura impiegate sono sia fisiche che psicologiche che relazionali.

A seguito di una diagnosi di tumore, l’obbiettivo principale diviene la sopravvivenza stessa alla malattia che alcune volte potrebbe venire del tutto anteposta agli altri aspetti della vita dell’individuo.

Si tende, così, a sottovalutare la percezione che l’individuo ha del proprio corpo e della propria persona e di come si percepisce nella sua totalità dalla diagnosi in poi.

Spesso, infatti, una neoplasia comporta delle considerevoli trasformazioni dal punto di vista fisico che tendono ad incidere sullo schema corporeo della persona causandole uno squilibrio. È questo il caso del cancro al seno, dove le cicatrici e i cambiamenti a livello di una zona così importante per la propria femminilità, nonché zona erogena, hanno conseguenze significative per le donne nell’identificarsi come attraenti. Gli effetti di simili cambiamenti possono protrarsi anche per anni dalla remissione (Katz, 2011).

Nel breve termine, invece, l’esperienza di affaticamento e debolezza e il dolore, portano ad un calo della libido e a difficoltà nella penetrazione (dispareunia). Il trattamento chemioterapico può comportare una diminuzione della lubrificazione vaginale, dolore e difficoltà nel raggiungere l’orgasmo (ibidem).

L’invasività di alcune terapie causa forte distress nell’individuo, per non parlare delle conseguenze devastanti che alcuni tumori all’apparato riproduttivo possono procurare: ne sono esempi eclatanti la menopausa indotta, in soggetti anche molto giovani, e la possibilità di divenire sterili. Questo può avere forti ripercussioni sulla coppia (Emilee et al. 2010).

Ma cosa accade, invece, al partner che si ritrova al suo fianco? L’84% dei partner di soggetti aventi un cancro all’apparato riproduttivo, ad esempio, ha riportato un impatto della malattia sulla propria vita sessuale in più aspetti. Le principali cause di cambiamento sono dovute ai trattamenti e alla stanchezza cronica che affligge i pazienti. Quando una donna, ad esempio, percepisce un migliore adattamento del partner ai cambiamenti che la malattia ha comportato vengano esperiti un miglior senso di benessere e una minor angoscia. Nonostante molti soggetti abbiano riportato vissuti di tristezza, rabbia e la sensazione di sentirsi rifiutati, altri hanno riportato un miglior senso di benessere per via di un buon adattamento del partner alla malattia. Alcune coppie riferiscono un miglioramento dell’intimità emotiva tra i due (Katz, 2011).

Per quanto riguarda le giovani donne di età inferiore ai 50 anni, è emerso che una diagnosi di cancro al seno è vissuta in modo maggiormente negativo rispetto alle donne più adulte. Ad esempio le giovani donne continuano a sperimentare dei sintomi anche dopo il trattamento. Alcune donne hanno riferito di avvertire imbarazzo nei confronti del proprio corpo anche a distanza di cinque anni dalla remissione della malattia (ibidem).

Per quanto concerne il versante maschile, in situazioni come, ad esempio, il cancro alla prostata vengono sperimentati forti vissuti negativi in merito alla conseguente incontinenza e al possibile insorgere di una disfunzione erettile, sia come conseguenza dell’asportazione chirurgica della prostata, sia a causa delle terapie a cui il paziente viene sottoposto. Le terapie ormonali ad esempio, interferiscono con la produzione di testosterone, inibendola. Tra gli effetti collaterali è possibile riscontrare anche perdita del desiderio.

Un’altra tipologia di tumore che può avere conseguenze estremamente negative sulla vita sessuale dell’uomo è il tumore al testicolo, che di per sé non sembra incidere sulla vita sessuale del paziente, ma che in realtà, in certe circostanze, può causare infertilità. Elemento impossibile da tralasciare se si considera che il tumore al testicolo ha un’incidenza maggiore tra individui anche molto giovani (20-40 anni).

In uno studio condotto negli Stati Uniti nel 2015 da Umberson et al., si è, inoltre, evidenziato un differente pattern di approccio alla malattia e alle cure tra coppie eterosessuali ed omosessuali. Si è riscontrato, a seguito di un’intervista, che spesso le coppie omosessuali si presentavano come “concordanti” nei pattern impiegati nell’approcciarsi alla malattia. Mentre le coppie eterosessuali si presentavano più spesso come “discordanti” ovvero mostravano, spesso, approcci alla malattia e modalità di cura opposte.

Secondo Scott e Kayser (2009) gli interventi che si focalizzano sulla coppia anziché sul singolo paziente hanno effetti migliori. Tra gli interventi proposti dagli studiosi, ad esempio, vi erano: fornire informazioni su diagnosi e trattamento alla coppia, promozione del sostegno reciproco e tecniche specifiche di terapia sessuale.

Una rete d’appoggio a supporto del malato oncologico è dunque fondamentale. Proprio perché il cancro si insinua in ogni aspetto della vita dell’individuo risulta necessario non trascurarne alcun ambito.

A cura della tirocinante IISS: Claudia Isaia

Tutor: Davide Silvestri

 

Bibliografia:

  • Burg, M. A., Adorno, G., Lopez, E. D., Loerzel, V., Stein, K., Wallace, C., & Sharma, D. K. B. (2015). Current unmet needs of cancer survivors: Analysis of open‐ended responses to the American Cancer Society Study of Cancer Survivors II. Cancer121(4), 623-630.
  • Emilee, G., Ussher, J. M., & Perz, J. (2010). Sexuality after breast cancer: a review. Maturitas66(4), 397-407.
  • Katz, A. (2011). Breast cancer and women’s sexuality. AJN The American Journal of Nursing111(4), 63-67.
  • Scott, J. L., & Kayser, K. (2009). A review of couple-based interventions for enhancing women’s sexual adjustment and body image after cancer. The Cancer Journal15(1), 48-56.
  • Umberson, D., Thomeer, M. B., Reczek, C., & Donnelly, R. (2016). Physical illness in gay, lesbian, and heterosexual marriages: Gendered dyadic experiences. Journal of health and social behavior57(4), 517-531.

Sitografia:

http://www.airc.it/cancro/dopo-cura...

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