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Cambiano i governi ma in Colombia chi difende i diritti umani è sempre in pericolo

In Colombia, nonostante passino gli anni e cambino i governi, le persone che difendono i diritti umani sono sempre in pericolo. Non c’è autorità che si prenda cura di loro, non c’è provvedimento che le protegga efficacemente.

I numeri resi noti dall’ufficio del Difensore civico sono sconcertanti: 199 omicidi nel 2020, 139 nel 2021, 197 nel 2022. Quelli del 2023, riferiti ai primi nove mesi dell’anno, li ha forniti l’Istituto di studi per lo sviluppo e la pace: 127 omicidi.

In un rapporto diffuso il 9 novembre, Amnesty International ha esaminato le politiche degli ultimi due anni di presidenza di Ivan Duque e il primo anno di presidenza Gustavo Petro. Non è cambiato nulla.

Sarebbe necessario, secondo le organizzazioni per i diritti umani, affrontare le cause strutturali della violenza contro coloro che difendono i diritti umani, privilegiare la protezione collettiva più che fornire tutele alle singole persone, riconoscere che ci sono gruppi più a rischio, perché storicamente discriminati e marginalizzati: donne, persone Lgbtqai+, popoli nativi, comunità rutali e persone afro-discendenti.

(Nella foto, la comunità di San José de Apartado, tra le più colpite negli ultimi decenni)

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