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Calcio: i giovani in Italia sono scarsi

Guardando le partite di questo Pato e quel Giuseppe Rossi, parte la solita e stolida domanda: a parti invertite sarebbe lo stesso? Mi spiego. In Italia si inizia a segnare davvero dai 24 anni in poi, non riesce ad emergere da anni ormai nessun goleador giovanissimo. E per emergere, intendo fare almeno una decina di gol a campionato. E non può essere il solito problema della gerontocrazia italica, perché molti campioncini in erba arrivano da noi e non solo fanno fatica, ma sembrano scarsi.

Coutinho all’Everton che campionato avrebbe fatto? Questa è una domanda da porsi e su cui riflettere. Il campionato italiano non è una landa per giovani per due motivi: non serve la velocità di punta e le partite sono troppo gestite dagli arbitri.

Con i terzini bloccatissimi (solo in Italia il 2 e il 3 spingono cosi poco) e il centromediano sempre più schermo difensivo, le difese occupano totalmente gli spazi e gli uno contro uno, dove può emergere il passo rapido nel breve si contano sulle dita monche di una mano.

Secondo atto: in Italia,come in nessun altro posto del mondo l’arbitro di calcio è l’odiato possessore delle leggi del gioco, mentre in Inghilterra ad esempio è un semplice supervisore. Agli imberbi, gli arbitri italiani non garantiscono nessun occhio di riguardo, mettendo in pratica un nonnismo da caserma che non ha eguali (stessa situazione: Drogba in Inghliterra e Totti in Italia sfanculano la giacchetta, chi mi dice che succede? E se a sfancularlo qui è Babacar?).

Pato gioca male, sulle piste di Ibrahimovic che vuole e corsie tutte per sé. Ma non è solo questo: giocare da giovani in Italia è troppo difficile rispetto ad altre realtà, ed è per questo che le medie età campioni d’Italia sembrano un ospizio. Si vince sono dal 30 in poi.

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