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Crisi politica o democratica?

"Non bisogna confondere la crisi della politica con la crisi della democrazia" e bisogna trovare un punto di riferimento nelle istituzioni "che hanno bisogno del necessario rispetto". "Per non perdere il senso delle fondamentali istituzioni e giungere a giudizi più ponderati, è fondamentale il riferimento alla realtà delle istituzioni e quindi alla cultura delle istituzioni". Queste sono parole del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano pronunciate nel suo intervento alla cerimonia di inaugurazione dell’archivio storico del Quirinale.

Giuste le sue affermazioni ma non potevo sottrarmi di rispondere a ciò che da tempo predico inascoltato ma condiviso da uomini e donne amanti della giustizia sociale e della democrazia, quella vera e che per alcuni aspetti è in pericolo appunto per una politica ridicolizzata non dai comici, almeno loro fanno ridere ma da coloro che in essa ci vivono e ci sguazzano come tanti onnivori insaziabili.
 
Ne è comprovante la corruzione all’interno della Pubblica Amministrazione, che a detta della Corte dei Conti è un fenomeno "rilevante e gravido di conseguenze in tempi di crisi". La Corte, fra l’altro, ritiene che possa superare i 50-60 miliardi di euro l’anno, come stima il Servizio anti-corruzione e trasparenza del ministero della pubblica amministrazione. Si tratta - dice il procuratore generale - Furio Pasqualucci di "una vera e propria tassa immorale ed occulta pagata con i soldi prelevati dalle tasche dei cittadini".
 
Come al solito sappiamo il peccato ma non i peccatori difatti è vero che cambiando l’ordine degli addendi, la somma non dovrebbe cambiare e uso il condizionale perché in Italia anche la matematica, in mano ai politici, sta diventando un’opinione ma è anche vero che in una vera democrazia occorrono leggi severe per tutti a cominciare da chi amministra la cosa pubblica e non solo per i rom o i lavavetri. Ma conviene ai legislatori fare delle leggi contro se stessi o contro i propri amici? Questo mi fa pensare ad un’utopica democrazia che, certamente vogliono le persone oneste ma non chi vive di corruzione e di imbrogli e che con la politica guadagna milioni.
 
Come può il popolo credere nelle Istituzioni se all’interno di queste esistano corrotti e corruttori, ricattati e ricattabili che raramente si fanno scoprire e quando qualche Magistrato apre e lavora su delle inchieste alla fine, terminano sempre o quasi a “taralli e tarallucci”? E come si fa a credere in una democrazia ove in alcune città le prostitute sono perseguitate, quando altri, quasi insegnano ai nostri figli di essere loro clienti e con una stampa e TG che gli vanno dietro dimenticandosi dei problemi reali del Paese.
 
Complimenti a tutti i TG nazionali. Bravi! Si continui a parlare delle amiche di Berlusconi e non per esempio della crisi della chimica che attraversa tutto il paese? Ma forse il 24 di questo mese, non è passato nessun giornalista davanti Palazzo Chigi… Nessuno che abbia visto gli operai in corteo, nessuno. Perché, si chiede la moglie di un operaio del petrolchimico di Porto Torres, che a breve chiuderà i cancelli, neanche un TG ha parlato di un problema cosi ampio? Forse non hanno nessun parente o amico o conoscente che sta per perdere il posto di lavoro! O forse l’ENI è troppo potente...
 
E chi ha visto a Napoli, In fila per ore e sotto al sole, per un provino X Factor, centinaia di aspiranti pop star, che hanno messo alla prova la loro resistenza prima di essere ascoltati dagli esperti del programma? Nessuno! Sembravamo quando anni fa si facevano certi concorsi. Mi viene il dubbio se allora ci fosse più democrazia di oggi e la politica fosse una cosa seria e non soltanto certamente una buffonata.
 
Certo non si può generalizzare ma quando in un ufficio pubblico si lasciano funzionari che fanno e disfanno a loro piacimento e interpretano la democrazia come libertà di agire indisturbati, fregandosene di tutto e di tutti , per fare i loro tornaconti personali o quelli del politico di turno, non si può chiedere al popolo di credere ne alla politica ne a questa democrazia che continua a macchiare le Istituzioni.
 
Una frase del giornalista Giuseppe Fava, ripresa recentemente anche dall’on. Di Pietro e mai smentita da nessuno - “la mafia è dentro le istituzioni” - dovrebbe far pensare, non soltanto coloro che stanno a destra o a sinistra ma tutti.

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