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Corrida: show o massacro?

Una manifestazione crudele

Sono stato l’altro giorno in Spagna per un viaggio di piacere. Ne avevo bisogno perchè ultimamente ho trascorso un periodo piuttosto monotono e avevo bisogno di distrazione.

Ho visto cose bellissime in una Spagna giovane, allegra, colorita e tradizionale.
Giunto a Siviglia, tra le immancabili serate di "flamenco" e le consuete visite alle piazze e musei cittadini, e alle chiese sempre meravigliose, ho messo in conto di assistere ad un altro tipo di spettacolo, folcloristico e tradizionale, molto amato in Spagna, quale è la "corrida".

Mi sono detto che almeno una volta nella vita bisogna assistere a questa tradizione, presente nel bacino mediterraneo sin dal secondo millennio a.C., e considerato in Spagna un evento socio-culturale e artistico di grande importanza.

Per chi non la conoscesse, ogni singola fase (tercios) della corrida viene eseguita secondo alcune "regole d’arte", gelosamente custodite dagli addetti ai lavori.

Nelle prime due "tercios" i toreri si esibiscono in alcune figure artistiche aizzando il toro con il "capote", tormentandolo con le "banderillas" e, in groppa ad un cavallo ben protetto, infliggendogli con la picca vigorosi colpi nelle parti più vitali.


Nella terza ed ultima fase, quando il maestro torero si toglie il "montana" (classico berretto da torero) e, rivolto alle autorità presenti, chiede di proseguire la festa usando la rossa "muleta" sino alla fine, il povero toro, ansimante e sfinito, fa fatica anche a reggersi sulle zampe.

Uno spettacolo veramente crudele ed insensato, che nasconde, dietro lo show e le sceneggiate folcloristiche, un vero e proprio massacro.

Ben sei tori sono stati uccisi quella sera, tra gli applausi, le urla eccitate, e l’incredibile entusiasmo di una folla che pareva quasi assetata di sangue.

Sono uscito dalla "Plaza de toros", sgomento e amareggiato, col fermo proposito di non tornarvi mai più. Sentivo un disagio crescente dentro di me per essermi unito a quella folla con l’intento di assistere festosamente alla celebrazione della morte lenta e dolorosa di un animale. Per il macabro gusto di vederlo soffrire mentre lotta disperatamente per la vita.

Mai, prima di quel momento, mi sono sentito tanto solidale con gli "animalisti" di tutto il mondo. Mai, come in quel momento, mi sono sentito fiero di essere italiano, perchè sono certo che la maggior parte degli italiani condividono la mia opinione.

Pur comprendendo che si tratta di manifestazioni in omaggio alla cultura e alla tradizione, come mai è possibile che, all’inizio del terzo millennio, la "civilissima" Spagna di Zapatero, la Spagna delle conquiste sociali più avanzate, non possa fare a meno di simili crudeltà ?

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