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COP24: ultima chiamata?

Il clima non è un gioco d'azzardo, è un problema serio che riguarda tutti i cittadini, ma non allo stesso modo: per alcune persone la differenza di mezzo grado sopra o mezzo grado sotto è davvero una questione di vita o di morte.

La Conferenza delle Parti (COP), relativa alla Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, si riunirà nel mese di dicembre in Polonia con l’obiettivo principale di completare le linee direttive per far sì che gli Accordi di Parigi siano completamente operativi. È inoltre necessario tracciare un bilancio sui risultati già raggiunti dai Paesi in maniera collettiva per rispettare gli obiettivi di Parigi, per programmare coerentemente il livello di azione negli anni futuri.

Le varie parti saranno vincolate alla presentazione di una proposta sul tavolo dei negoziati. Va ricordato che, ad oggi, 181 paesi hanno ratificato la loro disponibilità a mantenere l'aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2 gradi rispetto ai livelli pre-industriali, limitando l'aumento a 1.5 gradi. I ministri dell'ambiente di tutti gli Stati membri della Comunità europea sono impegnati in questi giorni nella discussione di una posizione congiunta per la COP.

In questo contesto è stato presentato, il giorno 8 ottobre in Corea del Sud, il nuovo report speciale del Panel of Experts of the United Nations Climate (IPCC).

Il rapporto copre, da un lato, la valutazione esaustiva degli impatti dei cambiamenti climatici in uno scenario di aumento della temperatura di 1.5 gradi e, d'altra parte, presenta un pacchetto di azioni indispensabili per mantenere la temperatura globale alla fine del secolo al di sotto di questa soglia.

Sebbene sia sicuramente lodevole che il rapporto descriva in modo così dettagliato gli impatti dei cambiamenti climatici, e la necessità di eliminare i combustibili fossili, può suscitare qualche diffidenza la presentazione di alcune proposte volte al reindirizzamento della situazione.

Più di una perplessità, all’interno della stessa comunità scientifica, accompagna la proposta di affidamento a tecnologie non provate la riduzione della concentrazione di carbonio nell’atmosfera. Alcuni scenari ipotizzati contemplano l'uso di metodi sconosciuti, e potenzialmente rischiosi, come il Bio-energy with carbon capture and storage (BECCS), una vera star per i sostenitori della ingegneria del clima. Diversi studi attestano però che queste misure non solo non garantirebbero una riduzione delle particelle di carbonio nell'atmosfera, ma genererebbero anche altri problemi aggiuntivi, specialmente tra le popolazioni più povere. Il clima non è un gioco d'azzardo, è un problema serio che riguarda tutti i cittadini, ma non allo stesso modo: per alcune persone la differenza di mezzo grado sopra o mezzo grado sotto è davvero una questione di vita o di morte.

Ad ogni modo il rapporto dimostra anche come l'aumento della temperatura possa essere mantenuto al di sotto di 1.5 gradi senza fare affidamento a geoingegneria, compensazioni ambientali e altre soluzioni “rattoppo”. È fondamentale mantenere la consapevolezza che la strada verso un orizzonte sicuro ed equo non può che passare per un graduale ma inderogabile stop all’estrazione e combustione di fossili. E ciò sarà possibile solo se si avrà la capacità, ma soprattutto la volontà, di fermare i flussi di investimento pubblici in progetti di energia non pulita, che ancora risultano preponderanti in maniera allarmante.

 In buona sostanza il rapporto dell’IPCC certifica scientificamente quanto già sapevamo e temevamo: in questo momento siamo in uno stato di emergenza climatica e abbiamo i dati che lo dimostrano, ora è necessaria l’azione.

Le politiche che adotteremo in questo decennio determineranno il nostro futuro, e solo una perfetta integrazione di politica ambientale, sociale ed economica sarà in grado di evitare il punto di non ritorno.

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