CIE, Carta Identità Elettronica: quando è il cittadino al servizio della burocrazia… ‘informatizzata’, e non viceversa!
Il cittadino, almeno quello che paga le tasse fino all’ultimo centesimo, avrebbe diritto ad una burocrazia efficace ed efficiente e a procedure informatiche che facilitino il suo vivere quotidiano. Macchè! In questo strano paese – destra, sinistra o centro al governo – accade l’esatto contrario.
Un esempio su tutti: la CIE, la carta d’identità elettronica.
Chi deve richiederla, almeno qui a Roma, la capitale d’Italia, si prepari ad una vera e propria corsa ad ostacoli.
Non provate neppure a recarvi di persona al Municipio di riferimento, perchè vi diranno che ricevono solo per appuntamento e che l’appuntamento va preso sull’apposito portale internet gestito dal Ministero dell’Interno.
Ora – dato per scontato che tutti i richiedenti dispongano di un computer, di un collegamento internet, dello Spid e delle giuste competenze informatiche – si passa alla tastiera e qui inizia il calvario: tutte le sedi dei municipi non risultano disponibili nelle ore diurne e quindi, su consiglio degli impiegati comunali, bisogna aspettare, come Cenerentola, la mezzanotte passata sperando che alle luci dell’alba si liberi qualche posto in un municipio che non stia all’altro capo del mondo!
Una volta trovato un posto libero si procede con la prenotazione, ma non è il cittadino a decidere la data e l’ora, ma l’applicativo, con orari che costringono il richiedente a prendere un giorno di ferie e comunque a perdere una giornata di lavoro, nella speranza che nel fatidico giorno dell’appuntamento tutto vada per il meglio e che i computer del Comune non facciano le bizze!
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