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Brasile | Rio de Janeiro: tornano a intensificarsi le proteste di fronte alla grave crisi dello Stato

Nello Stato di Rio de Janeiro, a fronte della più grossa crisi di governo, i dipendenti pubblici intensificano le proteste davanti all’Assemblea Legislativa, dove nelle scorse settimane sono state votate misure per riequilibrare i conti dello stato. Queste misure colpiscono direttamente i diritti dei lavoratori.

di Valdir Silveira

Il principale motivo dello squilibrio dei conti pubblici è stato l’uso illegittimo di esenzioni fiscali e il condono di multe alle grandi imprese private che, per esempio, forniscono servizi come i trasporti e la salute pubblica.

Nel corso dell’anno si erano già verificati ritardi sistematici nel pagamento degli stipendi dei dipendenti. Le proteste ricorrevano frequentemente, e sono culminate con l’installazione di reti tutto intorno al Palazzo Tiradentes (sede dell’Assemblea Legislativa) per contenere l’avanzamento delle manifestazioni verso la Camera. Tuttavia il 6 dicembre, momento in cui si è prodotto un atto unitario, il confronto tra manifestanti e polizia ha raggiunto una maggiore intensità.

Tutte le foto che seguono sono state scattate durante la dispersione dell’atto. Non erano tutti funzionari quelli che si sono scontrati con le truppe d’assalto, ma passanti che hanno aderito al confronto per rifiuto alla politica dello stato. Sono state utilizzate “tattiche black bloc” (distruzione di vetri e finestre di banche e aziende). I manifestanti erano molto decisi e non sono fuggiti di fronte alla polizia che sparava gas lacrimogeni e palle di gomma. Nelle strade vicine all’Assemblea sono stati incendiati cassonetti, sacchi e sacchetti di spazzatura per limitare la circolazione dei camion blindati, i Caveirões.

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Foto: Valdir Silveira/Pressenza

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Foto: Valdir Silveira/Pressenza

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Foto: Valdir Silveira/Pressenza

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Foto: Valdir Silveira/Pressenza

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Foto: Valdir Silveira/Pressenza

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Foto: Valdir Silveira/Pressenza

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Foto: Valdir Silveira/Pressenza

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Foto: Valdir Silveira/Pressenza

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Foto: Valdir Silveira/Pressenza

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Foto: Valdir Silveira/Pressenza

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Foto: Valdir Silveira/Pressenza

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Due fatti che meritano di essere sottolineati:

  1. 10 poliziotti delle truppe d’assalto si sono ritirati dal confronto e sono stati immediatamente presi. Nelle ultime manifestazioni già altri due soldati avevano smesso di partecipare alla repressione.
  2. Durante il caos dello scontro molti passanti sono rimasti, seguendo gli avvenimenti che si sono susseguiti dalle 14 fino alle 19 passate. E’ la prima volta che vedo scontri “con platea”.

Si è trattato di un atto molto impattante e il messaggio per cui non ci sarà rassegnazione di fronte alla perdita di diritti è rimasto chiaro. La cosa può non esprimersi come speriamo… ma è meglio che la totale alienazione e sottomissione di fronte all’assurdo.

Il 12 dicembre c’è stata un’altra protesta, questa volta senza scontri. Inoltre sono state consegnare rose alle truppe d’assalto. Tutti sappiamo che la crisi dello stato colpisce direttamente le forze di polizia militari, che sono servitori dello stato. Aprendo una parentesi: le loro condizioni di lavoro sono precarie e le morti durante gli scontri con i trafficanti sono molte. Recentemente un elicottero della polizia militare è caduto durante un’operazione, uccidendo l’equipaggio. La successiva indagine non ha trovato segni di proiettili, cosa che porta a credere che sia caduto per un guasto meccanico. Non sarà una sorpresa se nell’arco di alcuni mesi la perizia concluderà che il velivolo stava volando in condizioni precarie.

Tornando alle proteste, sicuramente ce ne saranno altre, soprattutto il 13, dopo l’approvazione da parte del Senato, l’ultimo giorno, della PEC55¹ che congela gli investimenti nei servizi pubblici per 20 anni.

Nonostante questo contesto che annuncia un oscuro futuro, scommetto che questa crisi stimolerà un senso collettivo sul fatto che stiamo sulla stessa barca danneggiata. Questo è un punto di partenza potente… capace di unire i settori svantaggiati intorno a una causa comune, che spero si approfondisca in un’atmosfera di relazione sociale solidale e in un interesse verso questioni politiche fondamentali: identificare chi milita a favore degli oppressi, dei lavoratori, di chi mette in discussione il sistema, di quelli che quotidianamente lottano contro la violenza, di quelli che lottano a favore di servizi pubblici migliori…

In definitiva si tratta di aspirazioni, tuttavia bisogna averle chiare affinché ci portino molto più in là di una semplice critica alla corruzione, quotidianamente diffusa dai media.

 

¹PEC55: Proposta di Emendamento Costituzionale 55/2016

 

Traduzione dallo spagnolo di Matilde Mirabella

Questo articolo è stato pubblicato qui

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