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 Home page > Attualità > Politica > Bossi e il caso Papa. Se questo è uno statista

Bossi e il caso Papa. Se questo è uno statista

Sulla vicenda dell'arresto di Papa, il Senatùr si è pronunciato coprendo l'intero spettro di scelte disponibili: sì, no, forse.

Una garanzia per un Paese che richiede di prendere la decisione giusta, in modo chiaro e in breve tempo.

Appare evidente che per un caso sicuramente rilevante da un punto di vista etico, ma certamente meno importante della crisi economica e finanziaria che il nostro Paese sta attraversando, il principale alleato del Premier nonché capo di una delle coalizioni di Governo ha le idee a dir poco confuse.

In soli tre giorni Bossi è riuscito a cambiare idea tre volte, passando dal giustizialismo più netto ("in galera!") ad un improvviso garantismo ("mai le manette prima del processo"), per poi tornare alla linea dura mitigata però dal dubbio e da una buona dose di "ponziopilatismo" ("ai deputati libertà di scelta secondo coscienza").

Mi ricollego a quanto il Corriere ha pubblicato sull'argomento: date, titolo e link all'articolo.

15 luglio: Sì all'arresto di Papa, la Lega si astiene. La Giunta della Camera dà il via libera. I deputati Pdl abbandonano i lavori. Bossi: «In galera»



16 luglio: Bossi ha cambiato idea e si è detto «convinto che le manette non vanno messe mai se prima non facciamo il processo».


17 luglio: Bossi: «La Lega è per l'arresto di Papa» Il senatùr in un comizio torna sul caso P4. Ma aggiunge: «Qualche dubbio ce l'ho, prima va fatto il processo»

Se questo è il criterio con cui la Lega e il resto della maggioranza prendono le decisioni riguardanti il nostro Paese, l'economia e le riforme, e che hanno un sicuro impatto mediatico, non c'è da stare allegri.

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