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Borghezio? Borghezio chi?


Tutti avrete sentito le esternazioni del leghista Borghezio a proposito degli Abruzzesi. Ebbene, non mi toccano. E non me la sento neanche di controbattere. Non è questa la pubblicità o la visibilità della quale abbiamo bisogno. Oggi abbiamo bisogno solo di fatti concreti. Dopo due anni di immobilismo. E scagliarsi contro chi ha già ampiamente dato dimostrazione della propria grossolana pochezza, e sprecare con lui energie e rabbia, non fa altro che allontanarci dagli obiettivi che dovremo prefiggerci.

L'Aquila è ferma, bloccata, allo sbando. E questo dipende anche dai cittadini. Troppo rinunciatari, paurosi. Si adeguano. Ci hanno già ampiamente tacciati di essere ingrati e cialtroni. E lo hanno fatto sulla nostra terra. Sulle nostra pelle. Sul nostro dolore. Il governo dimostra con i fatti che, ormai, L'Aquila è un capitolo chiuso. I nostri stessi amministratori tacciono, vedi il presidente della Regione, nonché commissario alla ricostruzione, Gianni Chiodi, i cittadini che si attivano da volontari sul territorio quali sporadiche frange strumentalizzate. I nostri amministratori locali, nell'anniversario del 6 aprile dello scorso anno, in un consiglio comunale farsesco, al quale erano invitati personaggi del calibro di Alemanno e Polverini, hanno gridato a noi cittadini dimostranti di vergognarci, quando rumoreggiavamo al messaggio di Berlusconi. L'ex prefetto Gabrielli, ora da controllore a controllato, promosso sul campo a capo della protezione civile, ci ha chiamati cialtroni e ci ha denunciati. Cialtroni, da sempre, siamo per l'arcivescovo Molinari. Cialtroni per il neo vice commissario Cicchetti.

Ci impediscono di avvicinarci alle nostre case. Ci ingabbiano in iter burocratici che, scientificamente, ci impediscono di ricostruire. Ci vietano la partecipazione, ci negano la trasparenza degli atti amministrativi. Siamo stati ostaggi mediatici di un governo che ha vigliaccamente speculato sulla nostra disgrazia. Mistificando la realtà che solo ora, a tratti e parzialmente, sta uscendo. Abbiamo visto arrivare per la prima volta all'Aquila i senatori del PD a luglio dello scorso anno. Per la prima volta, dopo quindici mesi dalla disgrazia, hanno visto con i loro occhi la nostra tragedia. Non la conosceva, disse l'onorevole Bersani, e si impegnò a raccogliere le firme per la nostra legge di iniziativa popolare. Non già di farsene carico, come sarebbe giusto. Ha comunque disatteso anche quella promessa. Promessa elettorale. Ci hanno preso a manganellate, a Roma, quando eravamo a manifestare pacificamente per i nostri diritti. Provano ad impedirci di partecipare ai consigli regionali e, una volta ammessi, veniamo trattati con sufficienza e disprezzo dal presidente del consesso, pescarese, abruzzese come noi, ed invitati, con disgusto e stizza, a lasciare l'aula.

Ed ora dovremmo arrabbiarci per Borghezio? Dopo che ci hanno devastato un territorio, ci hanno inquinato l'aria, ci hanno dispersi, annientati. Soffocati. Ebbene, Aquilani, diamo un segno. Facciamo vedere che siamo vivi. Non pronti solo a ricevere, grande o piccolo che sia, il piacere personale nella campagna elettorale: una realtà già in pieno atto. Ché il piacere fatto ad uno è l'ingiustizia perpetrata a danno di tutti gli altri. Alziamo il capo. La dignità si dimostra anche non soccombendo. Si dimostra non chiudendosi nel proprio dolore. Si dimostra partecipando alla cosa pubblica. Che è nostra. Non pensando solo a noi stessi. Alziamo il capo e iniziamo a pretendere di essere attori nel risollevarci dalla nostra tragedia. Smettiamola di delegare. Alle amministrazioni inefficienti, o ai pochi cittadini attivi. Io so che le persone fiere ci sono. Non usciamo timidamente allo scoperto solo quando si parla di restituzione di tasse, ché la ricostruzione della nostra città e della nostra comunità è, per noi, la cosa più importante. L'Aquila è patrimonio nostro ed è patrimonio del mondo intero. Abbiamo il dovere di salvaguardarla.

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.118) 15 gennaio 2011 08:15

    Borghezio è un signore in fortissimo sovrappeso che sparacchia stupidaggini da una vita a cui non bisogna mai dare risposte . Però in questa circostanza un fondo di verità gli va riconosciuto .E mi dispiace.

    L’Abruzzo soffre di una malattia che si chiama "meridionalità" e che puntualmente si rivolta contro i propri cittadini . Abituati a tendere la mano ,ad aspettare inerti la concessione del potere e culturalmente ancorati al bizantinismo , era quasi inevitabile che venissero uccellati da Silvio .
    Lo stato viene subito passivamente in attesa di una mano tesa da parte di chi è stato votato proprio per avere in cambio una regalia o dei favori . Questa è la mentalità meridionale e credo sia un dato incontestabile . I politici , anche quelli di opposizione , trattano il meridione senza alcun rispetto e senza alcuna considerazione perchè sanno che poi basta qualche manciata di soldi per comprarsi il loro consenso .
    Quello che sta succedendo a L’Aquila è impensabile in qualunque provincia del centro-nord del paese . I cittadini ,se ostacolati e trattati in questo modo umiliante , avrebbero travolto il potere ,bastonato le forze dell’ordine ,ci sarebbe stata una rivolta generale . Avrebbero agito comunque in barba alle ordinanze di chicchessia . Invece qui si aspetta l’intervento di sua maestà e allora ..............
    Forza e coraggio Kappa .

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