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[Book] "Il gioco della Tarantola" Ironia e originalità in un noir da divorare

"Il gioco della tarantola" di John T. Parker, Thriller avvincente e grottesco che non perde un colpo.

[Book] "Il gioco della Tarantola" Ironia e originalità in un noir da divorare

Una mia recente passione per i noir, le detective story, i thriller mi ha portato ad una serie di letture semi-convincenti (Fred Vargas, Paul Auster, Raymond Chandler), ma alla fine ho trovato un libro che mi ha convinto e appassionato veramente tanto.
 
Il libro in questione è "Il gioco della tarantola" di un autore francese conosciuto con lo pseudonimo John T. Parker, di cui si sa poco o, meglio, niente. Edito per la prima volta nel 2008 da Kowalsky, ora disponibile per la Feltrinelli.
 
La storia è grottesca.
Il medico Charles Robertson, detenuto nel penitenziario della Tarantola, a 15 km da Northill, tranquilla cittadina nella provincia di Chicago, evade. Condannato per 64 omidici di vecchiarelle signore americane, colpevoli, a parer suo, di dissanguare le casse della sanità americana, il dottore si trova nel mezzo di un rocambolesco sequestro di persona, insieme ad una "tranquilla" coppia di vecchietti.
 
Di qui, l’impacciato intervento dei vertici dell’intelligence americana per la trattativa, che cercano di sovrapporre stereotipi alla situazione, senza riuscire a rendersi conto di cosa stia accadendo davanti ai loro occhi.
 
Nel frattempo, la guerra, senza esclusioni di colpi, tra i principali network americani, per accaparrarsi le notizie più succulente, per ascoltare le opinioni di eminenti psichiatri, finti snobbatori di telecamere, in realtà ferocemente attaccati al portafogli e alla visibilità (qualche analogia con l’Italia?). Implacabile, l’informazione scava nei posti sbagliati, purché facciano share, appoggia folli movimenti di massa, rende protagonista chi non lo è e dimentica chi lo è davvero, tutto in nome di dio pagano chiamato Audience.
 
In questo modo, la sonnacchiosa e zuccherina provincia americana diventa teatro di una dissacrante e terribilmente ironica vicenda che mette alla berlina i lati oscuri della società americana. L’ossessione per il successo, la visibilità, la celebrità. La finzione che si sovrappone alla realtà, il morboso interesse per i reality, l’informazione che gonfia e snatura ogni cosa seguendo un protagonismo senza morale, lo stereopito di famiglia "per bene", cristallizzata in un perbenismo di facciata con sbarre più strette di una prigione e che cela, in realtà, rabbie represse e constrasti mai risolti. La dolce mogliettina americana del pensionato è un mostruoso capolavoro creato dalla tv, che si infila, senza alcun controllo o limite, nella case americane diventando protagonista, finestra drogata sul mondo. E che cerca di convincere che la realtà non sia quella che troviamo fuori dalla porta di casa, ma quella che vediamo passare attraverso il tubo catodico.
 
L’idea di fondo del libro è assolutamente originale. Nella lettura non ci si annoia e si vorrebbe finire di un fiato (l’ho finito in due giorni, 280 pagine).
Divertente, originale, incalzante, ironico, avvincente.
 
Potrebbe diventare un perfetto film per il fratellini più amati e venerati di Hollyhood.

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