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Berlusconi e Frattini re del teatrino olimpico


Intorno alle Olimpiadi di Pechino si è scatenato un teatrino politico mondiale da sbellicarsi dalle risate: c’è la ragazza dalla scorza dura Angela Merkel, che ha deciso di non partecipare alla cerimonia di apertura in segno di protesta contro le mancate riforme in difesa dei diritti umani prospettate dal governo cinese, il doppiogiochista premier britannico Gordon Brown, fantasma alla cerimonia d’apertura che si paleserà per quella di chiusura, l’enigmatico George W. Bush, che ha solidarizzato nei confronti del popolo tibetano, ma ha risposto subito “Yes, sir” all’invito per la cerimonia d’apertura e il saltimbanco Nicolas Sarkozy, che ha aperto le danze affermando categoricamente di voler non partecipare, per poi confutare espressamente questa decisione. Andrà, magari con l’animo offuscato. Certo, con tutta quella umidità.

Ma i due più divertenti protagonisti della farsa olimpica sono stati i due pulcinella italiani: il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il Ministro degli Esteri Franco Frattini.

Di fronte alle domande dei giornalisti, che volevano sapere quale era la posizione del governo italiano riguardo alla situazione dei diritti civili negati in Cina e in particolare in Tibet, Berlusconi ha sempre glissato, "milanesamente" borbottando che i problemi erano ben altri per l’Italia.

Tutti i capi di stato del mondo hanno espresso una loro opinione su una questione davvero centrale per gli sviluppi futuri della gestione politica del pianeta, ora che la Cina ha assunto un ruolo di guida dei processi economici internazionali. Tutti hanno espresso sensazioni e punti di vista. Berlusconi, a domanda, rispondeva che Veltroni è il solito vetero-comunista. E tutto si risolveva.

Due giorni fa non ha potuto non proferire parola per un attimo sull’argomento. Alla domanda: “Presidente, lei andrà alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Pechino?”, la risposta è stata: “No, là fa troppo caldo, ci sono 50 gradi, non mi fa tanto bene alla salute. Ci mando Frattini!”

Al che Frattini, posto di fronte all’ineluttabilità della trasferta, ha detto: “Francamente temo che per un giornetto o due i miei diritti umani ad agosto siano a rischio”, sorridendo striminzito e portando il dito medio al mento.

Quali sono i diritti umani che Frattini vede minacciati dal viaggio olimpico? Magari quelli delle ferie briatoresche che voleva concedersi? Ci resterà il dubbio.

Ora, se Berlusconi rifiuta di presenziare ad uno degli eventi più importanti del globo perché là (detto anche con senso di “schifezza”) fa troppo caldo e si suda troppo, rifiuta di rispondere riguardo alla questione dei diritti civili nel paese-fulcro dell’economia contemporanea e soprattutto futura, se scarica la patata umida a Frattini che, diciamolo letteralmente, esprime una rottura di coglioni perché si perde due giorni di mare e discoteca, cosa penseranno di noi gli altri 204 paesi presenti alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi?

Da chiedere l’8 agosto a Berlusconi, che magari gironzola per una sua villa mezzo nudo (anche qua fa caldo) o a Frattini l’11 agosto, mentre sguazza in qualche golfo o dorme in un resort platinatissimo in cui non paga il conto.

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