Berlusconi dovrebbe farsi da parte
L’unica cosa da dire sul caso Berlusconi è che in qualunque Paese civile un ex quattro volte presidente del Consiglio condannato in via definitiva per frode fiscale si fa da parte, mentre nel nostro non si fa da parte nemmeno dopo aver detto – e in televisione, cioè nel suo habitat naturale – che un qualunque rappresentante delle istituzioni condannato per evasione fiscale in via definitiva avrebbe dovuto farsi da parte.
Tutta la polvere sollevata dalla condanna a oggi e nei prossimi mesi – che si traduce in sostanza nel promuovere l’eversione (tra gli applausi), e anzi definire il rispetto della legge eversivo – serve a nascondere questo elementare pensiero di civiltà e sanità mentale e istituzionale. Lentamente, un cavillo e una minaccia al giorno.
È un confine della democrazia, quello che stiamo sperimentando. E si consuma tutto a partire da questo: il leader del centrodestra non accetta il verdetto della giustizia, che ritiene nei suoi confronti irrimediabilmente corrotta, e anzi per questo vuole dirsi statista. Senza combatterlo dopo essersi fatto da parte, come del resto detta lo spirito di una legge – la Severino, oggi causa di ogni male – votata anche dal suo stesso partito proprio per moralizzare la politica e ottenere l’inverso della situazione che Berlusconi ha prodotto: ma in prima linea, diffondendo l’idea che tre gradi di giudizio non siano sufficienti a dimostrare la validità di una sentenza, che una condanna definitiva possa leggersi come una non condanna e non definitiva, e che in sostanza dovrebbe essere il giudizio della politica sulla giustizia a stabilire la fine della politicizzazione della giustizia.
Ogni altro pensiero, di fronte a questo, si arrende, come di fronte a qualunque contraddizione. Berlusconi se davvero volesse mantenere il rispetto della forma democratica dovrebbe farsi da parte, problemi della giustizia o meno.
Il resto sono dettagli inutili che portano sulla strada dell’autocrazia, e noi dovremmo imparare a trattarli come tali.
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