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Berlusconi | L’inarrestabile decadenza del (ex) Cavaliere

Brutto affare non sapersi ritirare in tempo dalle scene. Si possono avere i medici e le cure migliori del mondo, ma prima o poi, arriva il processo di decadimento fisico e psichico. A qualcuno questo accade in età molto tarda. A qualche altro già prima dei settanta, magari lo si può rallentare, ma una volta iniziato procede implacabile e gli ottanta anni, per molti, sono una soglia on cui questo è probabile che accada. Ed allora è importante capire quando arriva il momento di farsi da parte prima di dare uno spettacolo penoso.

Nel caso del Cavaliere (ex) abbiamo una persona che, superati gli 80 anni, ha già avuto diversi episodi tanto di natura oncologica quanto cardiovascolare e, questi ultimi, di gravità particolare. Per di più, il nostro uomo continua con uno stile di vita frenetico e stressante al massimo. Ed il risultato si vede: già in campagna elettorale è apparso stanco e confuso, dopo la sconfitta “interna” con Salvini, le cose sono precipitate.

Ha insistito a trattare il suo alleato come un moccioso da mettere sotto tutela anche se, per uno scherzo del destino, ha preso più voti di lui battendolo. Ha continuato costantemente a punzecchiarlo (si pensi all’incredibile scena che lo vede impegnato a contare con le dita i punti del documento che Salvini sta leggendo), ha riproposto costantemente l’accordo con il Pd, cioè la ripresa di quel “piano B che aveva pensato prima delle elezioni e con la speranza di un fronte comune con Renzi per “zavorrare” Salvini. Un gioco sin troppo scoperto che Salvini ha capito e bocciato ogni volta che veniva riproposto. Poi i fuochi di artificio finali: la dichiarazione fuori campo per la quale un governo Lega-Fdi comporterebbe il disastro economico del paese (avete mai visto uno che attacca i suoi alleati in questo modo?); infine l’incommentabile frase sugli elettori grillini che sono disoccupati meridionali che meriterebbero di lavare cessi. Che però quando votavano Forza Italia andavano benissimo. Ha manifestato il ripugnante razzismo dei ricchi vero chi non è stato favorito dalla fora e che pensa che il lavoro abbia una finzione punitivo e che, più “basso” è, più è la misura dell’uomo che lo fa.

A lui è estranea la categoria della dignità del lavoro, lui preferisce far soldi con i mafiosi.

Poi c’è la solita solfa antimeridionale. Una volta Berlusconi è stato un formidabile comunicatore, oggi è finita.

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