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Beni Culturali Il 2015 un record di Pirro

È sicuramente un gran bel risultato per i Beni Culturali italiani poter sfoggiare cifre come i poco meno 43 milioni di visitatori dei luoghi della cultura gestiti dallo Stato, con un incasso che sfiora i 155milioni di euro, ma nell’elenco dei venti luoghi collaborato al raggiungimento di tale record non è presente l’arte contemporanea.

L’arte contemporanea continua a essere il fanalino di coda della cultura perché è incomprensibile o per il mancato sostegno dello Stato? Probabilmente entrambe le cose, d'altronde i primi dieci sono luoghi che hanno goduto – nel bene e nel male – di una particolare attenzione dell’informazione.

Il Museo Egizio di Torino, dopo i lavori per un nuovo allestimento espositivo, è salito al settimo posto con un aumento dei visitatori del 33% (757.961), mentre il Circuito Archeologico “Colosseo, Foro Romano e Palatino” ha consolidando il suo primo posto con 6.551.046 visitatori per un introito lordo di 39.657.672,00 euro, precedentemente ne aveva avuti 5.625.219, ancora lontano dai 9 milioni 260 mila del Louvre, secondo posto gli Scavi di Pompei (2.934.010) ed a seguire gli Uffizi (1.971.596), la Gallerie dell’Accademia di Firenze (1.415.397) e Castel Sant’Angelo (1.047.326).

Agli ultimi posti il Museo Nazionale Romano (356.345), Scavi di Ercolano (352.365), Cappelle Medicee (321.043), Scavi di Ostia Antica (320.696), Polo Reale di Torino (307.357), chiude la classifica Paestum (300.347).

Il Museo Nazionale Romano non riesce a far tesoro della sua collocazione nei pressi della Stazione Termini, mentre le aree archeologiche di Ercolano, Paestum e soprattutto Ostia Antica, vengono penalizzate da una esigua informazione ed un insufficiente collegamento del trasporto pubblico.

Una graduatoria che evidenzia non solo la necessità del visitatore di usufruire delle “sicurezze” artistiche guardando solo agli allori del passato, ma soprattutto di vagare in gruppi/greggi che seguono pedissequamente l’echeggiare pubblicitario, per non essere da meno del proprio vicino nel dire “l’ho visto anch’io.”

Un museo come un film - va visto anche se mediocre - com’è successo con l’ultima macchietta di Checco Zalone. Ma non si giustifica lo tsunami umano di doverlo vedere solo perché gli altri l’hanno visto, senza dover svelare il proprio QI (Quoziente Intellettivo).

L’arte contemporanea non avrà mai un pubblico adeguato per un’assenza dello Stato nel promuoverla in Italia e nei luoghi italiani all’estero, oltre a dover richiedere spesso uno sforzo del visitatore nel mettere in contatto l’immaginazione-emozionale con il realismo-visivo.

Una fatica improba per la gran parte della cittadinanza abituata a interessarsi di smartphone e calcio ignorando storia, geopolitica e società.e quant’altro esiste sotto il nome di cultura

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