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Bebel Gilberto, "Momento"

 

Figlia di Joao Gilberto e nipote di Chico Buarque de Hollanda – fratello della madre, la cantante Miucha – Bebel, nata a Rio de Janeiro nel 1967, debuttò giovanissima in coppia col padre che, ricordiamo, incise nel 1958 il primo singolo, ‘Chega de Saudade’, di un genere nuovo, musicalmente rivoluzionario, quale fu la Bossa Nova. Ben presto la stampa iniziò ad esercitare una tale pressione su di lei al punto da indurla a continuare la propria carriera a New York, dove nel 2000 esce il suo primo disco, ‘Tanto tempo’, che si rivelò il più venduto album brasiliano di tutti i tempi negli Stati Uniti.

Momento’, il suo terzo lavoro, continua a mescolare con oculatezza il samba, la bossa nova, il pop e l’elettronica, ottenendo un risultato decisamente originale. La voce di Bebel risuona morbida e confidenziale. Induce l’ascoltatore a lasciarsi abbandonare, a dimenticare lo stress quotidiano. A poco a poco riesce ad ipnotizzare, a provocare un effetto di trance, grazie anche alla ripetitività ciclica dei brani, intelligentemente di breve durata, ma che potrebbero continuare ad libitum in una sorta di musicoterapica.

Oltre alle doti interpretative, Bebel si propone sempre di più come cantautrice: 8 degli 11 brani sono infatti di sua composizione. La formazione varia ad ogni traccia, anche se il chitarrista giapponese Shimizu Masa ed il percussionista brasiliano Mauro Refosco sembrano costituire la base melodico-ritmica su cui Bebel costruisce la propria vocalità. Non ci sono brani qualitativamente poco convincenti in scaletta, anche se le nostre preferenze vanno a ‘Um segundo’, ‘Night and Day’ e ‘Words’.

Nel primo, Bebel esegue nell’introduzione un controcanto percussivo alle note singole della chitarra acustica e poi intona una melodia con sfumature tipiche della bossa nova. Lo standard di Cole Porter, plurinterpretato dai crooner – un nome per tutti, Frank Sinatra – diventa una bossa nova malinconica, sussurrata, abbellita dalle coloriture dei fiati, che ci riportano alle atmosfere morbidamente ‘cool’ del sax contralto di Stan Getz.

‘Words’ è un delicatissimo dialogo tra la voce e la chitarra acustica, quasi una ninna nanna per una coppia di innamorati felici. Nel disco trovano spazio i ritmi e gli strumenti del Nordest in ‘Caçada’, un brano di Chico Buarque, in cui spiccano i flauti (“pifaros” nel portoghese-brasiliano), la fisarmonica, il triangolo e la zabumba, una grancassa meno profonda del normale, che mantiene con continuità e precisione impeccabile il ritmo del Baiao.

Un ospite gradito, infine, è l’Orquestra Imperial, nel brano ‘Tranquilo’ del bassista e cantante Kassin. Una formazione numerosa - c’è anche il figlio di Caetano Veloso, Moreno, alle congas -, nella quale fiati, chitarre e percussioni imbastiscono un salsa/merengue gioioso, nel cui testo si racconta della grande capacità del popolo brasiliano, che anche noi occidentali dovremmo interiorizzare : quella di lasciare le preoccupazioni dietro le spalle , non curarsi delle maldicenze della gente, per vivere un’esistenza tranquilla, rilassata, riuscendo a cogliere ogni attimo significativo.

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