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Barack Obama: "La promessa americana"

In questo libro uscito a settembre 2008 a cura di Empedocle Maffia (Donzelli Editore), si raccolgono i discorsi per la presidenza di B. Obama, dove appare un uomo politico che riesce a trascinare al voto la generazione del ’68 e del Baby Boom, perché “chi si vuole cimentare in politica deve partire non dalle situazioni quali sono, ma quali potrebbero essere. Non dagli schieramenti in atto, ma da quelli che si potrebbero determinare. Non dalla recriminazione su chi sia il responsabile dei problemi, ma dall’appello a chi voglia impegnarsi per superarli. Il suo obiettivo non è la logora politica dell’inclusione (quella notte da incubo piena di gatti ciechi) in cui i più furbi cercano di capitalizzare la loro abilità ed evitano in tutti i modi di creare contrasti: piuttosto, è il disegno idealistico di chi vuole consentire che i sogni si avverino anche in politica” (E. Maffia).

Obama è nato a Honolulu il 4 agosto 1961, da padre del Kenia e madre del Kansas, e da bambino ha vissuto anche in Indonesia. Si è laureato in Scienze Politiche alla Columbia University e si è addottorato in Giurisprudenza ad Harvard nel 1991. Nel 1996 è stato eletto senatore dell’Illinois e dal 2004 siede al Congresso di Washington. E la novità della filosofia politica di Obama sta nell’idea che la forza della democrazia si basa sull’espansività del concetto di uguaglianza, sul riuscire a permettere ad un numero sempre maggiore di persone di migliorare la propria condizione.

Queste sono alcune delle sue parole più significative: “Il nostro paese ha più ricchezze di qualunque altra nazione, ma non è questo che ci rende ricchi. Abbiamo l’apparato militare più potente della terra, ma non è questo che ci rende forti. La nostra cultura fa invidia al mondo, ma non è questo che continua a spingere il mondo alle nostre porte. E’ invece quella promessa americana, che ci sprona in avanti anche quando la strada è incerta; che ci tiene uniti malgrado le differenze; che ci porta a fissare lo sguardo verso ciò che non si vede. La responsabilità individuale e quella verso gli altri E’ questa l’essenza della promessa americana”.

Sull’aspetto dell’immigrazione da paesi lontani e soprattutto di religione islamica c’è da dire questo: sicuramente la cultura occidentale liberista ed egualitaria sembra al giorno d’oggi ancora la più forte, perché attrae innumerevoli persone da altri paesi e continenti, mentre quasi mai accade il contrario. A meno che, questi “ingressi” avvengano solamente per una necessità economica: la sovrappopolazione spinge gli stranieri a cercare il pane ma non la libertà di pensiero, di fede e di comportamento (come accadeva ai primi coloni e immigrati americani che venivano perseguitati in Europa o nei paesi di origine). E allora sarebbe molto meglio che paesi come l’Europa e gli Stati Uniti pensassero bene a controllare e regolamentare meglio l’accesso alle frontiere, perché l’afflusso di gente irregolare che ha idee troppo diverse dalle tue, e un’educazione civile e scolastica molto inferiore, alla lunga può diventare un fenomeno molto negativo e pericoloso (pensiamo alla similitudini con la difficile convivenza tra vicini o alle guerre private e familiari che avvengono nella vita di coppia troppo diverse). Infatti alcuni immigrati che sono nei nostri paesi per fare soldi spacciando droga, lo fanno anche con l’intento di annullare la fibra morale delle giovani generazioni occidentali, che del resto sono già state indebolite da un’educazione troppo permissiva e dalla deriva consumistica della società civile con tutti i suoi outlet, videogiochi, film e libri per l’intrattenimento psico-emotivo. E si finisce così con spettacolarizzare la Tv del pettegolezzo e della risata facile, che impedisce ai giovani di fare letture più impegnative e profonde che stimolano il pensiero, la riflessione ed il progresso civile (letture che si potrebbero fare anche sul WEB). Del resto in Italia, il capo di questa “Industria del Divertimento”, Silvio Berlusconi, è stato eletto Presidente del Consiglio dei Ministri.

Comunque la mia idea è che il Presidente degli Stati Uniti d’America o il capo di una grande nazione o di un governo europeo, dovrebbe essere sempre più formato e seguito su due fronti: quello economico e quello ambientale. La prima e più grande crisi in atto infatti non è quella finanziaria (anche perché questa può essere indirettamente collegata alla prima), ma quella ambientale, poiché si stanno esaurendo molte risorse naturali come diverse materie prime, l’acqua potabile e il petrolio, e moltissimi terreni stanno diventando improduttivi e prossimi alla desertificazione. Non dimentichiamo poi il progressivo aumentare dei rifiuti e dei livelli di inquinamento che ha raggiunto livelli intollerabili in moltissimi paesi (Cina, ecc.).

La grande capacità di un grande Uomo Politico é quindi quella di saper scegliere i migliori consulenti: gli uomini giusti, al momento giusto per i problemi più importanti (investimenti e progetti a medio e lungo termine) e soprattutto, di questi tempi, più urgenti (soluzioni a volte di vitale importanza a breve termine). Ma occorre anche l’abilità di riuscire a finanziare gli unici progetti veramente utili allo sviluppo e alla crescita economica: quelli legati all’istruzione, alle infrastrutture e ai laboratori di ricerca. E andrebbero evitate le iniziative fatte solo per salvare le finte banche dei Superricchi che si divertono a passare il tempo truffando i ricchi e i meno ricchi.

 P.S. Roosevelt diceva che “non dobbiamo mai negoziare per paura, ma non dobbiamo mai aver paura di negoziare. L’unica cosa di cui bisogna aver paura è la stessa paura”.

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