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Banche e magistrati

Si fa un gran parlare, per esempio, di CASTA DEI MAGISTRATI (ahimè intoccabili) e di CASTA DELLE BANCHE, ma perché non si parla anche di CASTA DEGLI INSEGNANTI e DEI BUROCRATI?

Si fa un gran parlare, per esempio, di CASTA DEI MAGISTRATI (ahimè intoccabili), di CASTA DELLE BANCHE (sebbene molte delle italiane paiano colpevolmente sfigate visto che i suoi azionisti hanno perso circa 45 miliardi di € a causa di oltre 250 miliardi di crediti incagliati, in gran parte concessi alle PMI che hanno più subito la crisi post 2008 ).

Perché mai però pochi parlano della CASTA DEGLI INSEGNANTI che, sfruttando 1,2 milioni di voti che rappresenta, riesce ad affossare ripetutamente tutte le riforme tendenti a rendere anche questa categoria più efficiente ed efficace, quali per esempio:

- un sistema rilevante d’incentivi economici che valorizzi e ricompensi talento, impegno e risultati dei migliori (giudicati tali da commissioni miste preside-insegnanti-alunni-genitori) ... anziché distribuire piccoli premi a tutti facendo così contenti i sindacati nonché gli insegnanti meno bravi e impegnati che non osano misurarsi né essere valutati

- un sistema di chiamata diretta da parte del preside di quegli insegnanti il cui C.V. e profilo meglio corrispondono alle esigenze didattiche del suo istituto e non solo a ermetiche classifiche burocratiche.

Come mai simili riforme, pur trattandosi di provvedimenti tanto giusti da apparire persino scontati, sono così osteggiate in Italia mentre sono state da tempo attuate nei più evoluti paesi europei (coerentemente con l’assunto che l’insegnamento deve essere di qualità) ? Non sarà che gli insegnanti più chiassosi e sindacalizzati si rinvigoriscono appunto promuovendo e consolidando un sistema CASTA, cioè protettivo dei loro interessi più che di quelli degli utenti/ studenti ?

Perché mai poi si parla poco della CASTA DEI BUROCRATI DELLA CULTURA che, spalleggiati da quelli di TAR e CONSIGLIO DI STATO (ovviamente felici di dover essere in tanti per “riuscire” ad assorbire i troppi ma benvenuti ricorsi, sovente pretestuosi ma non per questo sanzionati), provano ripetutamente ad affossare la norma per cui i musei

- sono stati accorpati in 17 poli museali importanti e dotati di ragionevole autonomia

- sono diretti dai migliori direttori europei disponibili sulla piazza (per esempio da alcuni tedeschi la cui padronanza della cultura e lingua italiana sono invidiabili da molti italiani)

- dipendono ora da un solo Ente (Direzione Generale Belle Arti e Paesaggio) anziché, come prima, da tre diverse Autorità (con gran sollazzo di altri burocrati !) a seconda che si trattasse di spostare un quadro, di modificare una stanza o di ristrutturare l’accesso.

Non sarà che alcuni direttori italici sono assai seccati e preoccupati perché stanno facendo brutta figura visto che in poco tempo questi poli museali hanno visto schizzare il numero di presenze e ancor di più dei ricavi (sia perché è stato posto un alt pudico agli ingressi gratuiti “politici”, sia perché sono state sviluppate le attività di merchandising ) ?

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