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Ballarò: una fessura sull’Aquila

L'Aquila, 16 feb 2011 - Il programma televisivo Ballarò finalmente 'si ricorda' dell'Aquila. Erano 3 settimane che il conduttore Giovanni Floris, di puntata in puntata, rinviava alla settimana seguente per un approfondimento sul capoluogo della regione Abruzzo ma ogni martedì sera, l'appuntamento saltava per lasciare spazio al Rubygate.

La volta buona per l'Aquila è martedì 16 febbraio quando, dalla seconda rete nazionale, fa capolino la visita in zona rossa del trio Aldo, Giovanni e Giacomo che, tra caschetti e operai, costatano con i loro occhi l'immobilità di una ricostruzione tanto sbandierata ma mai avviata.

Il focus dell'inviata di Ballarò lascia trapelare una visita 'mordi e fuggi', durante la quale vengono snocciolati i dati dell'ultimo report redatto dalla Struttura per la gestione dell'emergenza. Il vero interrogativo si insinua nella mente, però, quando si capisce che a fare da Cicerone alla giornalista della rete televisiva pubblica, nei nuovi comprensori aquilani, è Alfonso Morelli, capo dell'ufficio stampa del commissario per la ricostruzione.

Le porte di un appartamento di Coppito 3 si aprono per rappresentare i 19 nuclei abitativi antisismici del progetto C.a.s.e., new towns delle quali non vengono tralasciate alcune imperfezioni, non tutte, certo, perché non sarebbe bastata un'intera puntata del programma condotto da Floris per illustrarle ogni defezione.

Ballarò porta l'Italia anche dentro i Moduli abitativi provvisori (M.A.V.), non dimentica le circa 2000 persone ancora alloggiate tra caserme e strutture alberghiere né i beneficiari dell'autonoma sistemazione. 

Sarebbe stato impossibile eclissare i grandi e spinosi temi dell'Aquila: tasse, mutui, cassa integrazione, ricostruzione, purtroppo tutto è stato affrontato all'acqua di rose.

In pieno clima sanremese e nel giorno del rinvio a giudizio immediato del Premier, Silvio Berlusconi, per concussione e prostituzione minorile, il 'ricordo' dedicato all'Aquila nella puntata di Ballarò non è che uno squarcio condensato sulle molte problematiche che, a 22 mesi dal sisma, non sono state né incanalate verso la risoluzione né tanto meno affrontate di petto. L'ultimo esempio è il contentino concesso a l'Aquila dal breve posticipo del termine per la restituzione delle tasse.

balla

(per vedere il video cliccare sull'immagine)

di Sarah Porfirio

Commenti all'articolo

  • Di Luciano B. L. (---.---.---.159) 19 febbraio 2011 17:13
    Luciano B. L.

    Ballarò come Annozero di molti mesi fa. Floris, come Santoro, trattano la questione aquilana a loro uso e consumo. Men che superficialmente. Solo per scalfire un po’ la teoria del fare di B. D’un impotente che si crede onnipotente. Che c’abbindola con la topa e con la casa (con TV).

    Però, ora, gli amici de L’Aquila sembrano solo disorientati. Può bastare la raccolta di firme sulla proposta di legge per la ricostruzione che viene solo intensificata in queste ore? Con i banchetti presso le lottizzazioni residenziali del Piano C.A.S.E. dove stanno ricoverati solo 13.931 terremotati con la casa distrutta od inagibile. Si potrebbe rammentare che le 185 case del Progetto C.A.S.E. sono state fatte per 17.000 senza tetto del Capoluogo. Dal 11 maggio dello scorso anno, 650 persone sone uscite dai 4.449 alloggi senza essere rimpiazzati da altre. Ben 161 solo dall’inizio del 2011. Oggi, le case della Protezione civile potrebbero ospitare altre 3.069 persone. Assai più di quelle che stanno ancora nelle strutture alberghiere (1.397 persone) e nelle Caserme (307 persone). Perché? Giacché pochi le gradivano hanno fatto pure i M.A.P., dove finalmente stanno altre 2.883 persone. Più le innumerevoli casette in legno sorte ovunque. Tutto in deroga. Per l’emergenza. Pure premiando Bertoleso. Senza un vero Piano di Ricostruzione.

    Su questo poi conviene tacere ancora? Chiodi sollecita i Comuni a fare i Piani di Ricostruzione. Cialente tergiversa preferendo il suo fantomatico piano regolatore. L’assessore all’urbanistica (Roberto Riga) dribla e fa melina. Vergognosamente.

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