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Azerbaigian, tra rilasci e nuovi arresti

 

Il giro di vite sulla libertà d’espressione in Azerbaigian prosegue, ma le pressioni delle organizzazioni internazionali e qualche segnale di attenzione da parte degli organismi europei hanno ottenuto un importante risultato.

 Il 23 giugno, il presidente Ilham Aliyev ha disposto la scarcerazione di nove prigionieri di coscienza, che erano stati arrestati e condannati a svariati anni di carcere, l’anno scorso, per aver promosso manifestazioni pacifiche contro il governo. Si tratta di Arif Hajili, Tural Abbasli, Rufat Hajibaili, Ahad Mammadli, Mahammad Majidli, Zulfugar Eyvazov, Sahib Karimov, Ulvi Guliyev e Babek Hasanov.

Un gesto positivo ma tattico, alla vigilia del voto del Comitato sugli affari legali e sui diritti umani dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Il rapporto, redatto da Christopher Strasser, un parlamentare tedesco cui era stato negato il visto d’ingresso in Azerbaigian, è stato approvato il 26 giugno ma con una maggioranza risicata.

Il rapporto Strasser contiene l’elenco di 100 prigionieri politici che, secondo l’Assemblea parlamentare, dovrebbero essere immediatamente rilasciati o sottoposti a un processo regolare.

Uno dei nove ex prigionieri di coscienza liberati il 23 giugno, Tural Abbasli, leader dei giovani del partito di opposizione Musavat, è già tornato nel mirino delle autorità azere: nonostante avesse diritto a un rinvio, è stato intimato a iniziare il servizio di leva a partire da questo mese.

Per nove prigionieri che tornano in libertà, altri vengono incriminati e rischiano il carcere: i giornalisti Anar Bayramli e Ramin Bayramov, l’attivista politico Shahin Hasanli e i difensori dei diritti umani Mehman Huseynov, Ogtay Gulaliyev, Vidadi Isgandarov e Taleh Khasmammadov.

C’è poi il caso, ancora più grave, di Hilal Mamedov (al centro della foto), direttore di “Tolishi Sado”, l’unico quotidiano della minoranza linguistica talysh, arrestato 10 giorni fa dopo che aveva pubblicato su YouTube il video di un brano rap intitolato “Who are you, come on, off you go”. Il video ha avuto un grande successo nella Rete, tanto da essere stato già adattato dagli attivisti russi in chiave anti-Putin.

Arrestato dalla polizia senza un mandato di cattura, è stato portato in una stazione di polizia della capitale Baku. Durante una perquisizione, sostiene la polizia secondo un copione già visto, gli sarebbero stati trovati addosso 5 grammi di eroina; a casa, altri 20…

In almeno altri tre casi, nei procedimenti contro altrettanti oppositori (Jabbar Savalan, Eynulla Fatullayev e Sakit Zahidov) la polizia aveva dichiarato di aver trovato droga nei loro abiti o nelle loro abitazioni.

L’avvocato di Mamedov, che ha dovuto attendere un giorno intero prima di poterlo incontrare, ha denunciato ad Amnesty International che il suo cliente è stato torturato e ha anche fornito prove fotografiche.

 Mamedov ha iniziato a scontare tre mesi di detenzione preventiva al termine dei quali, se condannato, rischierà fino a 12 anni di carcere.

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