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Attivista russa contro la guerra rischia dieci anni di carcere

Aleksandra Skochilenko, artista ed esponente della Resistenza femminista contro la guerra, è detenuta dall’11 aprile a San Pietroburgo.

 

Il suo caso verrà esaminato il 1° giugno: se rinviata a processo e giudicata colpevole, rischia fino a dieci anni di carcere.

Skochilenko è indagata per “aver diffuso consapevolmente false informazioni sulle forze armate russe”, uno dei nuovi reati introdotti dalle autorità russe all’indomani dell’aggressione contro l’Ucraina.

Il “reato” consiste nell’essere entrata in un supermercato e aver sostituito i cartellini dei prezzi, sugli scaffali, con scritte contro la guerra. A chiamare la polizia era stato un cliente.

La sua salute è precaria: oltre al duro trattamento carcerario, a Skochilenko non è fornita la dieta specifica cui avrebbe diritto, essendo celiaca, né viene consegnato il cibo preparato dalla famiglia.

Skochilenko fa parte della Resistenza femminista contro la guerra, un gruppo costituitosi il 25 febbraio e che ha assunto la guida delle proteste.

“La guerra è contraria a tutti gli obiettivi del movimento femminista”, ha dichiarato una delle fondatrici, Ella Rossman.

Migliaia di attiviste del gruppo hanno preso parte a picchetti silenziosi o ad altre forme di protesta nonviolenta, come la diffusione di volantini, la realizzazione di graffiti o, come nel caso di Skochilenko, le azioni nei supermercati.

Sono almeno 100 le attiviste della Resistenza femminista contro la guerra arrestate, sottoposte a perquisizioni o minacciate di rappresaglie giudiziarie. Amnesty International ha lanciato un appello affinché le accuse contro Skochilenko siano annullate e l’attivista sia scarcerata.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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