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Atmosfera magica per il Napoli Teatro Festival Italia

La città di Napoli, in pieno fermento per la terza e attesissima edizione del Napoli Teatro Festival, si aggiudica anche quest’anno un ruolo di prestigio nell’ambito del teatro internazionale e di innovazione.

Sarà il regista canadese Robert Lepage a dare inizio, in anteprima, ad una manifestazione culturale che raccoglie alcuni dei più importanti protagonisti del palcoscenico contemporaneo, il 29 e 30 maggio all’ex Birreria di Miano. Lepage, nel tentativo di scoprire le varie sfaccettature della comunicazione, attraverso nove storie interpretate da nove protagonisti-cantanti, dà allo spettatore la possibilità d’intraprendere un viaggio, dai primi vagiti del neonato alle più illustri note liriche.
 
Per l’inizio effettivo del Napoli Teatro Festival Italia però, bisogna aspettare il 4 giugno. E nel corso delle tre settimane successive (fino al 27 giugno) artisti italiani e stranieri, spettacoli innovativi in luoghi cittadini inconsueti e videoinstallazioni caratterizzeranno la città di Napoli, che a sua volta diventa teatro en plein air e palcoscenico interattivo. Il Festival infatti, sarà ospitato in alcuni luoghi non convenzionali: oltre ai numerosi teatri partenopei, dal Mercadante al Teatro Nuovo, al San Carlo, si aggiungono nuove cornici sceniche, a cominciare da un ex birreria, il Dormitorio Pubblico di Napoli, il Maschio Angioino, l’Orto Botanico, il Real Albergo dei Poveri.
 
À l’affiche spettacoli che accontenteranno non solo gli amanti dell’innovazione e della sperimentazione, bensì anche i tradizionalisti patiti per gli intramontabili testi del passato, adattati in occasione del Festival, da artisti di varie nazioni: tra questi, Romeo and Juliet, in scena al Mercadante il 4, 5, 6 e 8 giugno, diretto dal giovane inglese Alexander Zeldin, il quale mette in scena una tragedia contemporanea e multietnica insieme alla Compagnia Teatrale Europea, nata proprio a Napoli nel 2008 e composta da artisti italiani e alcuni immigrati in Italia da varie zone del Nord Africa e Medioriente. Altro adattamento tratto da un testo classico è El avaro, messo in scena dall’argentino Jorge Lavelli, che fedelmente ripercorre la trama del settecentesco Molière, tentando tuttavia di universalizzare le caratteristiche tipologiche dei personaggi e di suscitare compassione per le debolezze e meschinità degli uomini di ieri e di oggi (appuntamento al Mercadante il 12 e 13 giugno). In programma anche I Demoni tratto dall’omonimo romanzo del russo Dostoevskij, rivisitato e diretto dal regista tedesco Peter Stein, uno tra i nomi più illustri del panorama teatrale europeo della seconda metà del Novecento, noto per la tendenza ad usare spazi insoliti adibiti a palcoscenici. Sarà infatti lo stabilimento della birra Peroni di Miano, dismesso da anni ormai e prossimo alla demolizione, ad ospitare, il 19 e 20 giugno, questo spettacolo della durata di dodici ore, portando quindi il pubblico a condividere con i numerosi attori tutte le pause, nonché il pranzo e la cena.
 
In questa terza edizione inoltre, si affrontano temi come quello del tempo, più precisamente della durata, trait d’union del festival: alcuni spettacoli infatti, possono impegnare il pubblico per giornate intere, altri invece si completano nel giro di pochi minuti, in una banca, un supermercato, alla fermata dell’autobus, nella metropolitana. L’attesa infatti, costituisce un altro progetto organizzato dal Napoli Teatro Festival, sperimentando e quasi improvvisando insieme al pubblico, tenuto all’oscuro degli eventi poiché gli attori si confondono tra la folla in luoghi di attesa cittadini, sfruttando il concetto di interazione con lo spettatore e portandolo ai massimi livelli. Per questa performance sono stati commissionati, dal Napoli Teatro Festival Italia, dei testi, curati da Mario Fortunato, ad alcuni autori italiani (tra cui Dacia Maraini, Ivan Cotroneo e molti altri ancora). Altro tema essenziale per quest’anno è quello dei Vinti che fanno la Storia. Viene presentato infatti, un solitario Alessandro Magno, lontano dallo stereotipo di dominatore, incentrato soprattutto sui suoi aspetti umani e privati, ripercorrendo la sua vita. Questo è il progetto del regista francese Michel Didym, che con Le tigre bleu de l’Euphrate mette in scena le ultime ore di vita del grande condottiero, interpretato dall’attore Tchéky Karyo, noto per il film Nikita di Luc Besson. La rappresentazione, in lingua italiana e francese, avrà per quadro scenico un suggestivo Maschio Angioino (dal 10 al 13 giugno). Sarà invece il Real Albergo dei Poveri ad ospitare un altro spettacolo dedicato vinti: La repubblica di un solo giorno, diretta da Marco Baliani, è infatti una pièce incentrata sulle vicende della Repubblica Romana del 1849, punto di partenza della nostra democrazia e costituzione, ma presto sconfitto (24, 25, 26 giugno). Sempre di sconfitte e fallimenti si parla in Cabaret-Hamlet, diretto dal tedesco Matthias Langhoff e il cui fulcro è rappresentato appunto dalla musica, dall’impianto cabarettistico dello spettacolo, a cominciare dal pubblico, seduto a tavolini simili a quelli dei night. La tragedia di Amleto, un vinto che fallisce nel tentativo di vendicare il padre, viene presentata con toni ironici e quasi disillusi, suggerendo così un’allusione alla generazione dello stesso regista, delusa e rassegnata (26 e 27 giugno).
 
Altre performance mettono l’accento sulla musica e soprattutto sulla passionalità della danza: Tango Toilet di Rodrigo Prado, infatti, usa come luogo inusuale per danzare il tango la vetrina di un negozio, nello spazio ristretto di una toilette. Il regista Giancarlo Sepe invece, firma Napole-tango, in scena al Teatro di San Carlo il 18 e 19 giugno. Si tratta della storia di una famiglia del Meridione svelata sulle note di Gardel, Piazzolla, Santaolalla.
 
Per quanto riguarda le presenze italiane, Alessandro Gassman introduce, con il suo Immanuel Kant di Thomas Bernhard, un testo mai rappresentato in Italia, in bilico tra comico e grottesco, dove i personaggi non sono altro che semplici sfumature della mediocrità e della volgarità. Uno dei temi portanti è quello dell’incapacità di superare l’esistenza umana e di dire la verità. Anche il regista napoletano Benedetto Sicca presenta al Festival un adattamento di Les adieux, opera prima di Arianna Giorgia Bonazzi, in cui teatro e tecnologia si fondono per raccontare la storia di una bambina e della sua famiglia negli anni Ottanta, seguendo il punto di vista della ragazzina, ma attraverso l’uso delle tecniche moderne tridimensionali. Appuntamento nei giorni 8, 9, 10, 11 giugno al Teatrino di Corte. Ci saranno però anche molti altri registi nostrani, da Manuela Cherubini a Lisa Ferlazzo Natoli e Emanuele Valenti.
 
Sul palcoscenico anche due testi commissionati dal Napoli Teatro Festival: Tu (non) sei il tuo lavoro, di Rosella Postorino, per la regia di Sandro Mabellini, in cui si riflette con amarezza sui timori e gli stenti di giovani precari tra lo sfruttamento e i corsi di formazione (in scena al Teatro Nuovo il 25, 26 e 27 giugno); Diciotto carati, del cileno Esteban Antonio Skármeta, messo in scena da Giovanni Scacchetti (il 25, 26 e 27 al Mercadante).
 
Solo un piccolo affresco, questo, delle innumerevoli opportunità di scelta messe a disposizione degli spettatori durante quasi l’intero mese di giugno. Un rendez-vous con molti altri spettacoli e videoinstallazioni attende quindi il pubblico per uno degli eventi più significativi nel panorama teatrale internazionale e innovativo.

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