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Arte, Genio, Follia

Nel Complesso Museale Santa Maria della Scala di Siena - dal 31 Gennaio al 25 Maggio 2009 – si potrà ammirare una splendida Mostra -“Arte, Genio, Follia. Il giorno e la notte dell’Artista" -, che sarà aperta tutti giorni, compresi i festivi, dalle ore 10,30 alle ore 18,30.

La suggestiva scelta, è stata ideata e curata dal valido critico Vittorio Sgarbi, in collaborazione con la Fondazione “ Antonio Mazzotta” .L’interessante Antologica che si distingue per il taglio e l’influsso europeo, sarà promossa e valorizzata dal Comune di Siena e dalla Fondazione Monte dei Paschi.

Il pregevole itinerario pittorico raccoglie le espressioni artistiche, di 300 Autori italiani, europei ed extraeuropei che hanno sofferto di turbe psichiche e hanno travasato la loro inquietante forza immaginativa, il proprio sfrenato disagio mentale nelle intonse tele.

La grande novità della lodevole iniziativa, consiste in una ardita indagine che si propone lo scopo di scandagliare l’effettivo rapporto che intercorre tra la produzione artistica e le difficoltà mentali che assillano il pittore. 
 
E’ noto il binomio - genio e sregolatezza - che distingue l’esistenza degli Artisti, abituati a vivere sopra le righe. A tale imperativo non si sottraggono né i Musicisti, né i Letterati, i quali, simili a torrenti impetuosi, hanno trasformato i loro dirompenti dissidi interiori in opere ricche di insuperabile talento.
 
L’originale percorso della Mostra, iniziando con un ordine cronologico dal periodo medievale, si sviluppa in nove sotto sezioni sino al ‘900. Nel Medio Evo, gli insani spesso venivano forzatamente imbarcati e dopo un lungo e procelloso viaggio, i poveri sopravissuti erano abbandonati alla deriva, da marinai della nave, nella sperduta isola di “Mattagonia”.

Regno utopico e irraggiungibile della follia.
 
Nel XVII° Secolo, l’irrazionalità dell’inconscio veniva curata dai medici, solo con strumenti medicali e contenutivi, che secondo le teorie del tempo, avrebbero dovuto migliorare la condizione dei pazienti.
 
Nella terza sezione si potranno ammirare le creazioni artistiche di Vincent Van Gog, Munch, Strindberg e Kirchner , che per tacitare i propri ossessivi sgomenti, soli e reclusi nel loro insondabile mistero, si sono eclissati dalla realtà, per rifugiarsi in un mondo simbolico e visionario, timbrato di colori e di sbrigliata fantasia.
 
Vulnerati ed emarginati dai loro spettrali incubi sino alla consunzione, hanno dato origine ai loro stupendi, enigmatici quadri, che li ha resi immortali.
 
Nella quarta sezione saranno esposte le tele di Otto Dix, Geroge Grosz, Renato Guttuso e Mario Mafai, incentrate, con una lugubre allegoria senza tempo, sulla assurda follia delle guerre.

La settima Sezione sarà dedicata, alle tessiture cromatiche ingenue e limpide dei pittori definiti dalla critica ufficiale appartenenti alla corrente dei “primitivi”.

Il loro territorio poetico appartiene al candido mondo di Rousseau, un‘oasi pacifica e serena, smaltata dalla smagliante bellezza di una natura selvaggia e incontaminata.



Non basterebbe un solo libro per descrivere la trama ombrosa e dolente dei
due estrosi personaggi:- Antonio Ligabue e Carlo Zinelli.

La pittura ha costituito per entrambi una insperata salvezza, malgrado la loro vita
randagia e disordinata, l’urgenza dell’energia creativa è riuscita almeno in parte,
ad esorcizzare ( come cura alternativa alla medicina) gli istintivi fantasmi della psiche e a riscattare attraverso i loro magnifici quadri l’insensibile emarginazione della società.
 
Carlo Zinelli ( nato a San Giovanni Lupatoto – Verona il 2/ 7/ 1916 – morto nei
Padiglioni Psichiatrici dell’Ospedale di Verona il 27/ 01/ 1974)

Lo Zinelli, sesto di sette fratelli, rimase orfano da bambino, amava la musica e la
pittura. I suoi lievi disturbi mentali aumentarono a dismisura dopo aver partecipato come soldato alla Guerra di Spagna. Assalito dai suoi recidivi deliri, fu costretto a ricoverarsi nel Manicomio veronese dove trascorse la sua travagliata vita.

Carlo era solito dipingere le tele, davanti e dietro e il gusto colorato e decorativo dei suoi lavori, in seguito venne valorizzato da esperti intenditori.

Conoscendolo meglio, prediligo Antonio Ligabue, al quale attribuisco una più armonica ricchezza compositiva e una smagliante gamma cromatica. Secondo me l’etichetta di pittore “primitivo” mi sembra stretta e alquanto riduttiva, infatti trovo che negli ultimi quadri ci sia stata una notevole evoluzione di qualità. Lo considero un grande pittore al di fuori di ogni schematica tendenza. Di lui, mi affascina la sua anima semplice e bizzarra, il segno forte e sicuro del suo bestiario sgargiante e battagliero. Mi suscita tenerezza la smodata passione per le rosse motociclette sapendo che per poterle comprare le barattava con un prezioso quadro.

Come non rimanere colpiti dallo sguardo fermo ed aggressivo della folta teoria di autoritratti dominati dal naso imperioso e prominente, che secondo Antonio racchiudeva la sua fortuna.
 
A tali modi immaginifici, figurativi appartengono le libere creazioni espositive di Ligabue (nato a Zurigo il 18/ 12 / 1899 – deceduto alle ore 20 del 27/ 5/1965 nella anonima Infermeria Psichiatrica - “Carri” - in Gualtieri).

Il personale medico e infermieristico, nel manifesto mortuario, tra le altre frasi dell’epitaffio fece scrivere:-…” la bellezza delle sue opere parlerà anche alle generazioni future, di uno spirito che soffrì ed amò con eccezionale forza dei sentimenti.”


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