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Arrestato Flavio Carboni: faccendiere delle due Repubbliche

Arrestato Flavio Carboni: faccendiere delle due Repubbliche

Flavio Carboni è stato arrestato quest’oggi nell’ambito di una inchiesta, sull’eolico in Sardegna, aperta poco più di un anno fa. La notizia, battuta celermente dalle agenzia di stampa, è grossa.

Grossa e pericolosa: Flavio Carboni, faccendiere, politico e soprattutto imprenditore sembra diventato il comun denominatore di molti misteri italiani sia della prima, sia della seconda Repubblica.

Nato a Sassari nel 1932 parteciperà a quasi tutti i misteri legati alla mafia, alla dc e alla P2 e altro ancora.

Gelli, Sindona e Flavio Carboni sono appartenuti, con diversi gradi e compiti, al gruppo anticomunista armato. Una sola regia, fatta di capi di Stato, apparati deviati come Gladio in collaborazione con i servizi segreti di mezzo mondo e manovalanza criminale, con i killer della Mafia, con la camorra di Raffaele Cutolo e la Banda della Magliana; insieme, eseguendo gli ordini, prepareranno bombe, sequestri, faranno esplodere aerei, bruciare navi, scoppiare piazze e stazioni ferroviarie. Infine uccideranno procuratori della Repubblica italiana e, senza alcuno scrupolo, assassineranno il Presidente del loro partito, la DC, Aldo Moro. Pasolini, il ’’frocio comunista’’, giornalisti come Mauro De Mauro. Quest’ultimo colpevole d’aver scoperto, nelle vesti degli assassini di Enrico Mattei, i suoi stessi amici di salotto. Uno Stato parallelo, che ha disegnato morte e piegato la società fino ad assoggettarla e plasmarla a loro immagine e somiglianza. Una società voluto a forma di Piramide.

Flavio Carboni è anche l’oggetto misterioso che ruota attorno la vicenda di Emanuela Orlandi, e l’assassinio di Roberto Calvi. Infatti, Carboni è stato riconosciuto colpevole solo una volta: 8 anni e sei mesi di reclusione per il fallimento del Banco Ambrosiano, insieme a Umberto Ortolani e Gelli, ai quali sono stati inflitti 12 anni, e a Francesco Pazienza, condannato a otto anni. Condannato per il crack, ma non per la morte di Calvi e conseguenziale occultamento della borsa porta documenti di Calvi; il pm aveva chiesto l’ergastolo.

Carboni, soldato fedelissimo della milizia anti Stato, mediatore tra le diverse lobby anche in seno al Vaticano, referente per politici, imprenditori e criminali per qualsiasi "faccenda". Un ruolo che Carboni si guadagna con la potenza del denaro e i tanti modi in cui lo si può utilizzare.

Nel 1978, durante il sequestro di Aldo Moro, Carboni avvicinò esponenti Dc offrendosi di sollecitare l’intervento della mafia per la liberazione del presidente della Democrazia Cristiana. Qualche giorno dopo Carboni riferì che la mafia non voleva aiutare Moro perché troppo legato ai comunisti.

Nell’ambito della medesima inchiesta sono stati arrestati, sempre questa mattina, anche il geometra Pasquale Lombardi, applicato come giudice in alcune commissioni tributarie, e l’imprenditore campano Arcangelo Martino. I reati contestati ai tre sono quelli di associazione per delinquere e violazione degli articoli 1 e 2 della legge Anselmi sulle associazioni segrete. Il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e il pm Rodolfo Sabelli ipotizzano che i tre siano i componenti di
una superloggia segreta, punto di riferimento per politici e imprenditori.

Nessuna nuova superloggia; la legge Anselmi non riuscì, a suo tempo, a ripulire lo Stato, glielo impedirono.

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