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Armi chimiche siriane: chi, dove e come, le distruggerà

L'arsenale chimico di Assad sarà distrutto a bordo di una nave americana nel Mediterraneo.

Della possibilità di distruggere le armi chimiche siriane in mare si era già parlato - sebbene tralasciando il fatto che l'attuale Convenzione non permetta più questo genere di pratiche, sbrigative quanto inquinanti. Per il mare, però, la decisione definitiva sembra passare: secondo quanto rivelato ad Associated Press da alcune fonti dell'amministrazione Obama, l'arsenale di Assad sarà distrutto a bordo di una nave nel Mediterraneo. È stato annunciato da Ahmet Uzmcu, presidente dell'Opcw (l'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche). La decisione è arrivata dopo che alcuni paesi, tra cui Norvegia e Albania a cui era stata richiesta la disponibilità si erano tirati indietro all'ultimo momento. In particolare, l'Albania, invitata apertamente dagli Stati Uniti a provvedere allo smaltimento all'interno del proprio territorio, ha dovuto cedere alle proteste di gruppi di ambientalisti locali, che ritenevano le operazioni a elevato rischio d'inquinamento.
 

La MV Cape Ray nel porto di Portsmouth
 
La nave scelta, secondo quanto dice AP, sarebbe una di quelle di proprietà del governo, e per l'esattezza la MV Cape Ray: costruita dalla Kawasaki Heavy Industries Ltd, in Giappone, fu consegnata nel 1977 alla Saudi Arabia National Ship Co. con il nome di "MV Seaspeed" e poi successivamente rinominata "Arabia Makkah". Nel 1993 fu acquistata dall'Amministrazione marittima statunitense - Dipartimento dei Trasporti - riconvertita per uso militare e rinominata "Cape Ray" (T-AKR 9679). Assegnata nel 1994 alla Ready Reserve Force è in stato di funzionamento ridotto nel porto di Portsmouth in Virgina. Dotata di due motori diesel, è lunga 197.5 metri e larga 32, con una stazza di 35.350 tonnellate a pieno carico. I tempi di operatività sono di 5 giorni.

La Cape Ray non è dotata di nessun genere di armamento, ragion per cui al momento delle operazioni sarà previsto un contingente di scorta: d'altronde già diversi elementi della marina americana si trovano in missione nel Mediterraneo. Le operazioni saranno sotto il controllo del Military Sealift Command del dipartimento della Difesa, ma l'equipaggio sarebbe composto da civili. 

L'amministrazione Obama ha usato spesso le acque internazionali in situazione delicate, quando le opzioni sulla terraferma non erano praticabili: per esempio la marina Usa ha seppellito in mare Osama bin Laden, leader di al-Qaeda ucciso nel raid di Abbottabad di maggio del 2011 per evitare che la sua tomba diventasse un mausoleo. Ma soprattutto le navi in mare aperto sono state spesso utilizzate dall'intelligence come luogo d'interrogatorio per diversi sospetti terroristi - da quando la Cia ha chiuso le prigioni segrete oltreoceano e Obama si è opposto all'invio di altri detenuti nel carcere cubano di Guantanamo. In una nave nel Mediterraneo fu interrogato ultimamente Abu Anas al Liby, affiliato libico di al Qaeda considerato tra i responsabili degli attentati alle ambasciate americane nel 1998, catturato i primi d'ottobre.

Field Deployable Hydrolysis Systems
 
Per il via all'operazione di smantellamento manca soltanto la ratifica degli ultimi dettagli - si dovrebbe procedere a breve, entro fine anno. La tecnica utilizzata sarà quella di recentissimo sviluppo (giugno 2013) del Field Deployable Hydrolysis System, sistema studiato dalla Defense Threat Reduction Agency - braccio di supporto del Pentagono nel contrasto alle armi di distruzione di massa - in partnership con l'Edgewood Chemical Biological Center (Ecbc) dell'esercito statunitense, che però non è stato ancora mai utilizzato in fase operativa diretta (oltretutto è stato pensato per operare a terra e non all'interno di uno scafo).
 
Il Dipartimento della Difesa, sostiene che l'apparecchiatura trasportabile, può essere operativa in poco più di una settimana ed è in grado di distruggere dalle 5 alle 25 tonnellate di composti chimici al giorno.
 
Come funziona? CBARR News (pubblicazione del Chemical Biological Application and Reduction Risk business unit dell'Ecbc) ha pubblicato nel numero di agosto di quest'anno una spiegazione illustrata (qui il pdf) dove vengono descritte le varie componenti del macchinario - quello per uso a terra - e i loro funzionamenti. 
 
La neutralizzazione dei composti avviene per idrolisi all'interno di un reattore chimico di titanio. L'idrolisi è il processo attraverso il quale le molecole di un determinato composto vengono scisse in due o più parti utilizzando l'acqua. Nel caso specifico, per ottenere la scissione verranno utilizzati dei composti catalizzatori: si tratta una base forte come l'idrossido di sodio (NaOH), oppure del sale di sodio dell'acido ipoclorso, l'ipoclorito di sodio (NaClO), da tutti conosciuto come "candeggina". La catalizzazione della reazione d'idrolisi avverrà anche attraverso l'innalzamento della temperatura della soluzione. La ventilazione viene gestita da appositi filtri, che forniscono ricambio d'aria - e ossigeno - e bloccano eventuali emissioni pericolose. 
 
Nella struttura opereranno 15 elementi, che procederanno al riconoscimento in laboratorio - connesso al Fdhs e dotato di apparecchiature per la cromatografia-spettrometria di massa - delle sostanze, prima dell'inizio dell'idrolisi. Infatti le sostanze chimiche da armamenti si dividono in due categorie: il gruppo G-type, che comprende gli agenti nervini, Sarin, Soman, Tabun e VX, e le tipologie degli agenti vescicanti e gas mostarda. Il preventivo riconoscimento è una parte fondamentale per definire le reazioni da applicare: per esempio, i gas mostarda richiedono acqua a 90° per la neutralizzazione, gli agenti nervini no. Nel sistema è compresa anche una camera di detonazione T-30, che può essere utilizzata in combinazione con Fdhs, ed è prevista una stazione di decontaminazione del personale.
 
L'efficienza dichiarata è del 99.9 per cento: i composti, dopo il trattamento, saranno resi neutri. Il processo di neutralizzazione Fdhs genera rifiuti in volumi da 5 a 14 volte il volume di materiale trattato. Ben cinque contenitori per rifiuti, classificati per temperature, vengono utilizzati per lo stoccaggio provvisorio dei reflui, che sarà pompato dai contenitori intermedi dopo che si è raffreddato. Questi rifiuti pericolosi potranno quindi essere commercialmente smaltiti: la circostanza che non è ancora chiara, è chi se ne occuperà e dove, sebbene già 35 società specializzate sembrerebbero aver già presentato un'offerta per il trattamento.

 

@danemblog

Foto logo: Freedom house/Flickr

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