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Argentina, la moneta fiscale contro Milei

Per contrastare l'austerità voluta dal presidente argentino, una provincia pensa di emettere una quasi-moneta, ormai abituale tentativo di aggirare i vincoli di realtà.

La Camera dei deputati argentina ha approvato, con 144 voti favorevoli e 109 contrari, il cosiddetto disegno di legge omnibus (DNU, Decreto de Necesidad y Urgencia) promosso dal presidente Javier Milei per un drastico cambio di rotta nella politica economia del paese. Il testo è stato fortemente depotenziato in conseguenza del braccio di ferro con l’opposizione visto che il partito di Milei, La Libertà Avanza, alla Camera dispone di circa il 15% degli eletti, e non arriva alla maggioranza assoluta neppure con i suoi alleati del cartello che fa capo all’ex presidente Mauricio Macri. Serve quindi una faticosa attività di compromesso, che rischia di peggiorare la situazione economica.

UN DISEGNO DI LEGGE DIMEZZATO

Il disegno di legge ha perso per strada un condono fiscale e l’aumento temporaneo delle tasse sulle esportazioni, creando rischi non lievi per la stabilizzazione perseguita da Milei, che per quest’anno punta ad un avanzo primario pari al 2% del Pil. Sforbiciata consistente anche alla lista delle aziende pubbliche in predicato di essere privatizzate, ed il cui numero scende da 41 a 27: tra esse, resta Aerolineas Argentinas ma viene tolta la compagnia petrolifera YPF, che peraltro è coinvolta in un oneroso contenzioso internazionale per un precedente esproprio realizzato durante la presidenza di Cristina Fernandez de Kirchner. Dimezzata anche la durata dei poteri legislativi speciali, che Milei richiedeva per un biennio.

In precedenza, era stato dichiarato incostituzionale il provvedimento, contenuto nel pacchetto di ordini esecutivi presidenziali, con cui Milei disponeva la riduzione dell’indennizzo per i licenziamenti, considerato dagli imprenditori uno dei maggiori ostacoli alle assunzioni. Ora il disegno di legge Omnibus si sposta in Senato, dove il partito di Milei ha il 10% dei seggi, ed è verosimile attendersi che subirà nuove revisioni.

Milei nel frattempo è entrato in un braccio di ferro con le amministrazioni locali, che non sono state risparmiate dai tagli. Il contrasto più acuto, e che sta producendo conseguenze da tenere sotto osservazione, è quello con la provincia settentrionale di La Rioja, che ha meno di 400.000 abitanti su un totale nazionale di 46 milioni e la cui attività economica principale è in ambito agricolo, con la produzione di olive e vino.

La Rioja è una provincia povera, come osserva il Financial Times: il 75 per cento del bilancio pubblico deriva da redistribuzioni dello stato centrale, e il 67 per cento dei lavoratori regolarmente assunti sono dipendenti pubblici. Il governatore della provincia, peronista, lamenta un colpo letale alle finanze locali in conseguenza del blocco dei lavori pubblici deciso da Milei, oltre al congelamento di un trasferimento equivalente a 26 milioni di dollari, che è parte degli accordi tra la provincia e lo stato centrale.

LA QUASI-MONETA LOCALE

Il parlamento locale ha quindi deciso, per riuscire a retribuire i dipendenti pubblici, di procedere a emettere entro novanta giorni obbligazioni provinciali, dette bocades, per l’equivalente di 28 milioni di dollari. Questa quasi-valuta dovrebbe integrare per il 30 per cento le retribuzioni dei pubblici dipendenti e servire a pagare tasse, bollette e acquisti di beni di consumo.

Come si nota, nulla di nuovo all’orizzonte: quando mancano risorse, ci si rivolge alla moneta complementare o fiscale. Altrettanto tradizionalmente, resta da vedere se tale “moneta” viene accettata dagli agenti economici, e in quale misura rispetto al suo valore nominale. In teoria, i bocades sarebbero liberamente convertibili in pesos presso le banche pubbliche della provincia. Le quali tuttavia hanno ben pochi pesos disponibili, motivo per cui il governatore invita la popolazione a “fidarsi” e non precipitarsi a convertire.

Se solo fosse così semplice. Il governo centrale ha già avvertito che l’emissione di moneta è illegale. Gli imprenditori locali, che in maggioranza hanno votato per Milei alle presidenziali, vorrebbero evitare di essere pagati con bocades ma sono consapevoli che, dato l’elevato numero di dipendenti pubblici, potrebbe essere necessario farlo. Ma solo dopo aver applicato congrui scarti al valore facciale delle obbligazioni provinciali, dicono non troppo sottovoce.

Le province argentine non sono nuove all’emissione di moneta parallela: a inizio anni Duemila vi fu un’altra ondata di emissione di bocades. Le banche centellinavano la conversione e i cambiavalute in nero spuntavano come funghi agli angoli di strada, applicando pesanti decurtazioni al valore nominale dei titoli di credito pubblico.

Milei ha escluso che il governo centrale possa ricomprare i bocades, come invece spesso accaduto in passato. Come finirà, quindi? Il punto centrale della vicenda non è la rilevanza, invero minima, della provincia di La Rioja sull’economia argentina ma il fatto che essa potrebbe rappresentare il battistrada dell’azione di altre e ben più pesanti province, in caso la crisi finanziaria si aggravasse. Non è un se ma un quando, a dirla tutta.

L’inferenza è semplice e direi intuitiva: in presenza di un vincolo di cosiddetta austerità, ma meglio sarebbe chiamarlo di realtà, ecco spuntare la moneta fiscale per tentarne l’aggiramento. Anche noi italiani ne sappiamo qualcosa: l’audace esperimento, lungamente teorizzato durante la fase acuta della crisi, stava per essere introdotto, dalla porta di servizio, con il Superbonus e l’originaria cessione illimitata del suo credito fiscale.

A parte queste patrie notazioni, l’iniziativa di La Rioja conferma che chiunque cerchi di mettere mano al disastro economico argentino rischia di farsi scoppiare in faccia la situazione. La traversata nel deserto di Milei e dei suoi connazionali prosegue.

  • Aggiornamento del 7 febbraio – Al momento dell’approvazione del Ddl per singolo articolo, riprende l’assalto a smontare il provvedimento, e la presidenza decide di rimandarlo in commissione. Del resto, come sappiamo, Milei semplicemente non ha i voti.

Photo by World Economic Forum on flickr – CC BY-NC-SA 2.0 DEED

Questo articolo è stato pubblicato qui

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