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Arabia Saudita: “Libera se dici che non ti abbiamo torturata”. L’infame ricatto all’attivista. E lei rifiuta.

Loujain al-Hathloul (nella foto), la coraggiosa attivista saudita per i diritti umani, rimarrà in carcere e sotto processo. Come hanno fatto sapere i suoi familiari, ha rifiutato il ricatto delle autorità saudite: se avesse negato di aver subito torture e violenza sessuale durante la detenzione, sarebbe stata rimessa in libertà.

Loujain, così come Samar Badawi e Nassima al-Sada, è una prigioniera di coscienza, in carcere dal maggio 2018 solo per aver esercitato in modo del tutto pacifico il suo diritto alla libertà d’espressione.

Già promotrice della campagna Women4Drive – alla fine vincente – per il diritto delle donne di guidare, Loujian è stata protagonista anche di quella per l’abolizione del sistema del guardiano maschile, di cui è stata recentemente annunciata una parziale riforma.

In altre parole, Loujain è stata ed è perseguitata perché ha lottato contro due dei perni del sistema discriminatorio e oscurantista in vigore in Arabia Saudita.

Non è la prima volta che le autorità saudite subordinano il rilascio dei prigionieri – persino a condanna interamente scontata – alla firma di una dichiarazione in cui annunciano il loro “pentimento” o ammettono di aver ricevuto un buon trattamento.

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