Appello in solidarietà ai librai palestinesi Mahmoud e Ahmed Muna

La scorsa domenica, 9 febbraio 2025, la polizia israeliana ha fatto irruzione nella storica libreria Educational Bookshop di Gerusalemme Est, arrestando i proprietari, Ahmed e Mahmoud Muna, e confiscando una decina di libri. L’accusa? Incitamento all’odio prima, poi disturbo dell’ordine pubblico.
Dopo due giorni di carcere i due librai, zio e nipote, sono potuti rientrare a casa e sono stati posti agli arresti domiciliari per altri cinque giorni e hanno ricevuto l’ordine di non accedere alle proprie librerie né avere contatti con editori o rifornitori di libri per venti giorni. Insomma gli è stato vietato di lavorare. Una storia familiare di librai lunga mezzo secolo e la stima internazionale dei frequentatori e conoscenti non sono bastate a fermarli.
Viene da domandarsi se coloro che hanno fatto questa accusa sanno cosa è il mestiere del libraio e cosa sono questi spazi colmi di libri e di persone che chiamiamo librerie. Lo ricordiamo a tutti. Le librerie sono spazi creati per fare incontrare storie diverse, narrazioni diverse del mondo in cui viviamo ma anche dei mondi sognati, amati, odiati, incompresi, dei mondi possibili o di quelli ormai passati. Ed il libraio è proprio quella persona che accoglie, ascolta e condivide storie. E le mette in circolo perché ha fiducia nella capacità dell’umanità di comprendersi, dialogare, confrontarsi e fare della diversità dei punti di vista una ricchezza comune. Il libraio è quella persona curiosa che si appassiona e si entusiasma per ogni nuovo libro che apre, per ogni storia nuova, diversa da tutto ciò che ha letto già, per ogni libro che può dargli una nuova finestra da cui affacciarsi nella grandiosa avventura di diventare umani, per ogni libro che lo aiuta a comprendere meglio tutte le sfaccettature, anche le più buie e cupe, delle vite umane e delle culture e civiltà create dagli esseri umani, delle passate e delle future. E poiché le librerie sono questi spazi aperti sul mondo, che rappresentano tanti e divergenti punti di vista, negli scaffali trovi di tutto, perché non c’è un “mi piace /non mi piace” nella selezione che fanno i librai, ma un “potrebbe essere e lo condivido” o “potrebbe essere e non lo condivido ma resto in ascolto e gli do spazio di parola”. E con questo stesso atteggiamento, con questa stessa cura, con cui i librai ospitano i libri negli scaffali, con questa stessa disponibilità accolgono le persone. Proprio questa caratteristica fa sì che le librerie, soprattutto quelle nate dal sogno e dal desiderio dei singoli, quelle indipendenti, siano tanto amate dalle persone “in cerca di…”. Ci si sente liberi di dire la propria opinione, liberi di pensare e liberi di ascoltare, senza confliggere, punti di vista diversi, liberi di porsi delle domande anche le più difficili.
Dunque in questi nostri giorni vendere libri è diventato un mestiere pericoloso e sovversivo. Eppure la famiglia Muna fa questo lavoro da oltre 40 anni curando ben due librerie (la Educational Bookshop a Jerusalem est e il bookshop nella American Colony). Da tempo è divenuta punto di riferimento culturale per tutti coloro, gente del posto e stranieri, che frequentano quella parte della città: studenti, turisti, giornalisti, diplomatici, scrittori, ricercatori, e semplici lettori.
Oppure è questo lavorio continuo di tessitura di trame che collegano le persone superando confini mentali, geografici e temporali, che la lettura dei libri opera nelle persone, è questo che si è voluto aggredire?
Per noi librerie della Rete delle Librerie Indipendenti del Mediterraneo, che queste trame tessiamo lungo sponde diverse del Marenostrum la famiglia Muna è un interlocutore fondamentale, un esempio da coltivare e le due librerie da questa gestite sono un luogo culturale imprescindibile per comprendere cosa siamo noi, popoli del Mediterraneo. Abbiamo bisogno della memoria e delle conoscenze di tutti e di ciascuno per poter comprendere e costruire la nostra comune realtà. Abbiamo conosciuto Mahmoud durante le riunioni online della rete e in Italia durante il tour di presentazione del suo libro “A day Break in Gaza”. Abbiamo potuto apprezzare la sua competenza, la sua grande capacità comunicativa, la sua conoscenza profonda di ciò di cui parla, l’umanità ed il rispetto con cui ragiona del conflitto in corso. Forse per questo è stato colpito?
Chiediamo di fermare subito questa azione intimidatoria e violenta, che con troppa evidenza ci riporta alla cupa sopraffazione dell’altro dei regimi fascisti e che colpisce tutti noi librai mediterranei. Chiediamo a tutti i librai e le persone che frequentano la libreria di esprimere la loro solidarietà a Mahmoud e Ahmad Muna ed alla loro famiglia sottoscrivendo questo documento.
Marilia Di Giovanni, libraia della Casa del Libro Rosario Mascali, Siracusa, Italia e presidente Associazione Mediterrean Network of Indie Bookshops
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