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Appello: “No ad una seconda guerra in Libia!”

di Il Dialogo
 
L’abbattimento del regime di Gheddafi ha riportato la Libia al clima politico ed economico di due secoli fa, prima della colonizzazione italiana e ancora prima della presenza ottomana. In altre parole, si è tornati ad una tribalizzazione del territorio. Scomparsi i confini amministrativi, ogni tribù difende le proprie frontiere e sfrutta le risorse petrolifere.
 
Non c’è alcun dubbio che Muammar Gheddafi è stato un crudele dittatore, ma nei suoi 42 anni di regno ha mantenuta intatta la nazione libica, l’ha dotata di un forte esercito e di un’eccellente amministrazione al punto che il reddito pro-capite del libico era il più alto dell’Africa e si avvicinava a quello dei paesi europei. Ma soprattutto ha dato ai libici una fierezza che non avevano mai conosciuto.
 
A tre anni dal suo assassinio (avrebbe meritato un processo), la Libia è nel caos più completo e già si parla con insistenza di risolvere la questione inviando truppe dall’estero per organizzarvi una seconda, micidiale e sciagurata guerra. Nel corso della prima infausta guerra, voluta soprattutto dalla Francia di Sarkozy, il paese ha subìto danni immensi, 25 mila morti e distruzioni valutate dal Fondo Monetario Internazionale in 35 miliardi di dollari.

Poichè le voci di un intervento militare italiano si fanno più frequenti, noi chiediamo alle autorità del nostro Paese di non commettere il gravissimo errore compiuto nel 2011 quando offrimmo sette delle nostre basi aeree e più tardi una flotta di cacciabombardieri per aggredire un paese sovrano, violando, per cominciare, gli articoli 11, 52, 78 e 87 della nostra Costituzione.

In un solo caso l’Italia può intervenire, nell’ambito di una missione di pace e dietro la precisa richiesta dei due governi di Tripoli e di Tobruk che oggi si affrontano in una sterile guerra civile. Ma anche in questo caso l’azione dell’Italia deve essere coordinata con altri paesi europei e l’Unione Africana (UA).

Animati soprattutto dal desiderio di riportare la pace in un paese la cui popolazione ha già sofferto abbastanza. Ci appelliamo al nostro ministro degli esteri Gentiloni, ché non si faccia catturare dai venti di guerra che stanno soffiando insistenti.

Ma soprattutto chiediamo a tutto il movimento per la pace perchè faccia pressione sul governo Renzi perchè l’Italia, come ex-potenza coloniale, porti i vari rivali libici attorno a un tavolo.

Questo per il bene della Libia, ma anche per il bene nostro e dell’Europa.

Angelo Del Boca
Alex Zanotelli

 

Torino, 8 febbraio 2015
 
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Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.20) 17 febbraio 2015 21:14

    Ci serve il loro petrolio e il loro gas e ce lo prenderemo uccidendo donne e bambini libici. Poi la massaia italiana si guarderà in tv le spettacolari immagini delle bombe che cadono sui bambini con le bombe intelligenti che fanno centro e dirà: quando mi arriveranno gli 80 euro?

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