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Anche la Cina alla conquista dell’Artico

Le acque (finora) incontaminate dell'Artico hanno da tempo attirato l'attenzione degli Stati - e delle compagnie petrolifere. Adesso anche la Cina, geograficamente fuori dalla regione, si è messa in corsa per accaparrarsi una fetta del profondo Nord. E la sua immensa capacità di investimento assicura che sarà un giocatore chiave nella partita.

Pochi giorni fa il governo cinese e quello islandese hanno raggiunto un accordo per lo sviluppo in comune di attività di ricerca, esplorazione ed estrazione nell'Artico

The Arctic's oil reserves were high on the agenda for energy-hungry China during the high-powered delegation's visit to Iceland - though Sigurdardottir [il premieri islandese, n.d.r] touted the Arctic deal as a research collaboration. "These agreements will provide various opportunities for increased cooperation on research between Icelandic and Chinese scientists in this area," her office said on its website. Iceland's strategic location near the Arctic has not gone unnoticed in China, the world's biggest energy consumer: the shrinking of the polar ice cap is making the region's mineral resources more accessible.

Attività che vedono altresì il supporto del governo svedese. Si tratta del secondo tentativo di Pechino di guadagnarsi un posto al sole sulle coste islandesi, dopo che lo scorso ottobre il governo di Reykjavík aveva respinto un'offerta di acquisto di un grosso appezzamento di terra (pari allo 0,3% dell'isola) da parte del milionario cinese Huang Nubo.

La strategia di Pechino per l'Artico è illustrata in questa ottima analisi su Diplomat:

The United States is shifting its focus from the Atlantic across to the Pacific. However, if an Arctic century is on the horizon, then China is at the forefront of it. While Washington enhances its relationships across the Asia-Pacific basin, Beijing is busy engaging Arctic Ocean coastal states en masse. The Middle Kingdom is apparently interested in the commercial viability of new shipping lanes and developing the resources that lie underneath and along the Arctic seabed. Ostensibly to achieve its objectives, China is engaging the region at an unprecedented pace. Beijing’s comprehensive engagement of Arctic states demonstrates that China’s ambition isn't just to be a Pacific power, but a global one. Questions that remain are: what is Beijing’s intention in the Arctic, and by extension what type of global power will China be? ... China has been in the Arctic since the early 1990s, but only recently began seeking to enhance its engagement there as a permanent observer in the Arctic Council. [...] China’s accession would serve more as a symbolic gesture than one that grants China tangible authority.

Così, mentre gli Stati Uniti si concentrano sull'oceano Pacifico, orientandosi verso una inevitabile regionalizzazione della politica estera, la Cina - che peraltro nel Pacifico è già ampiamente presente - volge il suo sguardo verso l’Artico alla ricerca di spazi vuoti da colmare. Il più ghiotto di questi è la Groenlandia, in vista di ingenti ricchezze minerarie in procinto di essere rese accessibili dallo scioglimento dei ghiacci:

Copenhagen and Beijing elevated their relationship to that of a “strategic partnership” in 2008 to include cooperation in technology, science, and trade. Denmark made the tactical decision to prioritize its economic relationship with China while turning a blind eye to issues such as human rights. To be sure, this burgeoning bilateral relationship holds enormous economic benefits, not only for Denmark, but also for Greenland, which remains under Denmark’s jurisdiction. Greenland is endowed with substantial deposits of minerals including rare earths, uranium, iron ore, lead, zinc, petroleum, and gemstones. Currently, 80 percent of Greenland is covered by an ice sheet. However rising temperatures have exposed numerous mineral belts. One such area, the Kvanefjeld deposit, is estimated to produce 20 percent of the global rare earth supply, making it the world's second-largest deposit of rare earths [il primo è proprio la Cina, n.d.r.]. With limited fiscal resources, Greenland depends on outside investment to develop its mineral reserves.

Non passerà molto prima che la Cina arrivi a considerare la Groenlandia come un'area di propria pertinenza, al pari di Angola, Sudan o Mozambico. Che l'ex Impero di Mezzo voglia sbarcare qui per rimanerci è testimoniato dal programma della Chinese's Arctic and Antarctic Administration che prevede tre spedizioni nell'Artico e altre cinque in Antartide entro il 2015, oltre alla realizzazione di una nuova nave rompighiaccio che farebbe il paio con la Xue Long, operativa dal 2003.

Nella partita al polo Pechino vuole giocare d'anticipo perché il suo principale competitor, nel frattempo, sta per muoversi verso lo stesso obiettivo. Si tratta non degli Stati Uniti, bensì dell'India, le cui attuali risorse finanziarie e scientifiche non consentono una completa esplorazione dell'Artico, ma che qui sta varando un complesso programma di rafforzamento della propria presenza. Se quella tra Cina e India sarà la partita del futuro, lo scioglimento dei ghiacci aprirà un nuovo terreno di confronto anche qui.

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