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"Lo scolapasta è un copricapo religioso": anche in Italia la battaglia dei Pastafariani

Da qual­che anno la Chie­sa del Pro­di­gio­so Spa­ghet­to Vo­lan­te mie­te pro­se­li­ti nel mon­do e sem­pre più per­so­ne sono toc­ca­te dal­la Sua Spa­ghet­to­sa Ap­pen­di­ce.

Già nel 2011 Niko Alm ave­va ot­te­nu­to in Au­stria il di­rit­to di es­se­re im­mor­ta­la­to sul­la foto del­la pa­ten­te con lo sco­la­pa­sta in te­sta, co­pri­ca­po sa­cro per gli adep­ti del­la Chie­sa. A lu­glio in Re­pub­bli­ca Ceca è sta­ta lo vol­ta del gio­va­ne Lukáš Nový e ad ago­sto an­che di Ed­die Ca­stil­lo, in Te­xas. Ma ora la bat­ta­glia per ren­de­re il mon­do più “spa­ghet­to­so” sbar­ca an­che in Ita­lia.

pastafariano austriaco

Il si­gnor Um­ber­to di Cu­neo, in qua­li­tà di fe­de­le del­la re­li­gio­ne del Fly­ing Spa­ghet­ti Mon­ster, ha chie­sto a lu­glio di far­si ri­la­scia­re la car­ta d’i­den­ti­tà con la foto in cui in­dos­sa­va lo sco­la­pa­sta. Ma gli im­pie­ga­ti del­l’a­na­gra­fe del­l’Ai­re, sor­di alle sue ri­chie­ste, si sono ri­fiu­ta­ti, seb­be­ne Um­ber­to aves­se fat­to no­ta­re che in Au­stria que­sto eser­ci­zio del­la li­ber­tà di re­li­gio­ne è con­ces­so. L’a­na­gra­fe ha do­man­da­to un pa­re­re alla Pre­fet­tu­ra, che ha chie­sto lumi al Mi­ni­ste­ro del­l’In­ter­no. Ma un paio di gior­ni dopo è ar­ri­va­ta la sec­ca ri­spo­sta ne­ga­ti­va del mi­ni­ste­ro, che è sta­ta di­ra­ma­ta a tut­ti i co­mu­ni del­la pro­vin­cia. La mo­ti­va­zio­ne? Per lo Sta­to non vi sono “esi­gen­ze di cul­to pre­va­len­ti sul­le or­di­na­rie esi­gen­ze di or­di­ne e di si­cu­rez­za pub­bli­ca”.

Le azio­ni dei pa­sta­fa­ria­ni non van­no li­qui­da­te come sem­pli­ci stra­va­gan­ze go­liar­di­che, per­ché toc­ca­no i ner­vi sco­per­ti di le­gi­sla­zio­ni e Sta­ti che sono for­mal­men­te lai­ci ma con­sen­to­no no­te­vo­li ec­ce­zio­ni e pri­vi­le­gi alle re­li­gio­ni, come già no­ta­va il giu­ri­sta Mar­co Ven­tu­ra sul Cor­rie­re del­la Sera.

In mol­ti pae­si ba­sta ad­dur­re una mo­ti­va­zio­ne re­li­gio­sa per go­de­re di esen­zio­ni ri­spet­to a nor­me che sa­reb­be­ro va­li­de per tut­ti. Non solo su que­stio­ni ba­na­li come la foto da in­se­ri­re nei do­cu­men­ti, ma an­che su al­tre ben più im­por­tan­ti, fino ad ar­ri­va­re a fi­nan­zia­men­ti per le con­fes­sio­ni, l’o­bie­zio­ne di co­scien­za, la ghet­tiz­za­zio­ne im­po­sta dal co­mu­ni­ta­ri­smo nel­le scuo­le e al­tro­ve, l’o­sten­ta­zio­ne di sim­bo­li re­li­gio­si.

La bat­ta­glia pa­sta­fa­ria­na por­ta alle estre­me con­se­guen­ze il ri­co­no­sci­men­to del­l’ec­ce­zio­na­li­tà su base re­li­gio­sa mo­stran­do­ne in modo iro­ni­co le pe­san­ti con­trad­di­zio­ni. Per­ché in Ita­lia è con­sen­ti­to a suo­re o don­ne isla­mi­che di por­ta­re il velo sui do­cu­men­ti, a pat­to che il viso non sia co­per­to, men­tre non è ac­cor­da­ta la li­ber­tà di co­prir­si il capo per al­tre mo­ti­va­zio­ni?

In tal modo, la li­ber­tà di co­prir­si il capo sul­le car­te d’i­den­ti­tà è ri­co­no­sciu­ta sol­tan­to quan­do è con­se­guen­za di un ob­bli­go re­li­gio­so. Sem­bra un os­si­mo­ro.

Foto in home: Wikimedia

 

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