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Aldrovandi, Uva, Ferrulli, Cucchi. La forza delle donne: “I nostri uomini attendono giustizia”

Sono cittadine, sono donne e vogliono che verità e giustizia vengano riconosciute e rispettate. Sono le donne che combattono contro la reticenza dei poteri forti, contro campagne diffamatorie nei confronti dei propri cari e di se stesse, contro la solitudine e il silenzio. Sono Ilaria Cucchi, Domenica Ferrulli, Patrizia Moretti Aldrovandi e Lucia Uva, sorelle, madri e figlie di uomini vittime di abusi da parte delle forze di polizia.

Nella serata organizzata, in occasione dell’8 marzo, dalla Tavola della Pace della Vallebrembana e dal Gruppo di Bergamo di Amnesty International, si sono ricordati Stefano Cucchi, morto nell’ospedale penitenziario Pertini di Roma, Michele Ferrulli, morto una domenica d’estate dopo un fermo di polizia, ammanettato e picchiato come dimostrano le immagini registrate. Si è ricordato Federico Aldrovandi, 18 anni, vittima di accanimento violento e lasciato morire legato a una volante, e Giuseppe Uva, morto a Varese durante un altro fermo di polizia.

8 marzo La forza delle donne

La serata si è tenuta a San Pellegrino, in provincia di Bergamo, alla sala congressi dell’hotel Bigio, dove grazie alla moderazione della giornalista del Fatto Quotidiano Elisabetta Reguitti, alla presenza di Andrea Matricardi di Amnesty International e dell’avvocato Fabio Anselmo, che assiste le quattro donne, è stato possibile dare loro voce davanti a una sala gremita. Tutti gli interventi hanno permesso al pubblico non solo una partecipazione emotiva, ma un’attenta riflessione sullo stato effettivo del diritto nel nostro Paese.

Andrea Matricardi, come rappresentante di Amnesty International, ha ricordato l’urgenza dell’introduzione del reato di tortura nel nostro codice penale, ancora assente a 25 anni dalla ratificazione della Convenzione delle Nazioni Unite sulla tortura, sottolineando il rischio che gli abusi non vengano perseguiti, ma cadano in prescrizione o siano giudicati come reati minori.

Ilaria Cucchi ha messo in risalto come in Italia ci sia un problema di cultura dei diritti: “Vedevo i casi come il mio con distacco, come una realtà che non mi apparteneva”, ma ora, costretta a una battaglia per la verità, osservando le realtà delle carceri, ha ribadito che bisogna parlare di diritti e in particolare chiedere che siano rispettati quelli dei più deboli, che spesso sono soli di fronte alle ingiustizie subite.

La storia di Michele Ferrulli, raccontata da una figlia ancora straziata e incredula, e le lettere dei genitori di Federico Aldrovandi hanno evidenziato come ciò che è a loro capitato poteva e può avvenire a chiunque di noi. Di ognuna delle quattro storie raccontate appare evidente come l’aspetto più straziante è l’accanimento non solo sui corpi delle vittime, ma anche quello psicologico sui famigliari che vogliono giustizia.

Incontro 8 marzo_la forza delle donne_amnesty international bergamo

Il compito di un’associazione come Amnesty International è di dare voce alle ingiustizie, di aiutare a uscire dall’isolamento e invitare a partecipare e assistere anche ai processi, perché, come evidenzia l’avvocato Fabio Anselmo, solo grazie all’interesse dei media è possibile iniziare a portare avanti questi procedimenti. Amnesty e la Tavola della Pace hanno dimostrato di esserci e di volere amplificare la voce di queste donne.

Facciamo un atto di coraggio, attiviamoci, ecco tutte le modalità

Silvia Sciacco - Gruppo Italia 71 di Bergamo di Amnesty International

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